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TACCUINO ANASTASIANO

9 giugno 2009

La vita che ha più vita, di Vincenzo Russo

E’ da poco stato pubblicato, per conto della LER Editrice di Marigliano (Na), l’ultimo lavoro poetico di Vincenzo Russo, noto poeta napoletano, che ha il grande merito, tra l’altro, di perpetuare e rinvigorire il classico e intramontabile dialetto, o meglio lingua napoletana. Il volume s’intitola “La vita che ha più vita” e raccoglie le migliori liriche del nostro poeta, impreziosite da un’ottima veste tipografica e da una copertina e retrocopertina che riportano interessanti opere pittoriche dello stesso Autore. Completano la raccolta note di autorevoli critici e poeti, tra i quali Angelo Calabrese, Carmine Manzi, Rosa Spera, Giuseppe Vetromile; chiude una postfazione di Luigi Crescibene, giornalista e critico d’arte.

La “napoletanità universale” nella poetica di Vincenzo Russo

La lingua napoletana è morta? Certo, dopo un’epoca gloriosa e unica nel suo genere, epoca che ha visto, o sarebbe meglio dire ascoltato, il canto di poeti quali Di Giacomo, Ferdinando Russo, Raffaele Viviani, per citarne solo qualcuno, sarebbe facile stabilire che in effetti l’asserto ha un fondo di verità. Non si torna indietro, e quel periodo caldo, appassionato, genuino, ricco di sentimento, difficilmente si potrà ripetere: il contributo di questi grandi personaggi nella riqualificazione e rivalutazione della lingua napoletana, facendola assurgere a livello addirittura mondiale, è stato determinate, incisivo. Melodicità, sentimento, passione, tutti valori indiscutibilmente forti e pregnanti la vita quotidiana di allora: era questo il substrato, l’”humus” da cui i poeti napoletani attingevano i motivi ispiratori per produrre, in perfetto vernacolare, liriche davvero magnifiche, divenute famose in tutto il mondo.
Oggi c’è degrado, parlando di napoletanità, in tutti i sensi. Difficile, quasi impossibile, ritrovare quei temi e quei canti. La lingua napoletana non si insegna nelle scuole, e rimane la “parlata”: ma senza una struttura di base, una opportuna grammatica, il napoletano rischia, e sta rischiando, di perdersi, di perdere l’antico smalto, l’antico splendore. In questo senso, la lingua napoletana sembra che vada verso il deterioramento. Chi più è in grando di “scrivere”, per non dire “poetare”, in perfetto napoletano classico?
Pochi autori, pochi poeti contemporanei, che si sono sobbarcati l’onere, ma direi di più il piacere e l’intelligenza, di proseguire partendo da “quei” punti fermi, e facendo dunque “rifiorire” le antiche melodie. Uno di questi è senz’altro il nostro Vincenzo Russo, omonimo di un altro grande napoletano, Ferdinando Russo, autore di versi e di canzoni famose (e vuole essere questa fortunata coincidenza di cognomi e di attività, un augurio per il nostro perché possa innalzarsi sempre di più nell’arte poetica, e non solo!). Vincenzo Russo, il nostro, è in effetti un autore eclettico, dove l’ecletticità è anche maestria al pari di competenza e di tecnica artistica. Egli infatti eccelle sia in poesia che in teatro e in pittura. Forse gli manca la musica, ma questa è senz’altro insita nei suoi versi. Lo troviamo dunque nella regia teatrale con la compagnia partenopea “L’Altra Scena”, con la quale rappresenta i migliori autori del teatro napoletano dell’otto-novecento. Lo troviamo in pittura, per la quale riceve prestigiosi premi, con partecipazioni a rassegne e mostre collettive a livello nazionale.
Ma lo troviamo in poesia, ed è qui che ci soffermiamo maggiormente. Nella presente raccolta Vincenzo Russo ha voluto riunire la sua migliore produzione poetica in vernacolo napoletano, e si tratta infatti di testi che hanno meritato il primo premio in importanti concorsi letterari nazionali, per offrire alla napoletanità e, beninteso, anche al mondo letterario italiano, un’opera di grande valore sia dal punto di vista intrinsecamente poetico, sia dal punto di vista culturale e sociale, in quanto, riprendendo quanto più sopra esposto, ritengo che il Nostro abbia il grande merito, tra l’altro, di aver rivalutato e restaurato il nobile splendore della lingua napoletana: quest’opera ne è senz’altro una valida testimonianza. E si vede, si nota benissimo, che il Russo è padrone assoluto del linguaggio e dell’espressione napoletana. Il suo verso, molto spesso un settenario fluido e melodico, è sicuro, è diretto, è forte. L’esposizione formale e la scrittura delle parole sono corrette. Se poi vogliamo parlare del contenuto, ma chi l’ha detto che il napoletano si presta soltanto alle sdolcinatezze e alle romanticherie, in virtù di un’espressione eccessivamente melodica? Niente affatto! Il nostro Vincenzo Russo sa affrontare i temi più svariati, con la sua bella ed elegante vena dialettale, ed ogni poesia di questa interessante raccolta è valida e ben strutturata, aderente ai principi ed alle regole metriche e di scrittura. Temi universali, quindi, tra i quali non manca certo l’amore, inteso nel senso più lato (“Ll’ammore ‘e mamma”, “’Stu vaso ca me daje”), il sentimento religioso (“A Giovanni Paolo II”) e familiare; ma il nostro Vincenzo sa affrontare con maestria poetica anche temi sociali (“Ll’indifferenza”, dedicata ai barboni), la libertà, l’ambiente, il rispetto reciproco, il buon vivere civile. Addirittura egli esce fuori dalla napoletanità, se vogliamo, affrontando temi internazionali attuali e dolorosi, come il problema palestinese (“Criature d’ ‘a Palestina”), dimostrando come la lingua napoletana si possa ben adattare allo spirito, alle figurazioni ed alle espressioni non solo del luogo in cui è nata e viene praticata, ma anche in altri contesti socio-culturali.
Una “napoletanità universale”, potremmo quindi attribuire, infine, alla poetica del nostro Vincenzo Russo, instancabile e pertinace indagatore del mondo e della cultura napoletana, autore poliedrico e poeta della continuazione e del rinnovo delle più radicate tradizioni liriche napoletane.

Giuseppe Vetromile

Vincenzo Russo, "La vita che ha più vita", LER Editrice, Marigliano (Na), marzo 2009. Pag. 90, euro 15,00

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PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012