Pagine

IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:
TACCUINO ANASTASIANO

18 dicembre 2009

Il quesito escatologico di Adolfo Silveto

Adolfo Silveto non si distanzia affatto dai veri grandi poeti, e perciò anche lui segue molto consapevolmente questa traccia, diciamo escatologica, o della ricerca sempre più affinata e sempre più distante dal “qui e ora”, del sottile e confondibile orizzonte umano. La poesia, anche per lui, è così un mezzo pericoloso ma indispensabile per viaggiare e coprire l’enorme distanza, per dare e darsi una ragione e per rispondere, strada facendo, ai quesiti del Dio ignoto. Un mezzo pericoloso, perché espone a severi rischi esistenziali, in quanto mette a nudo – la poesia – l’anima e il groviglio misterioso di sentimenti, passioni e orgasmi che l’attanagliano: una bomba, o meglio un reattore nucleare da controllare attentamente con le barre dell’intelligenza e della ragionevolezza, se non si vuole che “esploda” emanando veleno e vituperi a destra e a manca. Un mezzo necessario, perché altrimenti, oltre la pura filosofia (ma la poesia non è anche filosofia?), neanche la ragione e la scienza potrebbero spiegare il perché e il divenire dell’uomo.
Ma, come dicevamo, Adolfo Silveto conosce profondamente la materia in ebollizione che cova sotto la cenere della ragione, e non aspetta altro che il mezzo, il tramite poetico per gorgogliare, esplodere e precipitare come lava ardente lungo i versanti di un vulcano ribelle e protestante, mai pago delle mezze risposte o delle scarne verità che il “Dio ignoto” pone all’uomo, e in particolare all’uomo-poeta Silveto. Insomma, cosa deve fare quest’uomo, si domanda Silveto, a cosa deve tendere per non essere soltanto “qualche cosa di più di un muscolo”? E’ un interrogativo lacerante, sconvolgente, che induce il poeta ad intraprendere un lungo viaggio attraverso tutte le caratteristiche umane, sociali e storiche, per spiegarsi in qualche modo il creato, voluto da un “Dio perfetto e irraggiungibile”.
Come ogni valido e impegnato poeta, anche Adolfo Silveto, prima di mettere nero su bianco, come si suol dire, e di pubblicare i suoi testi, cerca di ordinare le idee e di dare una certa organicità al suo percorso poetico, un certo “filo logico” o anche un leit-motive che possa in qualche modo accompagnare il lettore lungo l’escursione del libro e per meglio attraversarne il contenuto: non si tratta infatti di un racconto o di un romanzo in cui le prime e le ultime pagine coincidono con l’inizio e la fine della storia; nel libro di poesia, questo itinerario logico non esiste, per cui il senso di “avanzamento”, dall’inizio verso la fine, deve essere dato da altre dimensioni: per esempio, l’idea della “risalita”, della crescita, dell’”andare verso”; al limite, della catarsi. Ed è proprio questo filo conduttore che lega i testi poetici del Silveto nel suo libro. Se notiamo con attenzione, l’autore parte dall’oscurità, dalla profondità nerastra de “La rabbia e la morte”, così è denominato il primo gruppo di poesie, in cui egli prende coscienza dello stato di inanità e di profonda amarezza che immobilizza l’uomo: “Non è che io mi sia perduto qui, / nel mare della tranquillità / … E’ che mi manca la forza di librarmi, / mi manca proprio l’ala o la stampella di legno…” Prosegue poi con “Il dolore” in un crescendo di consapevolezza del perdurare delle negatività dell’uomo: “Mentre l’orologio in cucina strangola la mezzanotte / con due ore rimbalzate male / dal sogno armato di un mattino senza perdono”. Comincia ad elevarsi nel gruppo di poesie intitolato “Il sogno”: “Ma i poeti non dormono mai di notte, / hanno lunghi grovigli dentro gli occhi…”. Raggiunge una certa soavità, finalmente, ne “L’amore”: “Ora l’amore è un gioco di lunghe attese. / Ed io non gioco bene!”. E coclude infine il suo ciclo con “La terra”, intesa qui non come precipizio dal cielo, ma come compimento del viaggio che dal buio lo ha condotto alla conoscenza e all’accettazione serena del cosmo: “Passata la malanottata col vitigno / secco che s’accartoccia al paletto di cemento…”
Ma non finisce qui, come dicevamo, il senso della ricerca di Adolfo Silveto: si è trattato solo di una pausa, di una sosta, per appuntare sul taccuino del poeta le sensazioni del momento. Il quesito del Dio ignoto attanaglia ancora l’animo del poeta, e costituirà il nocciolo per future riflessioni; perché la poesia è infinita e non dà risposta, ma solo indica una probabile strada.
Adolfo Silveto, con la sua poesia forte, incisiva, pregna di riferimenti sociali, umani e storici, con un linguaggio a volte ricco di simboli, segna con questo libro una tappa importante lungo il difficile cammino dell’uomo verso la sua realizzazione.

(Dalla Prefazione di Giuseppe Vetromile)

Adolfo Silveto, "Il quesito del Dio ignoto", Casa Editrice Menna, Avellino, 2009

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci un tuo commento


Le Foto de "La Rocciapoesia 3"

Le foto dell'incontro de "La Rocciapoesia 2", a Pratella, il 27 ottobre 2012

Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

Una poesia fuori dal comune, Sant0Anastasia, 23 settembre 2012

PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012