

Da qui la grande capacità dei poeti di vedere oltre, non solo astraendo dai fatti, dalla storia, dai meccanismi e dalle meraviglie della natura, ma riuscendo a farlo in modo originale e artistico, unico e non “riproducibile”. E’ il caso, ad esempio, di Pasquale Balestriere, attento e colto poeta ischitano, che proprio in questi ultimi anni ha accelerato il suo viaggio poetico, a dimostrazione di quello che dicevamo prima, e cioè che un vero poeta tutt’al più può avere dei momenti di silenzio e di “decantazione”, ma dalla poesia non potrà mai prescindere e questa rimane per sempre connaturata all’anima e all’intelligenza dell’autore. Abbiamo così, se possiamo dire, un graduale ma veloce moltiplicarsi del suo intuito poetico con la realizzazione, tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010, di ben due sillogi poetiche, pubblicate grazie all’ottenimento di due rispettivi premi letterari. Si tratta delle raccolte “Del padre, del vino”, e “Quando passaggi di comete”.
Sono due raccolte distinte che non hanno alcun riferimento comune se non quello dello stile e del tono poetico dell’autore, e naturalmente la differenziazione riguarda anche il contenuto. Nella prima silloge, “Del padre, del vino”, l’accostamento tra la figura del padre, che sintetizza il sentimento e il valore della famiglia, e la classica bevanda mai assente nella storia e nelle tradizioni, è quanto mai indovinato: “Mio padre mi guidava tra i filari / di grappoli opulenti, e con amore / ne notava la forma e il colore"; (da “Testamento di… vino”). E’ una poesia del ricordo, ma anche del richiamo alla terra, al forte sentire e ri-sentire quei legami indissolubili con la natura, e in particolare con il mondo solare mediterraneo: “Di queste vigne mi pasco / brevis dominus / ne mieto dolcezze fugaci / nell’orizzonte circolare della vita / che s’apre al tramonto”.
Diversa invece la visone e l’interpretazione del mondo nella seconda raccolta “Quando passaggi di comete”. Il florilegio poetico, sottotitolo quanto mai indovinato, rafforza l’intento di estendere la poesia a mondi e stati d’animo diversi, in una plaquette che solo apparentemente sembra essere priva di organicità, ma che invece propone un suo segreto leit-motive nel canto variegato alla natura (“Questo giorno si volge, folle stoppia / del tempo, nella sera, spento ormai / l’acre sussulto del sole.” Da: “Rosso pitecusano”), alle persone che contornano l’autore (“A Vincenzo”, “Ad Angelo”), al giusto senso civico, alla pietà per il prossimo (“E’ morto ieri il barbone tra due / fioriere, stanza da letto di Piazza / Marina…” Da: “E’ morto ieri”): sono, questi, contenuti importanti che, insieme ad un dettato espressivo piano e dolce, a volte duro ma mai aspro, fanno della poesia di Pasquale Balestriere un documento di indubbio valore artistico nell’attuale panorama poetico-letterario campano e nazionale.
Pasquale Balestriere, “Del padre, del vino”, Edizioni ETS, Pisa, 2009
Pasquale Balestriere, “Quando passaggi di comete”, Carta e Penna Editore, Torino, 2010
Giuseppe Vetromile
17/3/10
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