Pagine

IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:
TACCUINO ANASTASIANO

22 gennaio 2010

Premio di poesia "Versi senza confini"

Il Comune di Boscoreale (Na) ha indetto la prima edizione di un concorso di poesia denominato "Versi senza confini".
Al concorso possono partecipare i cittadini di qualsiasi nazionalità ed età, con un elaborato poetico in lingua italiana. Non è prevista quota di iscrizione. La scadenza è fissata per il 1 febbraio 2010.

Il regolamento dettagliato e la scheda di iscrizione sono scaricabili dal Sito del Comune, cliccando su "Premio di poesia".

21 gennaio 2010

"E sottolineo poesia": il primo appuntamento

Sarà dedicato alla giovane e promettente poetessa Emanuela Esposito, di Somma Vesuviana, il primo incontro con l’autore che il Circolo Letterario Anastasiano ha organizzato per quest’anno, intitolando “E sottolineo poesia” la serie di appuntamenti che vedrà ospiti nei prossimi mesi altri interessanti e validi protagonisti dell’attuale panorama letterario e poetico campano.
La serata, prevista per il prossimo 4 febbraio alle ore 17.30 qui a Sant’Anastasia presso l’ormai frequentatissima sede del Circolo in Piazza Cattaneo 9, sarà allietata dagli interventi musicali del maestro Antonio Marotta, mentre Emanuela Esposito declamerà le sue composizioni e illustrerà ai presenti il suo percorso poetico. Interverrà anche la poetessa e scrittrice Anna Bruno, vicepresidente dell’Associazione Culturale “Napoli Cultural Classic” di Nola e organizzatrice dell’omonimo concorso letterario. Introdurrà e presenterà gli ospiti Giuseppe Vetromile.
L’ingresso è libero e naturalmente ci aspettiamo una grande partecipazione di pubblico.

Il resoconto della serata dedicata ad Emanuela Esposito è su: http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=8597

14 gennaio 2010

Vera D'Atri: una data segnata per partire

Attraverso la morte, / l’oleandro attende l’oleandro”. Sono parole misteriose, profonde, quasi mistiche, quasi un epitaffio, queste che compongono i primi versi di una composizione di Vera D’Atri, autrice di una silloge poetica davvero originale e interessante, dal titolo “Una data segnata per partire”. Nel leggere questi testi, devo dire con piacevole attenzione e un certo rapimento, mi hanno colpito in modo particolare questi versi di pagina 59, dai quali cercherò di sviluppare una serie di pensieri e riflessioni sulla globalità della poesia di Vera D’Atri.
In effetti, il dinamismo e la progressione della vita, del cosmo nella sua interezza, presuppone il passaggio continuo e indefinito dalla vita alla morte e dalla morte alla vita, in un ciclo di perenne trasformazione in sé di tutte le cose, ed il mito dell’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri è in qualche misura anche qui riproposto: l’oleandro, per essere tale, deve prima attraversare la propria morte, per poi vedersi rinascere dai propri semi da se stesso generati con il proprio disfacimento. La vita aleggia dunque sul manto eterno e inestinguibile della rigenerazione, sull’ingerenza di se stessa con la disgregazione, da cui rinasce continuamente, e questo ciclo si automantiene e si autoalimenta incessantemente, forse grazie all’abbrivio iniziale di una forza o di una energia esterna, di una volontà che trascende il cosmo stesso. Ma questa è un’altra storia. L’automantenimento e la continua rinascita, la perpetua rigenerazione delle cose è possibile anche nel mondo della non fisicità e materialità, nel mondo dei sentimenti? Come è possibile tradurre in parole il dinamismo che irrimediabilmente, inequivocabilmente e inspiegabilmente, conduce alla disfatta del mondo che vediamo e sentiamo, per avere poi una speranza – ma solo una speranza – che tutto ricominci da capo? Magari con altre fisicità, ma con la stessa coscienza attuale di essere. E’ possibile?
Certamente la poesia è in gran parte espressione principale di questa sofferenza, di questo pathos che affligge l’uomo in quanto essere calato e formato nel tempo e nello spazio ma che aspira a dimensioni oltre e ultra. E il poeta ha a disposizione la parola, che può manipolare e strutturare in uno schema adatto a rappresentare questo sentire e avvertire il proprio limite, nonostante l’avanzare del tempo che trasforma e rigenera le cose in base ad una legge termodinamica ineluttabile.
Io penso che la maggior parte delle produzioni poetiche, in ogni tempo e in ogni luogo, abbia in qualche modo una stretta attinenza con il problema dell’essere e del divenire, e molti sentimenti, osservazioni ed espressioni che apparentemente si limitano ad una certa superficialità di descrizione del mondo, sono poi riconducibili alla sofferenza che deriva dalla consapevolezza razionale dell’immane e perpetuo trasformarsi del mondo in evoluzione, che presuppone appunto la morte e la disgregazione.
Ci sono poeti che utilizzano un discorso più o meno diretto, più o meno blando, ma che comunque rievocano, anche alla lontana, quel rovello. Ma con Vera D’Atri ciò non accade: ella non ha questo sotterraneo aggancio della parola poetica con il dolore dell’essere, causato dal sapersi improgionato in uno spaziotempo del tutto materiale; Vera D’Atri non ha un discorso lineare costantemente legato a quei riferimenti: come giustamente afferma Rossella Tempesta nella sua accurata prefazione, la nostra poetessa ha un linguaggio complesso, che molto difficilmente si può intendere ad una prima rapida e distratta lettura. Si può ragionevolmente affermare che la poesia di Vera D’Atri si libra autonomamente, è poesia pura nella poesia, vive di forza propria. Per giungere a quei riferimenti profondi di pathos, di cui dicevo prima, bisogna fare un volo in caduta libera: immaginare l’atterraggio dopo aver lasciato un corpo aereo bellissimo e colmo di figurazioni, metafore, allegorie, risonanze, simboli, che, ingegnosamente collegati l’uno all’altro in uno schema di rara efficacia poetica, conducono al nocciolo del problema esistenziale. Così leggiamo: “A volte sento precipitare / tutte quante le mie stagioni / come un improvviso cadere al centro della terra / e sono senza ritorno”, e ancora: “Nevicare, / posarsi come una moltitudine, / essere bianchi / senza più dolore e stare sulla terra / come un lembo di coperta / e tremare”. Sono evidenti a mio avviso i riferimenti alla precarietà e all’instabilità della vita limitata e limitante, in cui l’essere cerca speranzoso quel varco trascendente che gli faccia intravedere in qualche modo l’assoluto.
Vera D’Atri affronta quindi il suo viaggio poetico staccandosi dalla fisicità e dalla materialità della vita: segna sul suo taccuino la data e parte sicura e colma di ogni dovizia lessicale; il suo è un viaggio intenso, precipitoso ma non frettoloso; ella non lascia sulla pagina nessuna parola sovrabbondante, eliminando persino i titoli, che appaiono superflui nella costruzione monologante di un discorso intriso, come dicevamo, di termini-simbolo, e che tuttavia si presenta come un “unicum”, pur nella suddivisione del libro in tre parti: Luoghi, Esercizi, Consuetudini.
E’ senza dubbio una poesia alta e pura, quella di Vera D’Atri, perché la nostra Autrice ha una grande esperienza e padronanza delle parole, le utilizza e le reinventa sempre in modo sorprendente, ed è assai abile nel gioco di incastro di queste all’interno del verso e di tutto il contesto.
Si apre dunque la strada ad una poetessa che sa davvero interessare il lettore attento, emozionandolo con i suoi versi altamente plastici ed evocativi, di grande resa poetica.

Vera D’Atri, “Una data segnata per partire”, Kolibris Edizioni, Bologna, 2009. Presentazione di Chiara De Luca, prefazione di Rossella Tempesta. Pag. 112, euro 12

Giuseppe Vetromile
14/1/10

***

A quest'ora i fiori si assottigliano,
si chiudono,
inghiottono il loro stesso profumo,
evocano il fasto della solitudine
in piccole stanze segrete.

Perché solo i segreti annunciano la perfezione,
come il tacere aggraziato di una governante
che aspiri a far bella figura.

E in questo stesso rigore cerco immunità.
Anche se può fermarsi il cuore
ora che la luna è senza guance
ed io senza baci.

Ma in nessun tempo vissi da mercante.
Io questo solo voglio che di me si sappia.
Di null'altro voglio rendere conto.
Null'altro serve a chi è fuori dal gioco.


Vera D'Atri

12 gennaio 2010

Una serata dedicata alla Luna

Una interessante e piacevolissima serata dedicata alla luna, sia dal punto di vista scientifico che letterario, anzi poetico, si è svolta lunedì 11 gennaio 2010 presso Villa De Ruggiero a Nocera Superiore (Sa), una antica struttura recentemente restaurata. La serata è stata organizzata dall’Associazione socio – culturale “Nova Sociale” di Nocera Superiore per commemorare l’insigne astronomo nocerese Alfonso Fresa. A parlare della luna e della lunga storia delle osservazioni e dello studio del nostro satellite, a partire da Galileo fino alla discesa del primo uomo sul suolo lunare nel luglio del 69, è stato, in apertura, l’ing. Alberto Fienga, presidente del Centro Astronomico “Neil Armstrong” di Salerno. Il relatore, che ha illustrato con dovizia di particolari e molte proiezioni i vari aspetti legati alla conquista dello spazio con i lanci dei vari satelliti artificiali, prima, e successivamente della luna con le varie missioni “Apollo”, si è alternato nella sua esposizione scientifica con Susanna Puopolo che ha letto, con grazia e competenza, alcuni brani poetici attinenti alla luna, di: Leopardi, Alda Merini, Domenico Cambria e Giuseppe Vetromile.
La parte letteraria della serata è stata appunto organizzata da Giovanna Scuderi, dell’omonima Casa Editrice avellinese, sempre molto attiva nella promozione e nella diffusione della letteratura in genere, e della poesia in particolare, sui nostri territori.
Giuseppe Vetromile












3 gennaio 2010

Un libro dedicato a Carmine Manzi e alle sue opere

Conobbi Carmine Manzi molti anni fa, verso la fine degli anni ’70, quando cominciavo a muovere i miei primi timidi passi nel mondo della poesia; ed anzi, non finirò mai di ringraziare l’esimio professore di Mercato San Severino, per avermi incoraggiato, consigliato e spronato nell’affrontare e risolvere le difficoltà che sempre si presentano lungo un percorso di formazione poetica che abbia l’obiettivo di perseguire un minimo di maturazione stilistica e contenutistica. Carmine Manzi e Luigi Pumpo: questi i due Grandi, ai quali debbo molto, e senza alcuna riserva. Purtroppo, Luigi Pumpo non è più tra noi, ma la sua guida e i suoi suggerimenti mi sono ancora di grande aiuto. Con Carmine Manzi, con il quale mi incontravo e mi incontro più di rado, ma solo per un motivo di distanza, ho avuto il grande piacere di ricevere il mio primo “primo premio”: la medaglia d’oro dell’Accademia di Paestum. Era il lontano 1979!
Da allora posso dire di aver fatto una buona strada, raccogliendo consensi e premi; ma se non avessi incontrato persone come Carmine Manzi e Luigi Pumpo, forse oggi molte mie velleità poetiche sarebbero ancora nel classico “cassetto”.
Carmine Manzi è una persona squisita, elegante e nobile; elegante nel portamento e nel suo porsi in rapporto con gli altri e con la natura; nobile nell’anima e nell’intelletto, affabile e sincero. Una persona colta e gentile, e mi fermo qui perché i suoi attributi sono certamente tantissimi, e tutti certamente positivi. Non lo dico qui per compiacere il Maestro esagerando magari negli elogi, perché questi elogi vengono anche da altre parti, e giustamente.
Mancava forse un qualcosa di tangibile che concretizzasse tutte queste sue grandi qualità, dal momento che egli stesso è stato ed è un grande mecenate della cultura e della letteratura, prodigandosi tantissimo per gli altri nel corso della sua lunga carriera di uomo di lettere e di operatore sociale (ricordiamo che è stato anche Sindaco di Mercato San Severino). Attendevamo quindi tutti un degno tributo al suo operato, anche se in verità, proprio in virtù dei suoi grandi meriti, i consensi e gli elogi (ricordiamo, tra l’altro, l’onoreficenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, ricevuta nel 1998 dal Presidente Scalfaro) sono stati giustamente tantissimi.
Ma un libro su di lui, come è stato impostato e realizzato da Anna Aita, forse non lo ha mai scritto nessuno; forse nessuno, come Anna Aita, è riuscito ad entrare fin nell’anima del nostro grande personaggio, non girovagando di qua e di là, ma proprio scendendo nel suo cuore di poeta e di letterato.
Il libro di Anna Aita, “Sintesi e commento di alcune opere di Carmine Manzi”, si presenta subito molto interessante e per niente vago o, al contrario, eccessivamente diaristico: in molti casi in cui si affronta e si descrive la vita e l’attività di un personaggio, si corre il rischio di realizzare un lungo e a volte noioso itinerario lineare che, per quanto esaustivo nelle notizie, si limita al mero racconto o riporto delle varie vicende e ad una barbosa cronologia delle attività. Qui invece ciò assolutamente non accade. Anna Aita, con la professionalità e l’amore di una attenta indagatrice dell’animo umano, e in particolare di Carmine Manzi scrittore, poeta e uomo di cultura, ha qui intelligentemente realizzato un libro che ha tutte le caratteristiche di un saggio ben confezionato, ma con in più i tratti di un racconto piacevole e fluido.
Nel libro di Anna Aita vi sono naturalmente riportate le notizie, gli avvenimenti, le attività e le iniziative più importanti e significative di Carmine Manzi, che dall’”Eremo Italico” (stupenda villa risalente al 1773, nei pressi di Mercato San Severino), ha sempre accolto artisti, poeti e scrittori da ogni parte d’Italia, dando vita a importanti eventi come il Premio Paestum e fondando la nota rivista “Fiorisce un cenacolo”. Anna Aita ha inoltre arricchito il suo libro riportando numerosi cenni di critica di autorevoli personalità del mondo letterario e giornalistico, come Luigi Pumpo, Domenico Defelice, Nunziata Orza Corrado. Ma, ripetiamo, Anna Aita non fa una semplice operazione di “collage” o di catalogazione, limitandosi a mettere insieme le varie notizie e avvenimenti: la nostra brava autrice di questo appassionato e approfondito viaggio all’interno del pianeta “Manzi”, in realtà amalgama e integra i fatti e i pensieri relativi al Manzi, apportando le proprie considerazioni, i propri punti di vista e riflessioni, e lo fa con la grazia e competenza di una scrittrice abile e preparata, rendendo il libro un autentico e pregevole saggio letterario non solo da consultare, ma da leggere come un vero romanzo.

Anna Aita, “Sintesi e commento di alcune opere di Carmine Manzi”, RCE Multimedia, Napoli, luglio 2009

Giuseppe Vetromile
2/1/10

Le Foto de "La Rocciapoesia 3"

Le foto dell'incontro de "La Rocciapoesia 2", a Pratella, il 27 ottobre 2012

Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

Una poesia fuori dal comune, Sant0Anastasia, 23 settembre 2012

PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012