Sottoposti alla legge inesorabile del tempo, questo grande scultore, siamo tutti condannati. Alla fine del viaggio ci aspetta quell’ombra ineluttabile, pronta a risucchiarci, che è la morte. Non c’è scampo e via d’uscita da questa prigione sconclusionata del creato.
Tale il punto di partenza della poesia di Giuseppe Vetromile che, per sfuggire a questo vertiginoso risucchio nichilistico, ubbidisce a una poderosa forza di rimozione, a un’urgenza biologica e non rinuncia a illudersi che la propria vita possa essere un’altra da quella che realmente è. Così tenta la poesia come inaudita architettura di parole, percorso alternativo, con le sorprese, gli imprevisti, le fermate obbligatorie.
Per diversificare si avventura in una terra incognita, prova le varianti, i transiti interrotti e provvisori, tenta probabili vie di fuga e ci offre tentativi di oltrepassare la morte, eludere le frecce direzionali del beffardo corso della vita. Ripercorre a ritroso il viaggio per redimere il passato, per riflettere e scoprire infine, sospeso, un istinto di sopravvivenza legato al sogno della vita.
Alessandro Carandente
Giuseppe Vetromile, "Percorsi alternativi", Marcus Edizioni, Napoli, 2013. In copertina: G. Battista Nazzaro, Grafia n. 1, 2012
***
Giunti all'apice della foglia non resta che tornare indietro
ma sull'altra faccia
quella più rugosa e capovolta
perchè quando il mondo finisce comincia
la via sghimbescia e non ha pace
la formica
riprende l'infinito giro
così noi
a passetti di tempo e di stagioni amare
cerchiamo l'orlo della vita
senza sapere che in realtà stiamo traslocando
verso un'altra tiritera
(Da: Sequenze del contrario andare)
Veramente bella
RispondiEliminaRaffaele Liguoro