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TACCUINO ANASTASIANO

18 marzo 2012

Le "Occasioni di poesia" di Francesco Belluomini

Ospito molto volentieri una interessante recensione di Vincenzo Guarracino al libro "Occasioni di poesia" di Francesco Belluomini, con alcune poesie dell'autore tratte dallo stesso volume.

Poesia d’occasione, come dice già anche il titolo, inscritta tra due date, 1976-2010, e composta sotto diverse sollecitazioni occasionali, pubbliche e private: è questo che Francesco Belluomini, poeta e operatore culturale, raccoglie in questo librino, Occasioni di poesia (1976-2010), edito da Tracce. Suddivisa in tre parti, “Testi unici”-“Dediche d’addio”-“Prime pagine”, più un prologo, “Input”, la raccolta chiama in causa circostanze private e culturali (una lettura, un convegno, una mostra, un libro), figure (familiari, amici, conoscenti, letterati), abbozzi di testi, dediche e “percorsi a piè di pagina”, accantonati a futura memoria e qui finalmente proposti, a riprova dell’assunto che di un poeta mai nulla va buttato. Una poesia in apparenza “minore”, marginale: ma chi può dire impunemente una cosa siffatta dacché Montale una simile definizione l’aveva eletta a insegna di una sua memorabile raccolta, facendola diventare un’insegna stessa della poesia novecentesca? A scorrere poi i titoli e ancor più le “occasioni” che hanno generato questi testi, bisogna poi convenire che marginali, ossia trascurabili, sono tutt’altro che la lingua che li esprime e il loro esito poetico, in taluni casi veramente notevole.
Partiamo da “Input”, il prologo: “Tutto quello che ho / non è soltanto ciò / che mi porto addosso…/ Tutto quello che avevo / l’ho bruciato al fuoco nuovo / per averne in cambio / ceneri antiche…”. C’è una visione della vita, prima ancora che della poesia, come di un qualcosa che si lega strutturalmente al soggetto e costituisce un tutt’uno con la sua coscienza in una unità indistruttibile. Diversamente dal cinico Diogene, che orgogliosamente rivendicava come suo unico possesso ciò che si portava addosso (omnia mea mecum), Belluomini arroga a sé, come sua esclusiva e gelosa proprietà, tutto, ciò che possiede al presente e perfino le “ceneri” del suo passato. Sono proprio esse, le “ceneri”, a ben vedere, l’elemento più interessante, il resto (e il deposito) di un qualcosa che la vita non riesce a distruggere col suo grigiore (e “ceneri” a Belluomini deve essere un termine molto caso se lo espone perfino nel titolo di una sua opera narrativa, Le ceneri rimosse, edito da Newton Compton, 1989). Stanno infatti lì a testimoniare paradossalmente la persistenza di un sentimento delle cose (eventi, luoghi e persone), in cui l’io si riconosce, nulla cancellando o rinnegando ma anzi da essi acquistando un incremento di vitalità: sono insomma l’essenza per antonomasia della poesia, oltre l’incandescenza tante volte dolorosa di ciò che l’ha generata. Si potrebbe pensare al Foscolo di Didimo Chierico che parla di poesia in termini di “calore di una fiamma lontana”, ma forse è anche più suggestivo pensare a una definizione di Lawrence Ferlinghetti, secondo cui “Poesia è / notizie dalla frontiera / della coscienza”, un messaggio insomma da decifrare, proveniente da una dimensione sfuggente e misteriosa, capace di innescare nel lettore il “rito del pensare”, a partire da un’”occasione”, da quello che Breton aveva definito un “punto di accensione” della mente e del cuore. Sempre seguendo Ferlinghetti, si potrebbe dire che poesia “è voce / della Quarta Persona Singolare”, voce cioè di qualcuno che se dice “io” lo dice solo per convenzione, dimenticandosi, “distraendosi” dall’assunto originario (situazione che Deleuze e Guattari pongono alla base stessa della scrittura, di ogni scrittura) per disporsi in una registrazione di ciò che avviene alle “frontiere della coscienza” in una infinita serie di deciframenti locali, pensieri di una discontinuità feconda, “ceneri” antiche sempre nuove, conservate o “rimosse”, di cui la “Quarta persona Singolare” gode, lui non meno dei suoi fortunati lettori.
Da questa necessaria premessa, si capisce come l”occasione”, l’”hasard”, sia considerata da Belluomini poco più che un pre-testo, qualcosa che letteralmente viene prima e che sta a monte del testo, senza esaurirsi in se stessa: uno spunto, uno stimolo, da cui poi si sviluppa una riflessione, che può diramarsi, frammentarsi, deterritorializzarsi seguendo gli imprevedibili percorsi dell’interpretazione di ciascuno, a prescindere dalle intenzioni di chi scrive. Una “perdita del senso”, dunque? Anche (a patto di convincersi, sulla scorta di ciò che è detto in Rizoma di Deleuze e Guattari che “in un libro non c’è niente da capire, ma molto di cui servirsi”). Proviamo a verificare se e quanto funziona una simile ipotesi. Con un testo, uno soltanto, dedicato a un comune amico scomparso, Alberto Cappi, evocato in un’affettuosa interpellanza, non con convenzionali “parole di commiato” bensì in termini di convinta adesione al suo mondo generoso di valori (l’”umanità dell’uomo”, l’ardore nelle “dispute focali”, la discrezione): come non convenire che ciò che viene detto dell’amico è solo una parte di quanto si è depositato alle “frontiere della coscienza” di chi scrive e che in chi legge (e interpreta) dà il senso di un’”avventura” esegetica da perseguire autonomamente, anche oltre il personaggio e il testo in questione, in nome della poesia come esperienza in grado di costruire un’autentica civiltà, una leopardiana “social catena”?

Vincenzo Guarracino


Francesco Belluomini, OCCASIONI POESIA (1976-2010), Tracce, Pescara 2011, pp.95, 11,00 euro

FRANCESCO BELLUOMINI è nato a Viareggio nel 1941, vive a Lido di Camaiore. Ha pubblicato quindici volumi di poesia, tra gli ultimi Occhi di Gubìa (LietoColle, 2008, poi uscito anche in versione spagnola nel 2009 dal titolo Escobenes a cura di Emilio Coco) e Nell'arso delle sponde (Verona 2010). I romanzi Le ceneri rimosse (Newton Compton, 1989); Sul secco di quell'erba (romanzo in versi, Pagine, 2002); L'eccidio di SantAnna di Stazzema (Bonaccorso, 2006); La finestra sul mare (Bonaccorso, 2007); Villa Giulia (Bonaccorso, 2009). Suoi testi sono stati pubblicati in antologie, periodici e riviste specializzate. Fondatore e Presidente del Premio letterario Camaiore.


Dario Bellezza

Sei andato... ma l'alba è sorta chiara
ed è spuntato un sole senza lacrime.
Un fatto che accomuna, nessuna transazione
come la guerra che combattiamo assieme.
La storia, quella dei pochi, non comprende
quelli dei taboga, i disattesi della parola:
il semiOlimpo ha le mani callose
quelle che non trasudano nei salotti.
Sei andato lasciando i tuoi fendenti di carta
la tua dolente ironia, quel nonostante tutto
del vivente tra viventi. Non eri atteso
e non aspettarti ora gli oltre degli echi:
per noi le campane suonano solo a morto.
Chissà perché la cosa, quali le ragioni
gli azzeramenti degli scalini...
Un rapporto pesantito dai miei carichi,
dalla gente, dal pudore del mio essere
ortodosso, ma non serve la morte
per indebolire l'amizia.


Amelia Rosselli

Vorrei poter recidere un fiore
nel giardino proibito per Amelia,
sottrarla dall'esilio continuato
dopo quello d'epopea di famiglia.
Averla vista prima della cosa,
come il gatto, che dopo la cercava.
miagolando dall'alto per la ciotola
vuota. Poterle dire della forza
del tagliente linguaggio dei suoi versi,
per nulla femminili, e della voce
nel roco del transalpino fonestismo.

Spero che la ricordi quell'avaro
mondo, cui sempre poco si concede
a chi non porta dote contingente,
 ma spero la contenti questo fiore
come perenne dedica d'omaggio.

Antonello Trombadori

Ricordo nell'uomo ligio che conobbi
la fierezza di vecchio partigiano
e dedico parole non dolenti
raccolte nel momento del distacco,
seppur con educata propensione.
So quanto scorre l'acqua sotto i ponti
e quanto fu ribelle la miseria
perché vissuta tutta l'esperienza
da quando vidi luce nel malanno.
Nel furore dei rossi sventolii
si giacque d'attesa e sangue mia madre,
che si segnava ai pasti e guerreggiava;
e fu tutto un grido in diecimila bocche
tra sudore e pugni chiusi a partorirmi.
Ma lo spazio costante del cordoglio
registra l'uomo d'arte, il poeta
mai domo dei sonetti romaneschi
e l'intellettuale privo di rimpianti,
senza pesi d'ideologica scansione.

E nell'andare via vedo quel gelo
che raffredda la voce dei poeti
e lascio questa mia corrispondenza
ai valori ruotanti la passione,
negando m’appartenga l’apatia
che sempre aspra e netta ci soggiace.

Pier Paolo Pasolini

Si è fatto di polvere e brandelli
il vitale del corpo fustigato
dalle mani scomposte e secondarie
di quanti, nel silenzio degl'imbelli,
zittirono nell'urlo la tua voce.
Non giudicai, né giudico quei gesti
d'icrociato movente, l'innocenza
vittima di presunto assassinio.
Non giudicai, né giudico l'arsura
del poeta dell'alata morte, verso
l'appassirsi del fiore delle mille
e una notte: rapace vampirismo.

Verona 2004.
“Senza Distanze” (Cinque poemetti dialoganti:
Bellezza, Pasolini, Pea, Singer, Viani)

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Le Foto de "La Rocciapoesia 3"

Le foto dell'incontro de "La Rocciapoesia 2", a Pratella, il 27 ottobre 2012

Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

Una poesia fuori dal comune, Sant0Anastasia, 23 settembre 2012

PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012