
Giunge da lontano un rombo sordo che scuote la terra e sgomenta gli animi: “
Trema la terra, le vene hanno sangue che geme e ti riempie”. Mai evento così catastrofico, quel terremoto dell’80, è stato rivissuto, rielaborato, ripianto e riportato ai livelli più alti della pietà e del cordoglio umano, come in questo poemetto di
Domenico Cipriano. Il titolo è emblematico: “
Novembre”, e già a leggere e a pronunciare questa parola vengono i brividi, perché si riferisce inequivocabilmente a quel novembre, a quel triste 23 novembre, così lontano sotto certi aspetti, ma ancora così vicino alla nostra storia di uomini del sud, alla nostra esperienza diretta o indiretta che ci ha mostrato le fauci della terra, ci ha fatto vedere la morte con gli occhi del cuore e della ragione, letteralmente. E non poteva, un grande e raffinato poeta irpino e nazionale, giovane ma già maturo nella sua visione poetica contemporanea, come per l’appunto
Domenico Cipriano, sottrarsi all’esigenza, oserei dire quasi al dovere, di “utilizzare” la poesia, mi sia consentito questo termine tra virgolette per meglio chiarire il concetto, per riportare a noi il ricordo, per vivificarlo, per umanizzarlo, per cantarlo. Sappiamo che il “là” gli è stato suggerito e ispirato dalla imminenza del trentennale di quel fatidico giorno, e cioè il novembre del 2010, ma un bravo ed esperto poeta del calibro di
Domenico Cipriano riesce a compiere l’opera d’arte basandosi sugli elementi storici ed emozionali di un evento, di un evento che ha scosso profondamente non solo la terra, ma soprattutto gli uomini. E
Cipriano, nel suo “laboratorio” poetico, ricostruisce quella data, quel giorno di dolore, lo rivive non solo perché si è trovato lì, in quei posti così duramente colpiti, da ragazzino ( “
tornare nelle case a piano terra, nei garage / dormivegliare sulla sedia, in tre giorni / ero cresciuto, avevo più forza e pazienza”), ma anche grazie alla sua sensibilità, alla sua grande capacità di immergersi con il cuore e con la mente negli anfratti e nei lacerti più riposti del sentimento e della storia, indagando e ricordando, valutando e riflettendo: “
sciacalli sui resti delle case, tra i morti / e le pietre, ma nel freddo si nutrono / aiuti improvvisati, attrezzati con la forza / della stessa notte.”. Non è un resoconto da cronista, il suo, né un freddo e scientifico saggio sui fatti accaduti, né una storia per quanto commovente e dettagliata possa essere. “
Novembre”, di
Domenico Cipriano, è qualcosa di più. Proprio perché la poesia è capace di sublimare il tutto, innalzando ogni cosa, sentimento, carnalità, natura e creato, uomini e animali. E la poesia di
Domenico Cipriano è tutto questo, è sintesi ineccepibile della storia del terremoto, senza nulla tralasciare, senza nulla adombrare, ma anzi accentuando, pur nei pochi ma densissimi versi, ogni aspetto sociale, umano, ambientale, spirituale.
Il libretto è scarno, sobrio, seppure tipograficamente ben realizzato e presentato. Ciò è in sintonia con la storia del terremoto, che non deve essere ammantata di falsi sfavillii o imbellettamenti: nel rispetto dei caduti e delle miserie, nel rispetto di chi ha perso tutto. E la copertina, sempre in sintonia con il contenuto, raffigura macerie. Un libro che è completamente dedicato al terremoto, e lo rappresenta ancora totalmente e simbolicamente, oltre che nei testi, nella copertina e nella struttura. Ci tiene infatti a sottolineare, il nostro bravo
Domenico Cipriano, nella nota al termine del libro, che le poesie sono 23, come la data del terremoto; e che ogni poesia, o “stanza”, è composta di 7 versi, i quali, insieme al “prologo” finale di 34 versi, richiama l’ora: 7.34 di sera; e l’introduzione, “intro”, è di 11 versi, come il numero del mese, novembre per l’appunto.
Domenico Cipriano conferma, con questa sua opera, di essere un poeta impegnato e prolifico; pur avendo già raggiunto una indiscutibile maturità, come dicevamo più sopra, maturità che dalla sua stupenda terra irpina lo ha proiettato negli ambienti più alti della poesia contemporanea italiana, continua il suo viaggio affinando la ricerca e lo studio già consolidati ed evidenti nella padronanza della parola poetica e nella sua inconfondibile impronta stilistica.
“
Novembre” di
Domenico Cipriano è un’opera di grande valore, sia per il contenuto fortemente rievocativo, sia per come è stata realizzata, avvalendosi tra l’altro di una approfondita prefazione dell’illustre latinista
Antonio La Penna, e abbinandosi ad un prezioso CD musicale di
Pippo Pollina, intirolato “
Ultimo volo”, in memoria della tragedia di Ustica.
Domenico Cipriano, “Novembre”, Transeuropa Edizioni, 2010. Collana di poesie e altre scritture “Inaudita”.
Giuseppe Vetromile
19/2/11
Nessun commento:
Posta un commento
Inserisci un tuo commento