
E’ sconcertante ri-sentire questi pochi versi del poeta Marco Amendolara, e accorgersi che il vero poeta è in fondo un precursore del mistero e della verità tenacemente ricercata tra le pieghe del mondo e dell’universo intero. Con un senso, anzi con molti sensi in più rispetto a normali cinque da noi posseduti, in quanto il poeta ha appunto una capacità di vedere e di sentire le cose più “esercitata”, ed è per questo più attento ai messaggi interni ed esterni che sollecitano e stimolano la scrittura creativa.
Marco Amendolara è stato un poeta che è andato "oltre": forse mai soddisfatto, come del resto tutti i “grandi”, egli tendeva ad una quasi perfezione dell’esposizione poetica, nel giusto incastro dei termini e nel valore semantico da attribuire ai termini.
Nato a Salerno nel 1969 e prematuramente scomparso un anno fa, Marco Amendolara, poeta, saggista e critico letterario, è stato ricordato ieri, 11 giugno, presso la Fondazione Premio Napoli a Palazzo Reale, in un interessante incontro nel quale Ugo Piscopo, Alfonso Amendola, Ciro Vitiello, Carlo Di Lieto e Rino Mele hanno ricordato la Sua figura e le Sue opere, esponendo e raccontando con ricchezza di particolare e profondità di analisi, aspetti e caratteristiche del suo modo di scrivere e interpretare la poesia, l’arte e la letteratura. Accolti dal Presidente della Fondazione Premio Napoli, Silvio Perrella, gli illustri relatori, e in particolare il promotore dell’incontro, Ugo Piscopo, hanno proposto ed esortato tutti a realizzare e a promuovere ulteriori incontri e convegni di studio sul poeta Marco Amendolara, affinché la sua preziosa opera e i suoi lavori non si affievoliscano nella memoria e nella storia letteraria attuale.
Gremita la sala da parenti, amici e da numerosi poeti della Città e delle cittadine del vesuviano.
Giuseppe Vetromile,
12/06/2009
*(Brano poetico tratto dal volumetto “La bevanda di Mitridate”, edizioni Marocchino Blu, Lucca, 2008)
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