
Così: “Poesie”, titolo scritto in un bianco che spicca in un mare rosso vermiglio, a testimoniare una essenzialità di discorso che è in effetti sinonimo di grandiosità, universalità e completezza poetica.
Stiamo parlando del recentissimo libro di Raffaele Urraro, particolarmente prolifico in questo ultimo periodo, e dopo aver dato alle stampe un impegnativo e profondo studio su Leopardi (“Giacomo Leopardi: le donne, gli amori”, Olschki Editore, Firenze 2008). Conosciamo il grande valore di Urraro saggista e critico letterario, e la sua intensa produzione – insieme con Giuseppe Casillo – di testi antologici di classici latini e greci, ma la sua poesia, che si pone sulle più alte vette dell’attuale panorama poetico campano e nazionale, è sempre presente e incisiva, anche nei momenti in cui affronta altri versanti letterari, filosofici e artistici, essendo egli un acuto e intelligente osservatore e studioso dell’Arte sotto i suoi molteplici aspetti.
Una poesia, quella di Raffaele Urraro, che, come afferma la Spaziani, ha due facce come la luna: una, protesa verso la materialità del mondo con tutti i suoi problemi sociali, fisici, economici, esistenziali; l’altra rivolta all’immaginario, al sogno, alla trascendenza. Raffaele Urraro ha questa grande capacità umana e “tecnica”: saper amalgamare e complementare le “due facce”, pur destinando loro la giusta e dovuta espressività poetica.
In questo libro, come afferma lo stesso Urraro, le poesie sono ordinate secondo le due tipologie di contenuto, e quindi vi troveremo una prima parte, intitolata “La parola e il sangue”, che raccoglie poesie ispirate ai temi sociali e contingenti (“… è guerra / e sulle strade vola / il gigante dai denti d’acciaio / nello sguardo un bagliore di sangue / una pietra nel cuore / aliti di fuoco / schegge di morte / brividi nell’anima disperata / e nella mente sdraiata / sull’orgoglio che / ferisce e uccide…”); e una seconda e ultima parte, intitolata “La danza delle stelle”, in cui il nostro Raffaele Urraro si lascia trasportare verso mondi possibili, che stanno al di là del nostro umano, materiale e superficiale stanziamento: “dalla sua finestra al balcone / canta la luna e la sua canzone / scende sulla terra lentamente / accompagnata dalle scie delle stelle…”
Poeta eccezionale, Raffaele Urraro, che per esprimere il suo corposo e interessante dettato poetico, sa bene utilizzare anche il vernacolo napoletano, dando così in molte sue poesie un tocco di intensa emotività e passionalità: “’o sole s’arravoglia dint’ ‘a lampa / e straccia ‘stu lenzulo che cummoglia / ‘a terra stesa / cu’ chelle spalle ‘a fora / ‘ncopp’a ll’aria che brilla e che se more …”.
Le “Poesie” di Raffaele Urraro meritano non solo di essere lette, ma di essere soprattutto interiorizzate, in quanto offrono senza alcun dubbio un valido e importante spunto di riflessione e di meditazione, per i vari e complessi temi e contenuti, per lo stile esemplare del suo dire, e per l’intensità emotiva e figurativa dei suoi versi.
Raffaele Urraro, “Poesie”, Marcus Edizioni, Napoli 2009. Pagine 112. Euro 10.
Giuseppe Vetromile
2/11/09
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rimbalzano le mie parole
rimbalzano le mie parole
dalla terra di creta
al cielo di cristallo
e non trovano nulla
:trovano soltanto
il silenzio dell'assenza
ombra grigia
che pigia le nevrosi
del sogno
l'uomo è solo
con la mente che vola e che s'impiglia
negli spazi frantumati del nulla
e il silenzio squarcia
le pareti di pietra
è un silenzio impalpabile
come tenebra oscura
sotto le dita dell'anima
solo la parola
può uccidere il silenzio
e se svanisce nel nulla
resta l'eco trasportata dal vento
Raffaele Urraro
(da: "Poesie", pag. 57)
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