
Ma naturalmente non è tutto così semplicemente riconducibile ad un solo parallelo: è soltanto un punto di confronto e di partenza, questo riferimento alla chimica, ed il discorso poetico di Agostina Spagnuolo indubbiamente si allarga per onde concentriche, assumendo vieppiù consistenza e contenuti. “Volevo guardare il mare”, esempio classico di un infinito in cui due elementi, l’idrogeno e l’ossigeno, si fondono per generare un’entità più complessa, più viva, sede di forze immani e nello stesso tempo simbolo di pace, di unione e di amore universale. Così la poesia di Agostina Spagnuolo, raccolta in questa sua prima pubblicazione organica: essa spazia dal canto della natura in tutte le sue manifestazioni, al canto dell’uomo e alla celebrazione dell’amore e del sentimento: tutto questo fidando in una segreta e profonda unione “chimica” tra i principali valori sociali ed umani, che sono poi i mattoni fondamentali con i quali un autore può costruire ed esporre il proprio discorso poetico. E un’autrice di rilievo come Agostina Spagnuolo, attiva e presente nel mondo letterario e poetico attuale e vincitrice di numerosi premi, riesce in effetti, a partire da questi elementi positivi fondamentali: amore, giustizia, equità, libertà, pace… a elaborare un dettato poetico intenso e variegato, ma sempre unitario nel fine, nell’intento di indicare, di esporre, di far notare, di sentire e di raccontare, e con uno stile proprio che la contraddistingue, le vicende del creato e dell’umano, il mondo esterno e quello interno, le gioie e i dolori, il sentimento universale: “Ne volevo sentire il canto / sulla battigia / e il profumo salmastro per l’aria / satura di sole. / Volevo riallacciare i fili / dei miei colloqui / con l’Infinito. / Volevo guardare il mare”.
Diviso in tre parti, numero indovinatissimo perché simbolo, come si sa, di perfezione, questo primo libro di Agostina Spagnuolo è in effetti un compendio poetico del suo, e del nostro, universo. Con la puntuale prefazione di Armando Saveriano, che impreziosisce il volumetto con le sue attentissime considerazioni, e con un disegno di copertina originale del Maestro Giovanni Spiniello, il libro “Volevo guardare il mare” di Agostina Spagnuolo merita un’attenta e gradevole lettura, non solo per la melodicità e il tono quasi sempre dolce e misurato, ma anche per il contenuto robusto, a volte di denuncia, delle sue poesie.
Agostina Spagnuolo, “Volevo guardare il mare”, PerVersi Editori di Angela Villanova, Grottaminarda (Av), 2009. Editing e prefazione di Armando Saveriano, in copertina tavola del m° Giovanni Spiniello.
Giuseppe Vetromile
10/5/09
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Terra martoriata
(da "Volevo guardare il mare")
Qualcosa hanno gettato
nelle acque del mio fiume.
Qualcosa hanno occultato
sotto le pietre dei lavatoi antichi
e dei guadi sciabordanti
all’eco dei canti di quel tempo
quando sfidavano a rincorrersi maliarde melodie
stornellanti trame di pizzi e d’amori
nell’età dell’innocenza e del pudore.
Qualcosa ha attossicato le mie trote
e annichilito le strie d’argento–azzurro
delle acque vagabonde.
Giocolieri di antiche profezie,
avvinti dall’odore nefando
del denaro vile,
hanno svenduto la mia terra
agli sciacalli,
acrobati di disamore,
e dissolto perle sulla strada del non ritorno.
Non canterà l’allodola
tra il salice e le giunchiglie
e non berrà il cerbiatto
all’acqua di sorgente
e bambini non diverranno adulti
nella bolgia dei dannati
ricreata sulla Terra.
La mia Terra
martoriata.
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