Francesco Belluomini
Sul crinale dell’utopia
Giuliano Ladolfi Editore, 2013, pp. 264, € 20,00
È una vicenda realmente avvenuta, almeno in parte, quella
narrata da Francesco Belluomini nel suo più recente romanzo, Sul crinale
dell’utopia. Una storia che coinvolge, in parallelo, due personaggi, un
viareggino, Eugenio Del Sarto, e un personaggio appartenente ad un’area
geografica molto distante, un transcaucasico, Fiodor Leviskilyj, posti entrambi
su uno scenario storicamente e ideologicamente comune e ricco di fermenti e
contraddizioni, quello della guerra e dell’avvento del fascismo con le sue degenerazioni
dittatoriali, nel primo caso, e quello della Russia della Rivoluzione sovietica
e degli anni del progressivo “tradimento” dei valori di partenza, nel secondo.
Personaggio realmente esistito, singolare figura di
“sovversivo” dalle caratteristiche umane e ideologiche peculiari, Eugenio Del
Sarto (nella realtà storica, Eugenio Del Magro): nato a Viareggio nel 1887 e
cresciuto in Versilia nei primi decenni del XX secolo, porta nel suo lavoro di
dipendente delle Regie Ferrovie la sua fede politica di fervente sostenitore
delle idee di giustizia ed uguaglianza sociale, incarnate nel programma del
neonato Partito Comunista Italiano di Gramsci e Bordiga, della cui sezione
viareggina diventa il fondatore, fino al punto di mettere a repentaglio col suo
attivismo politico, assieme al suo posto di lavoro, la sicurezza e l’incolumità
stessa della famiglia in nome del suo credo politico, ritrovandosi fuggiasco e
perseguitato politico dal fascismo dapprima e poi anche dallo stesso comunismo,
di cui si illude di poter contribuire a modificare le sue atroci deviazioni.
Inventato anche se storicamente attendibile nelle sue
caratteristiche, invece, l’altro, il transcaucasico Leviskilyj, originario di
Kirovabad, sul Mar Caspio, che si muove su uno scenario geograficamente quanto
mai preciso e all’interno di coordinate storiche che sono quelle che
interessano la Russia dei primi decenni del ‘900. Dopo un’infanzia difficile
negli anni del drammatico tramonto dell’assolutismo zarista, il giovane e
inquieto Fiodor si ritrova coinvolto, in nome di ideali che scopre estranei
alle sue convinzioni, in eventi più grandi di lui (la rivoluzione bolscevica,
la guerra civile col suo carico di morti e di orrori, l’espropriazione delle
terre), finché non ne prende a poco a poco coscienza con crescente sgomento.
Ad accomunarli è, come si vede, il loro essere “contro”, la
loro battaglia in nome di una libertà morale, prima ancora che politica, e la
loro fedeltà a un’idea umana del potere. È per questo che Fiodor, colpevole di
diserzione dall’Armata Rossa, si ritrova in un gulag, a Severo Vostocnyj, sul
mar Caspio, esattamente là dove troviamo anche Eugenio Del Sarto, che, arrivato
in URSS come giornalista, si è illuso di poter contribuire a migliore il
sistema.
Due storie, dunque, due destini che si intrecciano e
procedono letteralmente in parallelo, in questo che è un autentico
romanzo-documento, e che Belluomini racconta con stile piano e lineare,
cronachistico, quasi trattenendo e controllando l’emozione, per far emergere il
valore paradigmatico di certe utopie che avevano coinvolto (e illuso) tanti
inducendoli a scelte drammaticamente rivelatesi fallimentari, la distanza che
intercorre tra l’utopia e la realtà.
Vincenzo Guarracino