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TACCUINO ANASTASIANO

30 agosto 2011

Il nuovo libro di Claudio Pàstena in una nota di Rossella Luongo

Volentieri pubblichiamo qui di seguito una nota di presentazione, veramente molto accurata ed esauriente, che la scrittrice e poetessa Rossella Luongo ha redatto per il romanzo "Soluzione omeopatica" (A & B Editrice, 2011), di Claudio Pàstena.
Il libro del Pàstena sarà presentato ad Avellino e prossimamente anche qui a Sant'Anastasia, nel prossimo autunno.



Nota bio-bibliografica

Claudio Pàstena è nato ad Avellino, dove vive e lavora come medico del 118, dirigendo anche un ambulatorio gratuito di medicina omeopatica. Molte le sue passioni: dall'arte culinaria a quella musicale, dalle arti marziali a quelle teatrali. E' stato, infatti, regista teatrale e ha scritto testi per spettacoli radiofonici e televisivi. Prima fra tutte, però, la sua vera e assidua passione è la scrittura. Autore principalmente di romanzi, alcuni dei quali ancora inediti, si propone nuovamente ai suoi lettori con “Soluzione omeopatica”, edito di recente da A&B Editrice.

Un accenno merita, sicuramente, l'opera d'esordio di Pàstena, pubblicata sempre per i tipi di A&B Editrice, “Forse la giovinezza”, il suo primo romanzo “a non essere un noir” come si legge dalla quarta di copertina, che parla della gioventù degli anni sessanta. “Il 1967 aveva già dentro gli anni a venire. Fu anche l'ultima e unica 'Summer of love' dell'umanità. Il protagonista adolescente, per un lutto improvviso, inizia a manifestare la sua personalità, celata dal perbenismo. L'età lo spinge nell'universo del sesso dove l'inesperienza e gli ormoni lo tengono in bilico tra omosessualità e incesto. Un amico ribelle e una nonna acquisita gli fanno da guida in folli corse in motoretta, storie dimenticate e riti magici del Sud. Gli si schiuderà un universo colorato e poliedrico di vinti, janare, brigantesse, fughe, costiere assolate, temporali estivi, notai violenti, identità svelate, bisogno d'amore, musica, finestre spalancate e Lucia nel cielo coi diamanti”. “Dopo di allora non si poté più essere giovani”, conclude l'Autore, che si ispira alla citazione iniziale di questo viaggio nell'esplorazione “de e tra” i sensi perchè, come sostiene Sandro Penna, “Forse la giovinezza è solo questo perenne amare i sensi e non pentirsi”.

Ma passiamo senza ulteriore indugio al suo secondo lavoro, più maturo e diverso, ma altrettanto stabile in quanto a forma e struttura e, decisamente, variegato in quanto a personaggi, fatti e contenuto.

“Soluzione omeopatica” - La struttura e il contenuto

Il romanzo, dal titolo fortemente programmatico “Soluzione omeopatica” ed elegantemente postfato da Nello Vecchio, è preceduto da un interessante prologo articolato contemporaneamente con dolcezza e ferocia ma, soprattutto, con arguzia. Quest'ultimo pone le basi dell'intera trama e dell'impianto narrativo. L'ingegno della storia è tutto concentrato in un imperativo: “Attacca Zara, uccidi!” che Lucia, una musicista cieca, rivolge al suo cane guida e lo svilupparsi del plot è consequenziale a questa premessa aggressiva e lancinante.

Il racconto si snoda attraverso le avvincenti (dis)avventure di due “compagni di viaggio”, Ettore e Domenico, tra tafferugli e inseguimenti mozzafiato per le strade di una Napoli affascinante ma irrimedialmente mutata dagli anni e dalla storia, in cui “Piazza Garibaldi diventa un porto allucinato dove si incrociano i relitti di un naufragio, nessun sopravvissuto, ma brandelli di carne bianca e nera che galleggiano”. Una profonda analisi dei personaggi pervade e circoscrive con ritmo incalzante il susseguirsi degli eventi, partendo dal protagonista e dal deuteragonista sino a inglobare quelli secondari. Nel romanzo spiccano diverse allegorie: i due quarantenni, annoiati e sfigati, ancora in cerca di obiettivi, Samanda un simpatico travestito alla guida spericolata di un'auto e Carmine un tossicodipendente rasta, snodato al ritmo di musica dub, a cui piace dipingere e fingersi giamaicano. E ancora, Filomena una cameriera sensuale e triste che fa bene l'amore, un pò con tutti e un pò dove capita, Flaminia la donna del “paese natio”, ormai persa e irraggiungibile nel primo amore che non si scorda mai, e la caratteristica vedova Nicolina Capece Cannavacciuolo, un'“indovina”, che si esibisce in una seduta spiritica tra brivido e ironia. Infine, un ispettore concitato e schiavo del sistema, e Sara una formosa donna che stimola i sensi dei due avventurieri a caccia di esperienze sessuali, fugaci e inaspettate ma comunque intriganti e appaganti.

In questo secondo romanzo l'Autore si profonde totalmente nel genere “giallo”, discostandosi dal suo primo lavoro, più intimistico e psicologico, dove si assiste a un vero e proprio “inno alla giovinezza”: da una parte uno stravolgente e audace “diario dei sensi”, dall'altra uno straripante e incontentenibile “treno di sensazioni”, come quelle che vive il protagonista di “Forse la giovinezza” nell'indagare sulle relazioni, sulle problematiche, sui conflitti e sulle rielaborazioni proprie e dei coetanei del suo tempo.

Ritornando al secondo romanzo, “Soluzione omeopatica”, si osserva che le figure narrative sono dipinte a tinte crude, inquiete ma estremamente realistiche, perchè vivono la vita in modo semplice, pur tuttavia, indimenticabile. Apparentemente senza meta, ma con tratti caratteriali precisi e ben definiti, esse costituiscono il vivace proscenio di uno sfondo afflitto da relazioni familiari sempre più torbide e intricate.

I due protagonisti si ritrovano coinvolti, per una serie di coincidenze e circostanze, sulle tracce di una ragazza cieca, che dal prologo intuiamo essere la mandante di un omicidio plurimo, mamma e marito di lei, perpetratosi ai danni di questi ultimi per il tramite del suo affezionato cane guida, Zara. Un'idea sconvolgente e originale, languida e struggente, come la frase che “la ragazza cieca eseguì ben otto volte per tutta la notte al pianoforte”, durante e dopo l'efferata lotta consumatasi tra il cane e le due vittime: “fu il terzo passaggio dell'Opera 61 in la bemolle maggiore di Chopin che a lei non riusciva mai”. Quasi una nenia di morte, il lamento solitario e aguzzo di un tradimento. Perchè la musicista cieca “non aveva nè talento nè tecnica, ma tanta, tanta sensiblità”. E anche il suo ideatore, Claudio Pàstena, nella stesura di questo testo lascia trapelare tutta la sua emotività, l'occhio acuto per i particolari, l'introspezione assorta dei personaggi, l'attenzione suggestiva per gli scorci, i vicoli e le piazze di una città che ancora e sempre affascina per le sue forti contraddizioni.

Dal prologo, nucleo intrigante che in sè racchiude una potente premessa narrativa, si passa ad un incipit brillante e, pagina dopo pagina, si assiste ad un calibrato e intricato crescendo di situazioni, dettagli, dubbi e misteri che si arrampica e sale lungo una scrittura forte, sicura e cadenzata fino a ritrovarsi, tra le ultimissime pagine del libro, con la "soluzione" a portata di mano e, solo allora si svela la suspence dell'intera storia e si rivela una conclusione magistrale e ottimamente costruita. Il titolo, infatti, riprende e sottende il finale quasi a mo' di anticipata ma non svelata rivelazione: “soluzione omeopatica”, perchè “non esiste la malattia, esiste solo il malato” e “l'omicidio è identico alla malattia. Sono tutte perturbazioni dell'animo”, come sosteneva il filosofo Filistione da Locri.

I romanzi di Pàstena si leggono tutti d'un fiato, con interesse e ammirazione. Il motivo di ciò sicuramente risiede nel fatto che l'Autore ha una spiccata capacità nel raccontare storie, è bravo nella narrazione e nella invenzione. La timeline degli accadimenti risulta tecnicamente osservata e la struttura salda e ben ancorata all'intreccio e alla descrizione. Lo spessore della scrittura è intenso e accattivante, lo stile fluido e scorrevole. Il plot è ben articolato e sempre molto originale. L'Autore non ha esitazioni nè indecisioni nel costruire le sue trame e ciò lo si percepisce sfogliando i suoi libri: gli eventi sembrano saltare fuori dalle pagine. Nelle sue storie si respira un'aria di semplice autenticità e, al tempo stesso, si avverte la perizia scrittoria, la complessità narrativa, il carattere stilistico. Le avventure da lui create, come un elastico, tendono l'occhio del lettore fino a portarlo alla scoperta dell'agnitio, lungo una sapiente e ben riuscita costruzione della climax.

Indubbiamente la capacità più grande dell'Autore è quella di far “vivere” i suoi personaggi accanto al lettore, fuori dal foglio, e di farli interagire su una scena sospesa tra ciò che viene letto e ciò che viene vissuto. La “sospensione volontaria dell'incredulità” viene da lui pienamente evocata e mantenuta in entrambi i romanzi: al lettore sembra letteralmente di essere stato a cena o a passeggio con i personaggi di Pàstena, di averli conosciuti veramente attraverso le loro vicende appassionate, drammatiche, avvincenti, ironiche, difficili, avventurose. Egli, infatti, riesce a delineare contorni e dettagli di situazioni e personaggi con un'abilità sintetica ma esaustiva. “I colori hanno qualcosa di clownesco, malato, sono disposti a spessi strati come fossero ciottoli o pezzi di marmo a mosaico”, queste le sue “tele” narrative. Sono colpi di pennello in un continuo ed appassionato soffermarsi ad indagare l'animo umano.

Ben riuscito in questo secondo romanzo è proprio il tentativo di cogliere il senso “altro” delle cose, del tempo e degli spazi, in una dimensione universale che parte dalla odierna Napoli, vista come un “miasma doloroso che penetra negli occhi con l'iridescenza delle pozze di nafta degli autobus e la spazzatura verniciata sull'asfalto che ti entra a raffiche nel naso con la friggitoria di fronte e il suo olio guasto, ti scoppia nelle orecchie con i rumori arroganti di tutto il mondo”, ma considerata anche come un limitato spazio urbano che pullulla di vicende, “praticamente tutta questa storia si svolge in cinquecento metri quadrati”. Che poi, ovviamente, sono i cinquecento metri dell'animo, dell'intelletto, del vicinato, del proprio ambiente di lavoro, delle proprie relazioni sociali, e che da cinquecento possono, ma non necessariamente, diventare cinque milioni di miliardi fino a giungere ad un numero infinito di combinazioni e possibilità, tipiche ed intrinseche della psiche umana. Sapientemente spiega Nello Vecchio nella postfazione sull'osservazione del genere “giallo”: “E' l'assunto che l'universo ha un suo equilibrio, a motivare la struttura stessa del giallo come soluzione di un mistero; e anche se la soluzione non ricuce gli strappi, recupera su un piano più alto le ragioni di quell'equilibrio mediante una spiegazione che, non convertendosi in giustificazione, tiene in gioco il rapporto tra ragione e volontà”.

L'Autore però, non ha in sè solo il genio narrativo e la professionalità del medico ma, anche e soprattutto, l'animo semplice e sensibile dell'uomo, marito e padre, in grado di apprezzare i contorni essenziali del vivere quotidiano, colui che riesce, ritornando a casa, a riconoscere la grandezza del “ricordo di chi poggiava gli Swarosky sulla mensola, le marmellate nel ripostiglio, i fiori in cucina, forse perchè le case dovrebbero essere un contenitore dove una donna ti ama, i tuoi figli ti aspettano, gli amici mangiano insieme, i genitori ti vengono a trovare e non lo spazio senza senso che circonda il letto sfatto su cui ti lasci cadere la notte”.

Claudio Pàstena, in definitiva, è colui che narra della vita e della morte, dell'anima e dei suoi turbamenti, del corpo e delle sue percezioni, dell'individuo e delle sue relazioni, della famiglia e della società; infine, dell'amicizia e dell'amore, sia quello dei sensi istintivo e trasgressivo, sia quello assaporato in silenzio da un bordo di cielo su una “finestra spalancata al mare... a fissare il sole che spariva... trasfigurando il cielo e l'universo”.

Rossella Luongo
(si consulti anche il Sito di Rossella Luongo: http://www.rossellaluongo.it/)

Le Foto de "La Rocciapoesia 3"

Le foto dell'incontro de "La Rocciapoesia 2", a Pratella, il 27 ottobre 2012

Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

Una poesia fuori dal comune, Sant0Anastasia, 23 settembre 2012

PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012