Pagine

IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:
TACCUINO ANASTASIANO

30 dicembre 2012

"Una famiglia borghese", un romanzo di Fausto de Lalla


E' sempre stato il mio sogno "romanzare" la storia della mia famiglia. Ho provato diverse volte ad abbozzare qualcosa, di mettere insieme fatti ed episodi legati più o meno direttamente ai miei antenati, ma occorreva troppo tempo per le ricerche e la documentazione, e così ho sempre rimandato l'"impresa" a tempi più propizi.
Ci è riuscito benissimo, invece, mio cugino Fausto de Lalla, che per la prima volta si è avventurato in un campo letterario non attinente alla sua professione di clinico e ricercatore in campo medico, nel quale invece ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e numerose monografie e libri di testo per medici e studenti. In questo romanzo, che s'intitola "Una famiglia borghese", Fausto de Lalla ha dunque profuso le sue ottime qualità di scrittore e soprattutto di ricercatore (stavolta in campo genealogico e storico anziché in campo medico), in un lavoro davvero encomiabile, in quanto è riuscito, narrando le vicende della sua famiglia fin dalle antiche origini, a tracciare di volta in volta una mappa storica dell'Italia, e degli usi e costumi, delle tradizioni e di tanti altri aspetti propri delle epoche attraversate nella narrazione.
Appaiono infatti molto chiari in questo libro come siano stati vissuti in una famiglia borghese i principali avvenimenti degli ultimi centocinquant'anni della storia d'Italia, dalle guerre d'indipendenza, al fascismo, alla seconda guerra mondiale. Le radici dell'autore sono borbonico-partenopee e fortemente religiose da parte di padre, e garibaldino-granducale e liberali da parte di madre. La microstoria della sua famiglia riflette pertanto la macrostoria del nostro Paese. Nel libro figurano anche opinioni e giudizi sulle complesse situazioni politico-economiche cui il Paese è andato incontro in questi ultimi due secoli, quali le reali condizioni del Regno Borbonico, o quale fosse l'opinione del popolo nei confronti della Grande Guerra del 1915-18. Essi, tuttavia, come puntualizza Fausto de Lalla, non riflettono necessariamente la realtà storica, ma semplicemente il punto di vista degli avi e dei parenti dell'autore.
Una narrazione fluida, vicina al lettore, piacevole e istruttiva. Fausto de Lalla delinea nei particolari i tratti storici della sua famiglia, partendo da quella di sua madre, e descrivendo poi il ramo familiare di suo padre, che si intreccia anche con il sottoscritto, essendo suo padre un fratello di mia madre.

Fausto de Lalla è nato a Pisa. Laureato in medicina, ha sempre svolto attività clinica e di ricerca in ambiente ospedaliero e universitario. Da solo o in collaborazione, ha pubblicato circa duecento articoli scientifici e numerose monografie e libri di testo per medici o studenti. 

Fausto de Lalla, "Una famiglia borghese", Ibiskos Editrice Risolo, Empoli, 2012.

28 dicembre 2012

Il viaggio "Fuori di persona" di Lucia Stefanelli Cervelli


Sono sempre più convinto che creare poesia nella nostra epoca attuale, così multiforme e variegata, così complessa e "globalizzata", sia un esercizio davvero difficile e delicato, se vogliamo anche più sofferto e impegnativo, per gli infiniti stimoli di tutti i tipi, per i messaggi (vogliamo chiamarli "input", volendo utilizzare un linguaggio ormai standardizzato?...) e per le caratteristiche caleidoscopiche di un mondo che, sopra, dentro e sotto, induce nei poeti la "vis", l'abbrivio creativo che poi si concretizza in poesia dopo il lavorìo metodico, costante ed entusiasta di tanta materia a portata di penna e di... pianeta!
Un lavoro di interpretazione del mondo arduo, hanno dunque da compiere oggigiorno i poeti, per mettere ordine nel garbuglio intricatissimo di sentimenti nuovi e complessi, di politiche, di stati d'animo e conflitti interiori, di economie, di paesaggi e di rapporti umani (per citare solo alcuni degli innumerevoli aspetti che caratterizzano oggi la società cosiddetta, appunto, globalizzata); e per offrire poi ai lettori una chiave di lettura coerente e capace di generare autoriflessioni, capace anche di allargare e approfondire le aspettative sentimentali, intellettive ed emozionali, una volta appurato che la poesia è, anche, se vogliamo, strumento, mezzo efficace per "educare" all'ascolto profondo di sé, sull'onda e sul ritmo dei versi letti, che diventano propri, assorbiti dalla propria anima.
Parliamo naturalmente, qui, di buona poesia, di quella alta, che ha tutti i requisiti, e di stile, e di contenuti, e di liricità, tali da coinvolgere e sconvolgere il lettore, profondamente e incisivamente.
La poesia di Lucia Stefanelli Cervelli rispecchia certamente, a mio modesto parere, questa caratteristica importante, direi essenziale. Oggi si scrive tantissimo di poesia, lo sappiamo bene tutti, e sotto certi aspetti questo può anche essere un dato positivo: se si considera la poesia come mezzo salvifico, in una società dalle mille omologazioni, per combattere una certa strisciante alienazione generalizzata, allora può andare anche bene. Ma tra il versificare divertito o divertente giornaliero, e la Poesia con la p maiuscola, c'è davvero una differenza grandissima e importante, perché l'arte poetica, come già affermava il buon Orazio due secoli fa, non è cosa da prendere con superficialità: si è poeti completamente e senza alcuno sconto, oppure non lo si è affatto, non esistono mezze misure, al contrario di un mestierante qualsiasi che potrà eseguire il suo lavoro con un certo grado di bravura e di precisione.
E se la Poesia deve essere tale senza nessuna ulteriore aggettivazione che possa in qualche modo qualificare il suo grado di bontà e di verità, possiamo ben dire, tornando alla nostra autrice, che Lucia Stefanelli si colloca a buon diritto nella non numerosa schiera di Poeti italiani attuali di valore e di riferimento. Leggendo più da vicino questo suo recente lavoro poetico, dal titolo emblematico "Fuori di persona", risulta infatti evidente la sua grande frequentazione di un mondo poetico impegnato e cólto. La sua è una poesia riflessiva, una sorta di diario in cui annotare anche la più piccola emozione, il minimo dettaglio, l'attimo transeunte, generati da improvvise osservazioni e considerazioni che le nascono interiormente grazie al "viaggio" poetico "fuori di persona". E' un dialogo con se stessa, che si snoda lungo tutto il libro, in un itinerario in cui le soste sono rappresentate soltanto dalle date apposte alla fine di ogni brano poetico, in una progressione temporale che è soltanto casuale, in quanto l'intero corpo poetico della raccolta è da considerarsi unico e non frammentabile in stadi di diversa contestualizzazione poetica: ciò è un pregio, perché sta ad indicare la compattezza e l'organicità del lavoro, di fronte a tanti volumi realizzati semplicemente "raccogliendo" poesie sparse e senza alcun legame tra di loro, collegate magari soltanto da una mera progessione temporale.
Il coraggio di porsi "fuori di persona" per osservare attentamente e senza infingimenti se stessa dall'altra parte, immersa in un mondo in continuo movimento, soffermandosi sulle idee essenziali che sono al centro della persona, in un continuo onesto interrogarsi, è indice di grande sensibilità artistica ma anche di valentia letteraria. E' facile in questi casi cadere nella mera narrazione descrittiva del fatto osservato, sia interiore che esteriore, privando il verso di quella forza, di quel mistero e di quell'allusività che gli è indispensabile perchè tutta la scrittura sia in effetti "poetica".
In Lucia Stefanelli la tensione poetica, invece, non cade mai, è costante e intensa fino al termine del libro, coinvolgendo piacevolmente il lettore nello scorrere fluido del discorso e delle riflessioni, che dal nucleo centrale dei testi rimandano sempre ad altre considerazioni, in una circolazione aperta che allarga il contesto poetico all'universale. Ed è una poesia contro la generale superficialità e banalità quotidiana, tesa a stimolare nel lettore la riscossa dall'intorpidimento intellettuale ed emozionale che l'avvolge, in un tempo "sconfitto come l'esile trama di un tessuto liso", in cui anche l'autrice si ritrova immersa, ma dal quale cerca di uscirne "dilatandosi" fino a creare una voce poetica alta, stentorea, capace di affrancarla da una vita vissuta solo di attese, "come passano nubi all'orizzonte senza risposte".
"Fuori di persona" è un libro di poesie non usuale, dunque, in cui gli schemi ed il linguaggio, come viene affermato anche nella puntuale prefazione di Marcello Fasolino, si discostano alquanto dalla maggior parte della poetica tradizionale, il che rende il libro davvero originale e interessante, da leggere con attenzione ma anche con la piacevole sensazione di condividere con l'autrice un mondo intimo inaspettato e ricco di infiniti spunti riflessivi.

Lucia Stefanelli Cervelli, "Fuori di persona", Iuppiter Edizioni, Napoli, 2012

Giuseppe Vetromile
28/12/12

24 dicembre 2012

Poeti e Pittori di 2° Tempo


E' da poco stata pubblicata la voluminosa e interessante antologia che comprende le opere degli Autori della Rivista letteraria napoletana "Secondo Tempo", Marcus Edizioni, curata da Alessandro Carandente. Si intitola "Poeti e Pittori di 2° Tempo" e consta di ben 310 pagine. Si tratta di un lavoro editoriale molto importante, perchè offre la mappa completa di pittori e poeti che hanno dato il loro contributo artistico e culturale attraverso le pagine della rivista, il cui primo libro risale al settembre del 1997. Leggiamo infatti sulla quarta di copertina: "Un'Antologia di una pluralità di voci messe a confronto per delineare e documentare il lavoro sperimentale di un quindicennio travagliato da conflitti e contraddizioni. Accanto ai Testi inventivi dei poeti figurano le Opere degli artisti che di volta in volta ne hanno illustrato i fascicoli. Non si tratta di percorsi paralleli ma di interazione sinestetica tra arti figurative e poesia: ripresa di un dialogo e un incontro felice tra aree contigue."
I saggi introduttivi sono stati scritti da Marcello Carlino, per la parte dedicata ai poeti, e da Gerardo Pedicini per i pittori. Sono riportati i testi poetici di: Agostino Sinadinò (1876 - 1956), Annunzio Cervi (1892 - 1918), Elpidio Jenco (1892 - 1959), Gianni Scognamiglio (1922 - 1976), Franco Cavallo (1929 - 2005), Franco Capasso (1934 - 2006), Gian Battista Nazzaro, Alessandro Carandente, Gerardo Pedicini, Alfonso Malinconico, Raffaele Urraro, Salvatore Violante, Pasquale Della Ragione, Carlo Di Legge, Giuseppe Vetromile, Alfonso Cepparulo, Enzo Rega, Prisco De Vivo. Vi sono poi incluse le tavole dei Pittori: Gian Battista Nazzaro, Andrea Sparaco (1936 - 2011), Mario Persico, Renato Barisani (1918 - 2011), Carmine Di Ruggiero, Giuseppe Antonello Leone, Auguste Rodin (1840 - 1917), Natalino Zullo, Ugo Poli, Pasquale Della Ragione, Ernesto Tatafiore, Alexander Calder (1898 - 1976), Marino Marini (1901 - 1980), Eduardo Chillida (1924 - 2002), Vincenzo De Simone, Salvatore Vitagliano, Claudio Lezoche, Armando De Stefano, Luciano Vadalà, William Xerra, Riccardo Dalisi, Antonio Baglivo, Elio Waschimps, Aulo Pedicini, Luigi Franzese, Claudio Vino, Olga Danelone, Mario Apuzzo, Ettore Consolazione, Ferdinando Vassallo, Alfonso Malinconico, Antonio Fomez, Gianluca Murasecchi, Lea Contestabile, Pino Latronico, Antonio Davide, Loredana Gigliotti, Vittorio Piscopo (1913 - 2004), Kelly Driscoll, Libero Galdo, Normanno Soscia, Enzo Aulitto, Angelo Noce, Cosimo Budetta, Francesco Cangiullo (1884 - 1977), Prisco De Vivo, Salvatore Emblema (1929 - 2006), Roberto Fabiani (1950 - 2006), Claudio Granaroli, Clara Rezzuti, Antonio Testa (1928 - 2010), Stelio Maria Martini.
Completa il volume una esauriente cronologia della Rivista "Secondo Tempo", a partire dal Libro Primo, del 1997; ben dettagliate anche le note biobibliografiche di tutti gli Autori inclusi.

Poeti e Pittori di 2° Tempo, Marcus Edizioni, Napoli, 2013. A cura di Alessandro Carandente. Saggi introduttivi di Marcello Carlino e Gerardo Pedicini.

18 dicembre 2012

Il "Piccolo teatro filosofico" di Aldo Masullo


E' stato presentato domenica scorsa 16 dicembre, presso il Centro Studi Xeniart di Mario Apuzzo a Terzigno, il nuovo libro del noto filosofo Aldo Masullo, dal titolo "Piccolo teatro filosofico. Dialoghi su anima, verità, giustizia, tempo", Edizioni Mursia.
Si tratta di un libro molto interessante, imperniato sul dialogo (il dialogo è l'essenza del pensiero, la sua vita. Platone chiarisce: "Il pensiero è un ragionamento che l'anima fa con se stessa intorno a ciò che viene esaminando"), e vi possiamo quindi leggere: il dialogo dell'anima e di un automa; il dialogo di Benedetto papa e del principe Amleto; il dialogo di Giordano Bruno e di un procuratore di Stato; ed infine il dialogo di Eraclito e di uno sveglio orologiaio.
A relazionare sul libro, dopo i saluti della presidente Colomba Iovino e le presentazioni di Mario Apuzzo, sono stati i professori Matteo Palumbo e Dario Giugliano, mentre gli attori Renato Carpentieri, Enzo Salomone e Aldo Spina hanno interpretato magistralmente alcuni brani dei dialoghi. Hanno allietato la serata il pianista Rosario Ruggiero e la cantautrice Daniela Picciau.
L'evento è stato patrocinato dal Comune di Terzigno, dalla Regione Campania, dal Parco Nazionale del Vesuvio e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Il Centro Studi Xeniart ha così ripreso le sue attività artistiche e culturali, esponendo nella "Casa d'Artista" di Mario Apuzzo le sue grafiche, i famosi "Nodi d'artista", e la rassegna antologica delle sue opere. Con il gradevolissimo vino rosso "'mbriacafemmene 2011", Mario Apuzzo ha brindato con i presenti all'Amicizia e al Natale, dando a tutti appuntamento ai nuovi incontri previsti per i prossimi mesi.

Le fotografie dell'incontro: https://skydrive.live.com/redir?resid=907E040D90ABF0E5!2940

7 dicembre 2012

"Gli imperfetti" di Rita Pacilio


Chi sono gli "imperfetti"? Persone cui manca qualcosa, a livello fisico o psicologico, o anche dal punto di vista sociale, dell'adattamento? O per imperfetti si vuol intendere qualcosa di non completo nella natura, qualcosa che incute timore, per la sua rozzezza o per la sua brutalità? Ci sono tante cose imperfette che si agitano dinanzi ai nostri occhi e che ci impressionano, come può esserlo ad esempio una tempesta improvvisa, una folata di vento impetuoso, una mareggiata, od anche magari una vecchia casa sbrecciata, o ancora una foresta cupa, tenebrosa, o un lago dalle acque ferme e gelide... ma queste cose, in fondo, non sono "imperfette" nel vero senso della parola, direi piuttosto che sono aspetti e situazioni estreme in cui possiamo imbatterci tutti i giorni. La natura, si sa, a volte fa scherzi strani, e noi, impreparati, sonnacchiosi, disattenti perchè impegnati per lo più a coltivare il nostro orticello, noi dediti ad ingrassare ed ingrossare il nostro ego, al di sopra degli altri e soprattutto al di sopra del creato, trasformiamo in "imperfezione" una visione delle cose non consona con il nostro metro di "perfetta normalità": la calma è perfetta, la gioia è perfetta, la noia è perfetta, il nostro quotidiano trantran è perfetto.
Per Rita Pacilio, invece, gli "imperfetti" sono gente bizzarra. Come le sia venuto questo titolo, che è tutto un programma, alla nostra illustre autrice beneventana, è un miracolo di poesia che non facilmente riscontriamo in tanti altri, e pur bravi, poeti. Il titolo è sempre di fondamentale importanza, perchè, come sappiamo, deve dare subito l'idea del contenuto, deve in qualche modo incuriosire e sollecitare il lettore ad aprire il libro ed iniziare la lettura con un certo spirito indagatore. In poesia, poi, il titolo è ancora più significativo e intrigante, quando non si limita a riprendere, semplicemente, lo stesso della prima poesia della raccolta. E il particolare titolo ideato da Rita Pacilio, risponde senz'altro a questo intelligente criterio di indurre nel lettore il piacere e il desiderio di approfondire.
Ma ora possiamo richiederci: chi sono questi "imperfetti" di Rita Pacilio? "Gli imperfetti sono gente bizzarra / lasciati nell'arena, non so dire esattamente, / come un silenzio, un ghigno. / Ho pensato che Dio ama l'insicurezza / e le sfumature dei dirupi. / Io mi trovo qui dove non si torna indietro", così recita la stessa autrice, e penso che si debba partire da qui, da questi primi versi della raccolta, per cercare di comporre in qualche modo un mosaico poetico davvero denso e intenso, difficile da isolare pezzo per pezzo. La bravura dell'autrice sta infatti, tra le altre cose, ad essere riuscita ad elaborare un corpo poetico continuo (le varie poesie-tasselli sono senza titolo, proprio per dare continuità a tutto il discorso), pur offrendo al lettore la possibilità di gustare e meditare i singoli "pezzi". L'argomentazione non è diretta, ma sottintesa, anzi quasi sfumata, allusiva, simbolica: questo è un altro segno dell'ottima qualità poetica della nostra autrice, e cioè quella di non dire dicendo, o dire non dicendo: la poesia deve avere questa caratteristica di mistero, di rimando ad altro e oltre, altrimenti potrebbe cadere nell'andamento della prosa. Diceva infatti Ungaretti che la poesia è tale se contiene in sé un segreto.
Il libro, dunque, si sviluppa per quadri singoli, ma ha un suo sotterraneo filo logico che lega tutte le composizioni poetiche l'una all'altra, e in modo sequenziale, quasi come in un lungo racconto, ma qui la poesia assume la giusta connotazione sfumata, ambigua, polivalente, per cogliere e proporre contemporaneamente l'aspetto minimo, essenziale, e l'aspetto "macro", totalizzante e universalizzante. C'è un minimo di storia, in questo libro, che si snoda via via lungo tutto il percorso poetico, ed è la storia degli "imperfetti - bizzarri", la storia di uno, o di tanti, che è relegato in un luogo di sofferenza non ben definito, la storia di Alfonso, che diventa la storia di tutti quelli che "sono lì, nel posto più lontano della solitudine". La "bizzarria" delle situazioni, dei personaggi, dei luoghi, è nella descrizione poetica "altra" che la Pacilio utilizza per colorare e animare tutto quello che esula dai quadri di una vita normale e di una normale quotidianità: "Li ho visti avanzare a testa china / venire avanti a voli bassi di uccelli / in mano il sangue castano, le unghie / e / tra ginocchia l'acqua clandestina. / Li ho visti senza Dio, senza parole / con lacrime sciutte di rabbia luttuosa / singhiozzare l'amen di seni spogliati / al figlio trapassato. / Li ho visti assorti, smarriti, soli. / Portavano negli occhi i rovi del mondo / con decenza e con il pungolo nel cuore." E il libro è proprio dedicato ad Alfonso: come scrive anche Davide Rondoni nella sua ben dettagliata prefazione, fin dall'esergo, suona il nome dolce e quasi di suono stanco e struggente: Alfonso...
Si tratta dunque di un viaggio dolente, consapevolmente dolente, che la poetessa compie nel mondo, avvertendone da protagonista tutti i risvolti e gli aspetti fisici, naturali e psichici. Il punto di partenza è il lago di Nemi: "Si increspa il lago di Nemi, / in un gesto di doloroso silenzio / a vederlo mordere nuvole / l'affanno arriverebbe in cima ...", e non è un caso che gli ultimi versi del libro si riferiscano ancora al lago di Nemi: "Quando le sagome diventano fosse / alcuni autunni tornano prima / dal lago di Nemi intreccio le dita / con i piedi porto avanti le dighe...", come a voler chiudere simbolicamente un ciclo, circoscrivere una storia penosa donandole un senso compiuto.
E' tutta simboli la scrittura poetica di Rita Pacilio, in questo interessante libro, dove la parola acquista spessore e connotati che vanno oltre lo stretto, essenziale significato, grazie anche al buon uso di allegorie e metafore (il lago di Nemi ne è uno degli esempi più notevoli...), e ad una costruzione originale dei versi che contribuisce così all'ampliamento di tutto il respiro o anima poetica.
E' indubbio che quest'opera si colloca tra le più significative dell'attuale panorama letterario nazionale, sia per i contenuti e sia per la singolare architettura poetica utilizzata dall'autrice, il che è stato evidenziato anche dall'illustre prefatore Davide Rondoni.

Rita Pacilio, "Gli imperfetti sono gente bizzarra", Edizioni La Vita Felice, Milano, 2012. Prefazione di Davide Rondoni

G. Vetromile
7/12/12

Le Foto de "La Rocciapoesia 3"

Le foto dell'incontro de "La Rocciapoesia 2", a Pratella, il 27 ottobre 2012

Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

Una poesia fuori dal comune, Sant0Anastasia, 23 settembre 2012

PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012