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TACCUINO ANASTASIANO

27 febbraio 2011

Zugunruhe, di Marco Aragno

Solo da qui, da questa parte / voglio ripassare sul marciapiede / qui dove tra due palazzine / si rischiara il giallo dei platani / e pare quasi di tenerti nel tempo.” Ecco: se mai fosse possibile racchiudere tutta l’essenza del pensiero poetico di un autore in alcuni suoi pochi versi, direi che proprio questi che ho appena riportato rappresentano la sintesi di tutto l’excursus poetico di Marco Aragno, ovvero anche il riferimento, il punto cruciale da cui partire per esplorare e considerare il mondo nella sua globalità interiore ed esteriore. E come leggiamo nell’approfondita analisi di Franca Mancinelli, nella prefazione, Marco Aragno ha voluto di proposito utilizzare un termine tedesco, “zugunruhe” per l’appunto, per dare un titolo quanto mai esplicativo a questa sua recente raccolta di versi; termine che significa ansia di movimento, irrequietezza, impazienza. Ma perché proprio una parola tedesca? Evidentemente, nel rispetto dell’universalità della poesia, l’Autore ha ritenuto che tale termine diretto fosse quello più rispondente al suo pensiero, e noi siamo d’accordo con lui, perché forse non esiste un analogo termine nella pur ricca e vasta etimologia della lingua italiana. Un po’ come accade per molte espressioni dialettali, che non hanno la perfetta corrispondenza in italiano e che, anche se venissero letteralmente ben tradotte, difficilmente renderebbero lo stesso significato. Ritengo che sia lecito ed anche opportuno, perciò, utilizzare termini non appartenenti alla propria lingua, quando con la poesia si intenda dare il giusto segnale, l’esatta sensazione delle proprie vedute, della propria filosofia di vita, delle proprie osservazioni. E Marco Aragno lo fa con esperta disinvoltura. Perché il titolo di un libro è importante, ed è ancora più importante quando si tratta di un libro di poesie: deve subito dare al lettore l’idea profonda, autentica, di quello che si sta esprimendo, di quello che si ha intenzione di comunicare, attraverso il velo simbolico e, sovente, allegorico della poesia.
Ma tornando allo “zugunruhe” di Marco Aragno, troviamo subito nei primi versi di questo “libriccino da collezione” (ottima collana di poesia della LietoColle Edizioni), il senso profondo del disagio del vivere quotidiano, espresso con questa “ansia del movimento”, che si concretizza nell’evanescenza dei colori, nel “tremito dei nomi”, in una parola nell’abbandono: “si resta soli la sera / quando intorno si fa la città / e si scrollano i piccioni dai rami”. E’ questa freddezza, questa materiale pesantezza del mondo che incombe sull’uomo, a determinare nel poeta Aragno la necessità di “muoversi”, e con una certa energia, e con una certa impellenza, onde portarsi al di fuori, scavalcando la banalità e la piattezza, e recuperando il fondo di autenticità e di positività latente in ciascuno di noi: “Forse la casa non è più al riparo / in questo tempo, anche se alla finestra / ritrovo i corsi e le strade di sempre.” Ancora è viva ed evidente in Aragno questa necessità di strapparsi dal tessuto inglobante della città, che metaforicamente indica tutto un mondo, questa impellenza “ansiosa” di uscirne fuori, in questi versi molto rappresentativi della sua poetica: “Ma troppo vaghe le mani, le porte / non hanno maniglie e qualcuno fugge / nel colore delle tende, nel rosso / degli oleandri che s’accende / dal fondo dei corridoi, in penombra, / se un po’ di vento riporta la vita”.
Il dettato poetico di Marco Aragno è fortemente simbolico e allegorico. La sua parola poetica, nel verso ben misurato, è decisa e forte, e richiama immagini molteplici e variegate, il che denota un ruolo nient’affatto secondario del suo modo di fare poesia, attuale ed originale. Il libro si presenta per questo compatto, pur suddiviso in cinque parti che ne tracciano lo studio intenso e felice, per il raggiungimento di una méta soddisfacente per sé e per tutti: un piano più alto di vita e di amore.
Nonostante la giovane età, Marco Aragno, poeta napoletano di Villaricca, possiede già un registro poetico alquanto elevato; egli, insieme a pochi altri validi poeti coetanei, anche napoletani, costituisce un sicuro riferimento nel panorama della poesia giovane italiana contemporanea.

Marco Aragno, “Zugunruhe”, LietoColle Edizioni, 2010. Collana Erato, Libriccini da collezione.
Prefazione di Franca Mancinelli.

Giuseppe Vetromile
27/2/11

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ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

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