
Infatti, qui non si tratta dei meri “ricordi” elencati con semplicità e con monotone litanie in un classico quanto usuale e banale memoriale che riporta i fatti salienti (per il protagonista) di una vita, ma che poco o niente possono influire o incidere sull’animo dei lettori; del resto, la tematica dei ricordi, e anche delle riflessioni, è alquanto inflazionata nel mondo poetico, e vi si attinge ancora copiosamente essendo un argomento appetibile e facilmente frequentato dai più, poeti o meglio verseggiatori superficiali che con la vera poesia poco hanno a che fare. Un argomento trabocchetto, dunque, al quale però il nostro colto Brandisio Andolfi si accosta ed affronta con sicurezza, con padronanza, con vasta competenza letteraria e poetica (ha alle sue spalle una quindicina di pubblicazioni, tutte bene accolte dalla critica e dai lettori più attenti), e con l’entusiasmo e la volontà di incidere profondamente nel tessuto letterario e filosofico dei “ricordi” e delle “riflessioni”, per non lasciare al caso o alla banale e ovvia lettura dei testi presentati, solo con una semplice chiave di nostalgia, di pacatezza, di pietà e di sdolcinatezza.
Qui non si tratta dunque di meri ricordi e semplici riflessioni, dicevamo. E’ un mondo complesso che traspare ed emerge alla superficie del foglio, per poi innalzarsi ai ranghi più elevati del canto poetico. E sono proposizioni forti, incisive, che del “ricordo” hanno solo il nocciolo essenziale, il nucleo principale, ma che giocano con figure di contorno assai varie e multi-significanti, in un caleidoscopio variegato di valori, di segni e di richiami: non il ricordo, la riflessione, il pensiero, ma la complessità e l’aggregazione, la ridondanza equilibrata, l’eco di questi.
E nei ricordi, nelle riflessioni, le considerazioni sull’amore (“M’apparve colma di pudore quella volta: / gli occhi liquorosi e neri come di prugna matura.”), sulla morte (“Non è la morte che mi fa paura / ma la morte dei ricordi dentro il tempo.”. “Si sa che la partenza ci coglierà improvvisa / sul filo del tempo.”), sul senso religioso (le poesie dedicate a Papa Giovanni Paolo II°), sul senso civico (“Odio la città per il puzzo dello smog / che offende le mie nari;”. “Incosciente l’uomo: si affida alle ali / del Pegaso di ferro.”), sulla natura e sull’ambiente (“Ringrazio ogni mattina il Signore / quando mi sporgo al finestrone della cucina / e guardo il sole spuntare / sulla corona dei colli Tifatini”). E potremmo proseguire. Ma insomma le poesie che compongono questo interessante libro di Brandisio Andolfi, sono senza alcun dubbio bene integrate l’una all’altra, ricordi e riflessioni non solo si alternano ma si compenetrano sovente nella stessa poesia, e il tono è discorsivo, sostenuto, ma non affatto lieve né pacato; un verso che racconta ma che è anche melodico e ricco di figurazioni. Una poesia originale caratterizzata da uno stile personale e libero, slegato da false strutture e sovrastrutture di gusto barocco. Il che pone il nostro Brandisio Andolfi, d’accordo con gli illustri prefatori del libro, Vincenzo Rossi e Dante Cerilli, ai vertici dell’attuale panorama letterario italiano.
Giuseppe Vetromile
12/1/2009
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