
Un grande artista, dunque, che, proprio come i veri grandi artisti, non si autocelebra ma, anzi, appare e si comporta da “persona qualsiasi” pur essendo consapevole del suo tesoro.
Non sono un critico d’arte e questa breve nota non vuole essere uno studio o una lettura interpretativa delle sue opere pittoriche, ma soltanto una personale riflessione sull’incontro. Del resto, già altri critici qualificatissimi, tra i quali il nostro comune amico Raffaele Urraro, hanno bene illustrato la pittura di Luigi Franzese, e l’ultimo catalogo che ho avuto il piacere e l’onore di ricevere, intitolato “Di materia in materia”, ne è il compendio più “poetico” e interessante.
Giorni fa, a casa di Raffaele Urraro, avevo già “visto” (le virgolette sono necessarie, perché non è stata una visione diretta…) su internet alcune opere di Luigi Franzese, del ciclo “Vesuvianità”, opere che mi hanno impressionato ed emozionato per la forza “vulcanica” in esse manifesta, con la scelta appropriata della tecnica e dei colori, ma anche per la sottintesa poesia della continua trasformazione della materia e del suo perpetuo rinnovarsi e ricrearsi. Colori e tonalità che emanano calore e luce, sentimento di timore reverenziale ma anche di dolcezza, nei confronti di una natura che è raffigurata ancora, e giustamente, libera di rigenerarsi così come è scritto nel libro di Dio.
Luigi Franzese è nato a San Giuseppe Vesuviano, e in questa cittadina ha il suo Studio. Tantissimi sono i riconoscimenti ottenuti e le personali realizzate. Ultimamente ha esposto le sue opere nelle sale del Museo Gracco, a Pompei.
Da semplice poeta e amante di tutte le espressioni artistiche, un’ammirazione spontanea ed affettuosa mi nasce nei confronti del nuovo amico, Luigi Franzese, pittore vulcanico e persona gentile e schietta, e al quale auguriamo sempre maggiori e meritati successi.
Giuseppe Vetromile
22/3/2009
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