A cosa servono i libri? Domanda difficile quanto retorica,
forse inutile. Certamente si potrebbe rispondere in molti modi, tutti
differenti l'uno dall'altro, e poi bisognerebbe prima stabilire: che genere di
libri? Un libro scolastico serve per l'apprendimento, un saggio per
approfondire le proprie conoscenze, un romanzo per trascorrere momenti di
serenità e di pace immersi in un mondo "altro", possibile o
probabile... Queste, alcune risposte che si potrebbero dare. Banali, ma
piuttosto coerenti.
Ma ci sono libri che hanno un grande pregio. Il pregio cioé
di allargare gli orizzonti, di indicare al lettore che, oltre alla storia in
sé, esistono altre argomentazioni, altri panorami, altre storie insomma, di cui
il lettore non era a conoscenza e che neanche immaginava potessero esistere.
Ecco che allora, il libro diventa davvero una chiave per aprire mondi
insospettati, che stanno al di là del narrato, al di là della storia in sé,
anche se questa storia può essere senza dubbio interessante.
Si diventa più colti, più informati, si aumenta il bagaglio
delle proprie conoscenze, al di là del puro divertimento che se ne ricava
leggendo il libro.
Direi che questa funzione del libro è davvero importante,
quasi primaria. Si tratta di informazioni aggiuntive, disseminate lungo tutto
il percorso narrativo, che il lettore assorbe compiaciuto e alla fine si
ritrova con importanti e interessanti nozioni in più.
E proprio leggendo quest'ultimo romanzo di Pontuale, ho
avuto l'opportunità di conoscere e approfondire, tra le altre cose, un
argomento che, diciamolo pure francamente, non è molto noto ai più. Parlo della
Patafisica. La Patafisica è una corrente artistica-filosofica ideata
dallo scrittore francese Alfred Jarry e definita come "la scienza delle
soluzioni immaginarie". Ebbene, il primo elogio che desidero attribuire
all'autore, è proprio questo: aver dato la possibilità al lettore, attraverso
la lettura del suo romanzo, dalla prima all'ultima pagina, di apprendere via
via questa filosofia. Che è una filosofia di vita, una possibile costruzione e
frequentazione di un mondo che non c'è, ma potrebbe benissimo esserci. Quello
che la patafisica, e il senso direi primario di quello che vuole suggerirci l'autore,
tra le righe del romanzo, non è tanto la possibilità o la probabilità che possa
esistere davvero una realtà sconosciuta, una realtà parallela a quella in cui
siamo immersi, bensì credere, o immaginare, che ci sia, indipendentemente dal
fatto che possa esistere davvero. E' importante l'immaginazione. E' importante
il sogno. E' importante la disponibilità e l'apertura mentale a credere
possibili altri mondi, o perlomeno altre situazioni di vita e di realizzazioni
della propria felicità.
E così, il nostro autore costruisce una storia bellissima e
intrigante, che prende il lettore e lo coinvolge fin dalle prime pagine, lo
conduce quasi per mano attraverso una narrazione fluida, piacevole, nella quale
egli intelligentemente attualizza e concretizza la filosofia patafisica. Il
lettore se ne rende conto a poco a poco, ma viene preso anche lui negli
ingranaggi, per così dire, della narrazione che ha, sempre, il riferimento
all'apertura verso altre possibilità, al presumibile, alla soddisfazione
dell'immaginazione costruttiva, al sogno, e, insieme, alla realizzazione di
un'umanità più sincera e più aperta, più disponibile e quindi migliore.
Non staremo qui naturalmente a riassumere la trama né a
svelare la conclusione del romanzo, per non togliere al lettore il gusto e il
piacere di seguire le vicende del protagonista, Zeno Bizanti, e dei suoi amici
con i quali viene a contatto grazie alla comune predisposizione al possibile,
al nuovo, all'apertura mentale e alla ricerca appassionata. Ma è opportuno
fornire qualche minimo dettaglio. Tutta la storia si sviluppa intorno al
ritrovamento di alcune "moleskine", cioé dei quadernetti, che
vengono diligentemente riportati all'indirizzo di casa del proprietario. Ma la
casa dell'autore delle moleskine è ora abitata da un nuovo proprietario, giusto
Zeno Bizanti, che si vede recapitare questi documenti. Da qui inizia una
ricerca spasmodica sul perché il vecchio prorpietario abbia scritto questi
appunti, e, cosa ancora più misteriosa ed intrigante, sulla veridicità di
quanto riportato nei quadernetti.
Si forma così il "Circolo Servabo", composto dal
protagonista, presidente, e dagli amici che hanno ritrovato i quadernetti.
La bravura di Dario Pontuale sta anche tra l'altro nella
descrizione psicologica dei personaggi, e nel come questi affrontano le
situazioni; ognuno di loro ha una sua fisionomia ben marcata, e l'autore riesce
a dare personalità e pensiero persino alla tartaruga di casa, Blanqui, che
diventerà la mascotte e l'emblema del Circolo. C'è poi la vecchia signora Noris
Spina, la prima a riconsegnare uno dei quaderni ritrovati; è una arguta signora
che trascorre il suo tempo a raccontare favole ai bimbi nel parco; poi c'è
Ansano Ricci, altro personaggio stravagante, esperto fotografo a caccia dei
fulmini; il terzo personaggio è Elia Busacca, netturbino, ma con la segreta
passione dello scrivere.
Sarà grazie alla specificità di ciascuno dei personaggi,
compreso il protagonista e il suo fidatissimo amico ingegnere, Adriano, (con il
quale s'intrattiene in accanitissime partite a subbùteo), che si creerà questo
Circolo Servabo, un circolo particolarissimo, che darà vita ad un mercatino
suggestivo, dove la gente potrà "acquistare" gratuitamente quello che
non è più in grado di attuare: il sogno, il fascino procurato da un oggetto e
dalla sua storia, per quanto immaginaria o inventata. Ed è, questa,
l'attuazione del piano patafisico dell'autore delle moleskine.
La vita di ciascuno dei personaggi del libro, dal
protagonista Zeno Bizanti che racconta in prima persona, all'amico ingegnere
che sembra avere un ruolo da catalizzatore, per le sue qualità positive e
riflessive, ai tre soci del circolo così diversi tra di loro, alla figura
misteriosa di Giorgio, l'autista e maggiordomo della signora Matilde, nipote
del defunto signor Bisigato, autore delle moleskine, si snoda lungo tutto il
romanzo giungendo a definire esaurientemente il carattere e i punti essenziali
della storia di ciascuno. Così apprendiamo che il protagonista proviene da una
situazione sociale e lavorativa non proprio rosea, in quanto ideatore e
curatore di trasmissioni televisive di pessima qualità che, pur avendolo
compensato largamente dal punto di vista economico, gli hanno lasciato
nell'animo il senso amaro della insulsaggine e dell'inadeguatezza. Riacquistata
la propria dignità con proposte di trasmissioni più qualificate, ma con
scarsissimo indice di gradimento, Zeno viene licenziato. Comincia così il
racconto, e comincia così l'avventura del protagonista, la ricerca di altre
possibilità, di qualcosa che possa arricchire l'animo e la vita.
Direi che il nocciolo, l'essenza o se vogliamo, la morale
della storia raccontata da Pontuale in questo libro, sia proprio questa: il
riemergere da situazioni di vita piatte, banali, ripetitive e scialbe, insomma
il riscatto da una quotidianità cittadina che costringe all'omologazione, che
incanala il flusso del vivere in solchi prestabiliti e a volte indesiderati, ma
obbligati per il raggiungimento di mete nebbiose e del tutto prive di quella
luce di realizzazione interiore che tutti cercano, più o meno palesemente;
suggerendo e indicando che è ancora possibile il sogno, l'immaginazione
costruttiva, lo stare insieme per uno scopo comune, fare del bene a se stessi
per fare del bene agli altri, perché gli altri sono là, fuori casa nostra, che
aspettano che qualcuno dia loro materia valida per sognare, per immaginare, per
rinvigorire la loro capacità di costruire qualcosa di diverso, che non sia il
solito scialbo trantran quotidiano. Ecco dunque l'attuazione
"patafisica" del Circolo Servabo, ecco attualizzarsi il progetto di
vita del vecchio Bisigato, con un finale a sorpresa che coinvolgerà
emotivamente il lettore.
Ecco: nessuno ha mai visto decadere l'atomo di idrogeno. E'
vero, perché l'atomo di idrogeno, composto da un solo protone e da un elettrone
orbitale, statisticamente, come leggiamo nella fisica atomica, ha un periodo di
decadimento di 19 minuti: un'eternità, rispetto al tempo di decadimento delle
altre particelle subatomiche, che in media hanno tempi di frazioni di nanosecondi.
In pratica, il protone non decade mai. Però, immaginare un mondo dove sia
possibile assistere al suo decadimento, è possibile. E' un discorso portato
all'estremo, ma questo indica la potenza dell'immaginazione e del sogno, in una
realtà a volte troppo scontata e banale, ovvia.
Dario Pontuale, con questo suo bellissimo libro, riprende a
mio modesto parere il tema dell'improbabile ma verosimile, già iniziato con
successo in un suo precedente romanzo, "L'irreversibilità dell'uovo
sodo". Mi sembra giustamente che il nostro bravo autore romano voglia
indicarci che non tutto nella vita è dato per scontato, che dietro la realtà di
tutti i giorni spesso si cela qualche desiderio più o meno inconscio di
cambiamento, di ricerca d'altro, che sia anche una sciocchezza,
un'infatuazione, un sogno, ma che questa stessa ricerca metta in moto, in noi
stessi, il motore dell'andare avanti, che è poi il modo giusto di vivere la
nostra vita.
Il libro è stato presentato dal Circolo Letterario
Anastasiano nella Biblioteca Comunale "G. Siani" di Sant'Anastasia,
venerdì 19 aprile, alla presenza di un folto e attento pubblico. Relatore è
stato lo stesso Giuseppe Vetromile.
DARIO PONTUALE (Roma 1978) è laureato in Storia della critica letteraria e in Scienze Archivistiche e Bibliotecarie. Collabora con le riviste di critica letteraria Esperienze Letterarie, Nuovi Annali, Italinemo ed è studioso di letteratura dell’Otto-Novecento, nonché autore di saggi su Serra, Montale, Buzzati, Svevo, Pessoa, Salgari e Stevenson. Ha pubblicato già due romanzi: La biblioteca delle idee morte (2007, secondo al premio Soldati) e L’irreversibilità dell’uovo sodo (2009, vincitore del premio della critica Le Muse). È coautore del documentario indipendente su Pier Paolo Pasolini P.P.P. Profezia di un intellettuale.
Dario Pontuale, "Nessuno ha mai visto decadere l'atomo di idrogeno", romanzo, Edizioni Bordeaux, Roma, 2012
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