Riascoltando una vecchia intervista al grande Giuseppe Ungaretti, ho ritrovato molto aderente a questo recente libro di Narda Fattori, "Le parole agre", una sua affermazione circa la poesia, e cioè che questa "viene così", non si sa come e perchè, e che la parola segue l'intendimento e l'orecchio, in un lungo ed estenuante lavorio di affinamento e di sfrondamento, nel tentativo di giungere, o almeno tendere, alla piena eguaglianza, sul piano stilistico e strutturale, tra ciò che si ha da esprimere nel cuore e nell'anima, e ciò che si è scritto effettivamente sulla pagina. Ma non si è mai contenti, soddisfatti. Come diceva Ungaretti, una lunga composizione la si può scrivere in breve tempo, quando si è baciati dall'"estro" o, come spesso si suole dire, ispirazione, mentre composizioni molto brevi possono impegnare il poeta anche per lunghi periodi, nella ricerca quasi ossessiva di termini appropriati, di figurazioni e descrizioni consone. E d'altra parte, come anche Montale affermava, la poesia è una costruzione "verticale", al contrario della prosa, che si struttura "orizzontalmente". Ciò vuol dire che la funzione della parola poetica deve essere quanto mai immediata e profonda nello stesso tempo, in una economia di struttura e di stile atta a colpire immediatamente il lettore, andando diritto alla sua sfera emozionale. E, quindi, ne discende da qui l'importanza della parola, nella costruzione poetica. Parole essenziali, che possono essere libere in sé, ma sempre portatrici di verità profonde, e che possono trasmettere emozioni forti.
Da questo punto di vista, "le parole agre" di Narda Fattori compendiano una analoga situazione di aderenza piena a quanto più sopra esposto, nel senso che la poetica della nostra Autrice romagnola è quanto mai rispondente ai requisiti essenziali della poesia più alta, a mio modesto parere: la ricchezza polifonica e plurisignificante della sua parola poetica, in un susseguirsi melodico nel verso, dove acquistano giustamente importanza e vigore espressivo grazie ad una costruzione ispirata e indovinata, frutto della sua indiscutibile esperienza letteraria e poetica. E le "parole" possono essere anche agre: non è permesso in poesia il nascondimento della propria realtà e del mondo che si esprime attraverso l'esperienza poetica; maschere o infingimenti potrebbero essere frutto della sola personale perizia letteraria, ma avrebbero il vuoto del cuore e della genuinità comunicativa. Insomma, non si può barare con se stessi. Ed allora, se agre devono essere le parole in un particolare contesto storico ed emotivo dell'artista creativo, e nella fattispecie di Narda Fattori poetessa, ebbene, ciò, a dispetto, se vogliamo, del titolo, non fa che accrescere la bontà e la coerenza, e quindi lo spessore, del suo dettato poetico. Del resto, anche Ivano Mugnaini, nella sua lunga e dettagliata prefazione al libro, riferendosi al titolo, che in effetti racchiude in sé tutto il senso della raccolta, afferma che l'argomento "è netto, deciso, perentorio. Non ammette, in apparenza, alcuna incertezza o esitazione".
Ma addentrandoci ancora di più nella realtà poetica che Narda Fattori vuole comunicarci in questo suo ultimo pregevole libro, possiamo notare innanzitutto che la poetessa pone l'accento sull'intesità semantica della parola stessa, per l'appunto, nella sua "agra" realtà (o essenzialità), e nella forza rievocatrice che ne consegue: "Io gioco con le parole e con le parole / canto e rido e faccio convito / ballo la loro musica sempre variata / a volte ben accordata su ampio fiato / o dura e aspra come colpi di maglio / che batte il tempo sulla roccia e la scaglia / per regalarla al mare che la fa duna". Non per nulla, a nostro modesto parere, questi versi costituiscono l'inizio della raccolta, una raccolta organica composta da corpi poetici senza titolo, per dare una giusta continuità e integrità a tutta la costruzione poetica. Vi è poi da notare il grande e produttivo rovello interiore, quasi viscerale, emotivo, che però viene giustamente filtrato e gestito da una mente allenata e colta, capace poi di esprimere e rendere le emozioni e i valori più genuini e profondi, con versi non privi, anche, di una consistente allusione sociale e naturale: "... l'ulivo era per l'olio e l'olio per il pane / col salice si intrecciavano panieri / oggi è sterile l'ulivo da giardino / e tutto il torcersi del tronco al tempo / lo rende solo più costoso / non valutata la resistenza e tutto il male / sotto le frustate del vento..."
Ma altre caratteristiche integrano la poliedrica visione del mondo in "Le parole agre" di Narda Fattori. Altri orizzonti sono indicati leggendo il libro, costituito da due corpi poetici, "le parole agre" e "frammenti di anatomia", che in una certa misura costituisce un'appendice tendente a sottilineare ancora di più le argomentazioni poetiche di "le parole agre": "Delle parole accovacciate sulle labbra / mi resta un ricordo scordato / da cicala d'agosto che prepara la discesa / nelle viscere della terra fra le radici / dell'albero che gli ha offerto una foglia / dove posare l'inesausto canto..."
E' ancora quindi la parola, in Narda Fattori, la parola poetica, che assume grande importanza e dalla quale si sviluppano via via i concetti e le emozioni, in un susseguirsi corroborante e liberatorio di versi, nei quali liricità e significanti formano un tutt'uno armonico e gradevole.
Narda Fattori, "Le parole agre", Ed. L'arcolaio, Forlì, 2011. Prefazione di Ivano Mugnaini
G. Vetromile
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