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IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

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TACCUINO ANASTASIANO

5 aprile 2010

"La casa viola", un nuovo libro di Marco Scalabrino

E’ nota la sperimentazione di scrittura poetica a quattro mani, nella quale due poeti si intersecano o si avvicendano scrivendo versi più o meno collegati a quelli dell’autore precedente, in un gioco di parole che può apparire forzato, ma che stimola doppiamente la creatività poetica di ciascuno. Oppure, è anche noto il fenomeno dei cantori a braccio delle terre marsicane, ad esempio, che si esibivano nelle feste paesane e nelle taverne, declamando versi improvvisati attinenti al vino o ad altri argomenti del folclore locale.
In questo scenario sembra collocarsi la poesia di Marco Scalabrino, divenuta ormai universale, in quanto espressa, per l’appunto, a più voci. In questo caso le voci non sono quelle di altri poeti che continuano il canto precedente, ma sono voci di bravi ed esperti traduttori – poeti anche loro – che interpretano i versi originali in vernacolo siciliano di Marco Scalabrino in altre lingue: italiano, brasiliano, inglese, francese, spagnolo, scozzese e perfino còrso. Non è nuovo, il nostro valente poeta siciliano, a questo suo moltiplicarsi in altre lingue, come se volesse, e giustamente!, prolungare il suo dire poetico calandolo nelle realtà sociali ed umane di altre culture e situazioni storiche. Ricordiamo infatti un suo precedente lavoro, “Canzuna di vita, di morti, d’amuri”, in cui il poeta trapanese affida le sue liriche anche ad altre espressività linguistiche.
Non a torto potremo quindi dire che Marco Scalabrino scrive, e scriverà, le sue poesie, in un contesto allargato e, oserei dire, globalizzato, volendo utilizzare un termine che ormai fa parte del nostro patrimonio socio-linguistico; è evidente infatti che se, da una parte, il nostro bravo autore non può fare a meno di esprimersi così “coralmente” in un plurilinguaggio che accentua, sottolinea e rimarca quanto ha da dire, come una figura riflessa da tanti specchi, è anche vero che egli attua un’operazione assai nobile e valida umanamente e socialmente, perché tende all’unificazione del sentimento poetico, nel senso che il sentire e il frequentare poesia, in tutti i popoli, è analogo e rende consapevolmente, o inconsapevolmente, “fratelli” nell’arte. E poi, con questa sua “pluripoesia”, che in quest’ultimo libro appare ancora più ricca ed estesa, grazie come dicevamo all’ottima traduzione di co-autori di rilievo nel panorama letterario siciliano e nazionale, come ad esempio Enzo Bonventre e Flora Restivo (che è anche l’autrice della prefazione), Marco Scalabrino vivifica e internazionalizza, se vogliamo, la lingua siciliana, ed è ancora questa un’altra operazione degna di encomio! E cioè, la poesia siciliana non resta relegata in un cassetto regionale, non è incasellata in un mero fenomeno linguistico locale e storico del momento, bensì varca la soglia di casa e si libra, come è giusto, nei cieli internazionali!
Venendo ora al contenuto, si osserva, nelle poesie di Marco Scalabrino di questa sua ultima raccolta, un progressivo liberarsi di appesantimenti e di scorie ridondanti. La sua poesia è divenuta ancora più fluida ed immediata, basandosi su flashes di situazioni e di vita quotidiana che sorpendono il lettore, inducendolo ad ulteriori e più approfondite riflessioni. Il magico e sapiente uso del termine e il verso quanto mai breve – uno sparo, o un tiro di pallone! – rendono il messaggio intrinseco più immediato, che poi dilaga nel cuore e nella mente del lettore per una fruizione più ricca. Originale, ad esempio, la poesia “Palluni”: “Ha’ cafuddari pidati nta un palluni (Debbo tirare calci ad un pallone)”, in cui lo stesso verso si ripete uguale per sette volte, come per indicare l’insistenza, la rabbia, la risolutezza nell’affrontare la vita, con una metafora di grande effetto.
Ma dobbiamo dire che Marco Scalabrino non è chiuso nella sua calda Sicilia e la sua poesia non si è certo fermata qui. Il suo valore di poeta, traduttore egli stesso di pregevoli scrittori d’oltreoceano, come l’Hoffmann, legato alla sua terra ma anche, e molto, alle linee di pensiero poetico internazionali, si evidenzia continuamente e vieppiù rilevante, prezioso. Un poeta di grande spessore, che la Sicilia, e l’Italia letteraria, deve tenere in grande considerazione.

Marco Scalabrino, “La casa viola”, Edizioni del Calatino (Samperi), Catania, 2010

Giuseppe Vetromile
5/4/10

4 commenti:

  1. Carissimo Pino, ti ringrazio sentitamente per la gradita attenzione e ti abbraccio, Marco Scalabrino.

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  2. Questo nuovo volume di poesie di Marco Scalabrino, “La casa viola” (bel titolo – e bella copertina e quarta di copertina, per quel che riguarda un “oggetto libro” davvero ben fatto), mi ha attratto in modo particolare, non solo per la ritrovata polifonia relativa alla presenza di traduzioni in più lingue, ma anche per la notevole ricerca – riuscitissima – di spazi ancor più vasti. Una ulteriore conferma d’una poesia di alta qualità, quella di Marco Scalabrino, al quale vanno tutti i miei complimenti.
    I versi de “La casa viola” mutano forma, tematiche, timbri, ampliandosi, con fortunata voluttà poetica, dal lirismo alla prosa quotidiana, all’invettiva, tra episodi onirici o versi che esprimono terrestri carnalità, attraverso felici funambolismi, fino a giungere anche al verso sapienziale, con spostamenti insomma in territori multiformi – dallo spazio dell’incorrotta dimora intima, personale, fino all’àmbito collettivo, profondamente degradato.
    Ed è inoltre di grande impatto, per gli occhi e per il cuore, la ricerca di sperimentalismi grafici e linguistici, che fluttuano dal linguaggio informatico alla parola che diviene “cosa” (“Ma quei quattro gradini”, per esempio, che diventano graficamente “gradini” di parole, oppure “.Punto. .nero./.a. .centro./.di. .pagina.”), sino alla parola che si legge solo se censurata, come nei versi di “Impalcatura” (una poesia che mi ha molto emozionato) dove ogni parola (compreso il titolo, che per mia incapacità con la tastiera non so “cancellare”…) è “cancellata” da una riga censoria – denuncia feroce d’una zona oscura della nostra vita nazionale, le cosiddette “morti bianche”.
    Nomino alcune poesie, tra le tante, che mi sono rimaste più nel cuore (una sensazione immediata: probabilmente ad una ulteriore lettura citerei altri titoli): Sei tornata, La casa viola, Ladro, Scarpe, Frastuono, Imbattermi nel silenzio, Nell’aldilà.
    P. S. Ho fatto riferimento a titoli e versi nella traduzione in italiano, dall’originale in siciliano.
    (Subhaga Gaetano Failla)

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  3. A Marco, al suo bel libro, alla bellezza profonda del dialetto, "linguaggio cosmico", per ripetere una frase di Sgalambro, tutti i miei più affettuosi auspici di volare sempre più in alto.
    Flora Restivo

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  4. Ringrazio sentitamente Gaetano Failla e Flora Restivo per i loro affettuosi interventi. A tutti un cordiale saluto, Marco Scalabrino.

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Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

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PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

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