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IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

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TACCUINO ANASTASIANO

13 giugno 2013

Premio Borgognoni: i risultati della 46a. Edizione

La giuria della XLVI edizione del Premio Nazionale di Poesia "P. Borgognoni", composta da Giorgio POLI (presidente), Mario AGNOLI, Piero BUSCIONI, Elisabetta SANTINI e Donata SCARPA (membri), esaminate le 923 poesie dei 335 autori partecipanti, ha deliberato la seguente graduatoria finale: 1° Niccolò Andrea  Lisetti (Firenze) con la poesia Ciò che muore si apre; 2° Salvatore Cangiani (Sorrento - Na) con Come l’antico salice; 3° Fabrizio Bregoli (Cornate d’Adda - Mb) con L’estate di Mondello;  4° Lorenzo Cerciello (Marigliano - Na) con L’anno che verrà; 5° Mara Penso  (Venezia) con Proserpina. Hanno ottenuto una segnalazione: Vincenzo CERUSO (Palermo), Ivan FEDELI (Ornago - Mb), Fabio FRANZIN (Motta di Livenza - Tv), Giuseppe MANITTA (Castiglione di S. - Ct) e Fulvio SEGATO (Trieste). Hanno ottenuto una menzione di merito: Paolo Borsoni, Cesare F. Carta, Marisa Provenzano, Rosanna Spina e Luigi Zadi. La cerimonia di premiazione si è svolta regolarmente domenica 9 giugno nell’ampio e silenzioso giardino del Residence Artemura di Pistoia, sponsor dell’evento, alla presenza di un folto pubblico di poeti e cittadini che hanno potuto ritirare gratuitamente il volumetto del Premio. Le poesie sono state lette da Elisabetta Santini, attrice e poetessa, nonché membro della giuria. Sono intervenuti, su delega del sindaco, Elena Becheri, assessore alla Cultura del Comune di Pistoia, Giorgio Poli (che ha illustrato gli elementi salienti dell'edizione corrente, caratterizzata dalla compartecipazione del Comune di Pistoia, dalla resistenza alla crisi economica che morde tutti e ovunque e dall’abbandono della sede storica del Premio – il Palazzo comunale – per una nuova e straordinariamente funzionale collocazione) e, in qualità di ospite d'onore, il poeta fiorentino Sauro Albisani .
Il Presidente del "Borgognoni" (Cav.prof. Giorgio POLI)

6 giugno 2013

"Il senso della possibilità", di Antonio Spagnuolo, in una nota critica di Ninnj Di Stefano Busà

Con il senso della possibilità, Antonio Spagnuolo ci lascia smarriti, tale e tanta è la irrisolta, feroce contraddizione tra il prima e il dopo, tra l’essere e il dover essere, tra il cambiamento fatto di pensiero poetante e il discrimine, tra la fuga e l’addio, tra il tempo diacronico e sincronico, tra antinomie, segni fuggevoli, radici mnemoniche, abbandoni...ad ogni ora, sempre, riaffiora quasi esumato dalla polvere dell’impellenza retroattiva, un nuovo giorno catapultato nei bisogni esistenziali e nelle afflizioni che immobilizzano il sentimento e lo istruiscono nel percorso obbligatorio, inconcludente della materia. Ma è nel segmento nostalgico che segue ogni tratto del suo itinere che Spagnuolo distingue in modo sintomatico le sofferenze, le differenze, vagheggia come uno scolaretto al suo primo appuntamento, fa leva sulle intuizioni oniriche, sulle inumazioni che avvengono tra le due dimensioni: umana e intima l’una, ostile quella extraterrena, visita la gamma esperienziale linguistica che della poesia una campionatura piuttosto vivace e abbagliata, talché si potrebbe definire in termine anche “abbagliante”. La fascinazione della parola ricrea un modello unico e irripetibile di sospensioni dialettiche che lasciano il lettore disorientato e attonito per le continue bellezze e sinestesie e metafore che la nostalgia della donna amata sa ispirargli. La solitudine è implacabile e inamovibile: una forza che procrastina la sua vera morte in un’atmosfera che non è mai elaborazione e disincanto, ma consapevole approdo, orgia di necrosi, a metà tra la vita e il suo contrario. Quasi mobile altalena, ogni ancoraggio risulta perennemente in bilico, senza una via d’uscita, in ogni caso sempre in sospensione. Molte immagini ne presagiscono una indagine accurata, pignola, e uno scavo tra le ombre che riflettono ora più che mai il desiderio della moglie adorata. I limiti sono quelli di una prigione, i rilievi danno per scontata una fuga, un’evasione attraverso il precipizio della psicanalisi introspettiva, ma dove? quando? tra notti asimmetriche e memorie affrante, il suo sé ricostruisce itinerari di nevrosi, risucchi d’illusioni, ferite sempre aperte, che deformano talune allucinazioni memoriali abbandonandolo alla nostalgia e anzi sprofondandovelo, fin nella carne viva, nel perenne dissidio, come in una tensione difforme tra la realtà e il sogno, tra l’immaginifico e il vulnus che non argina mai il vorticoso malessere, la inarrestabile ricerca dell’amata: “inseguo le tue ombre quotidiane/ per rubarti un sorriso” oppure: “Scatta improvvisa la malinconia/ che graffia, che morde, che inasprisce/ le braccia per divenire abbandono.” (pag. 84)
Tutta la sezione dedicata ad Elena è un perverso e avvolgente sudario per ricordi incontrastati, una reverie “della docile materia, plasmata intorno ai volti ancora giovanili”. Il poeta vi accumula una tensione che si compenetra empaticamente con “l’altra” in una psicoanalisi di sopravvivenza che rimuova la smemoratezza, il vuoto dell’assenza, tutte le categorie perdute: felicità, presenze discrete, dolcissimi abbandoni  in un dispiegamento di simmetrie palpabili, di interferenze che sono continuamente espressione del suo disagio, rivelazione di una coesistenza immaginifica, tra il visibile e l’invisibile, fin quasi ad esasperare la dimensione dell’illimite, l’appartenenza e la commistione inconscia con l’oltre, di cui si fa carico il dolore: “ora forma dormiente / sei simbolo del nulla/.../e ricordo/ quando scrivevo per te versi gioiosi.” (pag. 97)
Il cielo ha voragini inconsulte,/ quasi le vene spaccano il sudario che riprova lente parole/.../ al confine dei nostri frantumi". (pag.99).

Vi è in quest’opera la forza prorompente di un guado, che cerca un attraversamento dello Stige, verso l’altrove, una inconscia eppure lucida pulsione di trasparenze contraddittorie che violano le necessarie formule di rito, la caducità dell’istante, l’imperfezione della morte: si fa forte questa poesia di una levità che, pur, nel baratro provocato dall’addio, percuote e plasma, come in un canto folle d’amore, le logiche della materia e ne fa arte della parola, linguismo per scalfirne infine il suo mistero, forse alla ricerca dell’assoluto di quella trascendenza che è comunione di bene, vincolo di luce perenne, nell’indistinto dello smarrimento e dell’autoanalisi di ogni azzardo.      

Ninnj Di Stefano Busà

Le Foto de "La Rocciapoesia 3"

Le foto dell'incontro de "La Rocciapoesia 2", a Pratella, il 27 ottobre 2012

Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

Una poesia fuori dal comune, Sant0Anastasia, 23 settembre 2012

PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012