Accostarsi al mondo della poesia,
frequentarlo e poi anche viverlo in prima persona, da protagonista, non è un
processo che può esaurirsi in un breve spazio di tempo: inizia, se davvero
inizia, cioè se davvero si posseggono i "germi", i "semi"
capaci di generare questa stupenda attività artistica, quasi in sordina,
improvvisamente, in un luogo e in un momento particolare, forse, della vita
dell'autore, per poi proseguire senza più arrestarsi, ma raccogliendo e consolidando
lungo il viaggio personale, un bagaglio di esperienze poetiche sempre più ricco
e luminoso. Il punto importante è dunque l'inizio, la determinazione a voler
coscienziosamente intraprendere un lavoro di ricerca su di sé e sul mondo
osservato, da tradurre in versi.
In questo senso Ciro Carfora è un
poeta coscienzioso, perché egli seppe coltivare la folgorazione nascente,
l'impeto creativo che è innato in noi, per proseguire consapevolmente e con
impegno, lungo la difficile strada del fare poesia, una poesia che non sia solo
un mero versificare, cioé imbellettare le emozioni e le idee con parole e
termini sensuali, sdolcinati o anche ovvii, ma piuttosto una poesia robusta,
istantanea, che sappia attraversare la pelle e giungere fino al cuore, penetrante
come uno strale. E non è necessario ricorrere a particolari costruzioni o a
sperimentalismi forzati ed estremi, per proporre a tutti i costi una poesia
diversa, una poesia nuova, una poesia libera: sono, queste, caratteristiche che
a volte necessitano, è vero, ma non sempre. Ciro Carfora ha trovato invece, per
la sua poesia, una connotazione e una modularità che per certi versi può dirsi
classica, normale, o addirittura lirica. Ma il suo segreto sta proprio nel
"segreto", cioè nella verità intima e semplice del suo cuore e della
sua anima, capace di dar vita al fanciullo pascoliano, o a quell'essenzialità
velata di mistero che si ritrova nella poetica ungarettiana.
Un linguaggio semplice e diretto,
dunque, quello di Ciro Carfora, e l'abilità poetica sta proprio in questo suo
dire breve ma intenso, diretto ma profondo, sintetico ma totalizzante nello
stesso tempo.
Andando ad indagare più in
profondità nella poetica del nostro Ciro Carfora, la prima cosa che risulta
evidente è dunque questo suo discorso apparentemente tranquillo, contenuto,
direi quasi da genitore nei confronti di un figlio, in cui il dire è costituito
essenzialmente da "considerazioni" sugli aspetti molteplici della
vita, della società, degli affetti, del "come va il mondo", ed
espresso con una tonalità dolce, mai eccessiva o eccessivamente aggressiva,
lacerante, urlante: perchè l'impasto poetico con il quale Carfora realizza la
sua edificante costruzione, è infarcita d'amore, soprattutto d'amore: "Tu
non sai, / ma è questa grazia / che nell'intimo / ti possiede / a renderti rosa
/ dei giardini, / rugiada / che ammanta i sentieri / coi veli delle trasparenze
..." (Da: "Rossella"). E sulla base di questo principio
edificante, cioè il sentimento d'amore verso la persona e verso tutta la società,
Ciro Carfora ha elaborato una sua struttura poetica, fin dall'inizio della sua
lunga carriera letteraria, ricca di contenuti soprattutto personali e sociali,
in cui le tematiche più importanti e addirittura scottanti, per certi versi,
vengono espresse con naturalezza ma anche con l'incisività del suo accorato
canto. Possiamo dunque considerare, ora, questa recente raccolta di poesie dal
titolo quanto mai aderente a tutto il discorso precedente, e cioè
"Considerazioni", come un'opera validissima del nostro poeta, che
continua, anzi prolunga la sua azione artistica e letteraria, nei confronti del
mondo, ponendosi egli quale acuto osservatore di fronte alla quotidianità,
sovente intrisa di storie degradate e tristi, ma anche ricca di sbalzi di gioia
e d'amore. Parliamo, in particolare, di figure di sofferenza, che il nostro
Carfora ritrae con determinazione e dolcezza: "La povertà / è una
fanciulla / che mi seduce / con un cenno degli occhi. / Ho per lei / monete di
tenerezza / e qualche lacrima nascosta" (Da: "La povertà").
E ancora: "Adele è ferita, / ma ha cuore / che si dona. / Adele è
attesa / di arcobaleni, / è sorriso / che stempera sconfitte" (Da:
"Adele"). In questi versi, presi ad esempio, già si intravede la
commiserazione, la compassione del poeta, che non è però mero e languido
distacco, bensì compartecipazione, quasi un immettersi nei sentimenti altrui,
farli propri.
Ed è dunque anche per questo (ma
non solo!), che Ciro Carfora ha meritato di ottenere il primo premio,
consistente appunto nella pubblicazione di questo libro, all'edizione 2012 del
concorso letterario internazionale "Prader Willi" indetto
dall'Associazione "Carta e Penna" di Torino per porre l'attenzione
del pubblico su una particolare malattia, detta appunto sindrome di Prader
Willi, dal nome dei due studiosi che l'hanno individuata. Ciro Carfora ha
dimostrato così che anche con la poesia è possibile avvicinarsi a problematiche
importanti che investono la sfera delle malattie e il rapporto con i
"diversamente abili". Le sue poesie, in particolare quelle raccolte
nel libro "Considerazioni", sono per certi versi anche una denuncia,
o perlomeno un tentativo di informare, con una modalità artistica e poetica
davvero eccezionale, e di aprire una finestra sul doloroso mondo dei diversi,
degli abbandonati, dei sofferenti. E la sua poesia compie il miracolo del
riscatto, ponendo in luce aspetti negativi, figurazioni opache, ma comunque
cariche di grande umanità e soprattutto di speranza, come quando afferma, in
"Aurora": "E' nel viaggio / dei tuoi sogni / che si desta /
il mattino".
Ciro Carfora conferma con questa
sua raccolta poetica di essere poeta sensibilissimo e attento, che senza
ricercare particolari strutture autoreferenziate, mira ad una poesia diretta,
del sentimento e dell'uomo, pur avvalendosi di una scrittura lirica di indubbio
livello qualitativo.
Ciro Carfora,
"Considerazioni", Associazione Culturale Carta e Penna, Torino, 2012
G. Vetromile
3/3/2013
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