Sono sempre più convinto che creare poesia nella nostra
epoca attuale, così multiforme e variegata, così complessa e
"globalizzata", sia un esercizio davvero difficile e delicato, se
vogliamo anche più sofferto e impegnativo, per gli infiniti stimoli di tutti i
tipi, per i messaggi (vogliamo chiamarli "input", volendo utilizzare
un linguaggio ormai standardizzato?...) e per le caratteristiche
caleidoscopiche di un mondo che, sopra, dentro e sotto, induce nei poeti la
"vis", l'abbrivio creativo che poi si concretizza in poesia dopo il
lavorìo metodico, costante ed entusiasta di tanta materia a portata di penna e
di... pianeta!
Un lavoro di interpretazione del mondo arduo, hanno dunque
da compiere oggigiorno i poeti, per mettere ordine nel garbuglio intricatissimo
di sentimenti nuovi e complessi, di politiche, di stati d'animo e conflitti
interiori, di economie, di paesaggi e di rapporti umani (per citare solo alcuni
degli innumerevoli aspetti che caratterizzano oggi la società cosiddetta,
appunto, globalizzata); e per offrire poi ai lettori una chiave di lettura
coerente e capace di generare autoriflessioni, capace anche di allargare e
approfondire le aspettative sentimentali, intellettive ed emozionali, una volta
appurato che la poesia è, anche, se vogliamo, strumento, mezzo efficace per
"educare" all'ascolto profondo di sé, sull'onda e sul ritmo dei versi
letti, che diventano propri, assorbiti dalla propria anima.
Parliamo naturalmente, qui, di buona poesia, di quella alta,
che ha tutti i requisiti, e di stile, e di contenuti, e di liricità, tali da
coinvolgere e sconvolgere il lettore, profondamente e incisivamente.
La poesia di Lucia Stefanelli Cervelli rispecchia
certamente, a mio modesto parere, questa caratteristica importante, direi
essenziale. Oggi si scrive tantissimo di poesia, lo sappiamo bene tutti, e
sotto certi aspetti questo può anche essere un dato positivo: se si considera
la poesia come mezzo salvifico, in una società dalle mille omologazioni, per
combattere una certa strisciante alienazione generalizzata, allora può andare
anche bene. Ma tra il versificare divertito o divertente giornaliero, e la
Poesia con la p maiuscola, c'è davvero una differenza grandissima e importante,
perché l'arte poetica, come già affermava il buon Orazio due secoli fa, non è
cosa da prendere con superficialità: si è poeti completamente e senza alcuno
sconto, oppure non lo si è affatto, non esistono mezze misure, al contrario di
un mestierante qualsiasi che potrà eseguire il suo lavoro con un certo grado di
bravura e di precisione.
E se la Poesia deve essere tale senza nessuna ulteriore
aggettivazione che possa in qualche modo qualificare il suo grado di bontà e di
verità, possiamo ben dire, tornando alla nostra autrice, che Lucia Stefanelli
si colloca a buon diritto nella non numerosa schiera di Poeti italiani attuali
di valore e di riferimento. Leggendo più da vicino questo suo recente lavoro
poetico, dal titolo emblematico "Fuori di persona", risulta infatti evidente
la sua grande frequentazione di un mondo poetico impegnato e cólto. La sua è
una poesia riflessiva, una sorta di diario in cui annotare anche la più piccola
emozione, il minimo dettaglio, l'attimo transeunte, generati da improvvise
osservazioni e considerazioni che le nascono interiormente grazie al
"viaggio" poetico "fuori di persona". E' un dialogo con se
stessa, che si snoda lungo tutto il libro, in un itinerario in cui le soste
sono rappresentate soltanto dalle date apposte alla fine di ogni brano poetico,
in una progressione temporale che è soltanto casuale, in quanto l'intero corpo
poetico della raccolta è da considerarsi unico e non frammentabile in stadi di
diversa contestualizzazione poetica: ciò è un pregio, perché sta ad indicare la
compattezza e l'organicità del lavoro, di fronte a tanti volumi realizzati
semplicemente "raccogliendo" poesie sparse e senza alcun legame tra
di loro, collegate magari soltanto da una mera progessione temporale.
Il coraggio di porsi "fuori di persona" per
osservare attentamente e senza infingimenti se stessa dall'altra parte, immersa
in un mondo in continuo movimento, soffermandosi sulle idee essenziali che sono
al centro della persona, in un continuo onesto interrogarsi, è indice di grande
sensibilità artistica ma anche di valentia letteraria. E' facile in questi casi
cadere nella mera narrazione descrittiva del fatto osservato, sia interiore che
esteriore, privando il verso di quella forza, di quel mistero e di
quell'allusività che gli è indispensabile perchè tutta la scrittura sia in
effetti "poetica".
In Lucia Stefanelli la tensione poetica, invece, non cade
mai, è costante e intensa fino al termine del libro, coinvolgendo piacevolmente
il lettore nello scorrere fluido del discorso e delle riflessioni, che dal
nucleo centrale dei testi rimandano sempre ad altre considerazioni, in una
circolazione aperta che allarga il contesto poetico all'universale. Ed è una
poesia contro la generale superficialità e banalità quotidiana, tesa a
stimolare nel lettore la riscossa dall'intorpidimento intellettuale ed
emozionale che l'avvolge, in un tempo "sconfitto come l'esile trama di
un tessuto liso", in cui anche l'autrice si ritrova immersa, ma dal
quale cerca di uscirne "dilatandosi" fino a creare una voce
poetica alta, stentorea, capace di affrancarla da una vita vissuta solo di
attese, "come passano nubi all'orizzonte senza risposte".
"Fuori di persona" è un libro di poesie non
usuale, dunque, in cui gli schemi ed il linguaggio, come viene affermato anche
nella puntuale prefazione di Marcello Fasolino, si discostano alquanto dalla
maggior parte della poetica tradizionale, il che rende il libro davvero
originale e interessante, da leggere con attenzione ma anche con la piacevole
sensazione di condividere con l'autrice un mondo intimo inaspettato e ricco di
infiniti spunti riflessivi.
Lucia Stefanelli Cervelli, "Fuori di persona",
Iuppiter Edizioni, Napoli, 2012
Giuseppe Vetromile
28/12/12
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