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IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

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TACCUINO ANASTASIANO

30 dicembre 2012

"Una famiglia borghese", un romanzo di Fausto de Lalla


E' sempre stato il mio sogno "romanzare" la storia della mia famiglia. Ho provato diverse volte ad abbozzare qualcosa, di mettere insieme fatti ed episodi legati più o meno direttamente ai miei antenati, ma occorreva troppo tempo per le ricerche e la documentazione, e così ho sempre rimandato l'"impresa" a tempi più propizi.
Ci è riuscito benissimo, invece, mio cugino Fausto de Lalla, che per la prima volta si è avventurato in un campo letterario non attinente alla sua professione di clinico e ricercatore in campo medico, nel quale invece ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e numerose monografie e libri di testo per medici e studenti. In questo romanzo, che s'intitola "Una famiglia borghese", Fausto de Lalla ha dunque profuso le sue ottime qualità di scrittore e soprattutto di ricercatore (stavolta in campo genealogico e storico anziché in campo medico), in un lavoro davvero encomiabile, in quanto è riuscito, narrando le vicende della sua famiglia fin dalle antiche origini, a tracciare di volta in volta una mappa storica dell'Italia, e degli usi e costumi, delle tradizioni e di tanti altri aspetti propri delle epoche attraversate nella narrazione.
Appaiono infatti molto chiari in questo libro come siano stati vissuti in una famiglia borghese i principali avvenimenti degli ultimi centocinquant'anni della storia d'Italia, dalle guerre d'indipendenza, al fascismo, alla seconda guerra mondiale. Le radici dell'autore sono borbonico-partenopee e fortemente religiose da parte di padre, e garibaldino-granducale e liberali da parte di madre. La microstoria della sua famiglia riflette pertanto la macrostoria del nostro Paese. Nel libro figurano anche opinioni e giudizi sulle complesse situazioni politico-economiche cui il Paese è andato incontro in questi ultimi due secoli, quali le reali condizioni del Regno Borbonico, o quale fosse l'opinione del popolo nei confronti della Grande Guerra del 1915-18. Essi, tuttavia, come puntualizza Fausto de Lalla, non riflettono necessariamente la realtà storica, ma semplicemente il punto di vista degli avi e dei parenti dell'autore.
Una narrazione fluida, vicina al lettore, piacevole e istruttiva. Fausto de Lalla delinea nei particolari i tratti storici della sua famiglia, partendo da quella di sua madre, e descrivendo poi il ramo familiare di suo padre, che si intreccia anche con il sottoscritto, essendo suo padre un fratello di mia madre.

Fausto de Lalla è nato a Pisa. Laureato in medicina, ha sempre svolto attività clinica e di ricerca in ambiente ospedaliero e universitario. Da solo o in collaborazione, ha pubblicato circa duecento articoli scientifici e numerose monografie e libri di testo per medici o studenti. 

Fausto de Lalla, "Una famiglia borghese", Ibiskos Editrice Risolo, Empoli, 2012.

28 dicembre 2012

Il viaggio "Fuori di persona" di Lucia Stefanelli Cervelli


Sono sempre più convinto che creare poesia nella nostra epoca attuale, così multiforme e variegata, così complessa e "globalizzata", sia un esercizio davvero difficile e delicato, se vogliamo anche più sofferto e impegnativo, per gli infiniti stimoli di tutti i tipi, per i messaggi (vogliamo chiamarli "input", volendo utilizzare un linguaggio ormai standardizzato?...) e per le caratteristiche caleidoscopiche di un mondo che, sopra, dentro e sotto, induce nei poeti la "vis", l'abbrivio creativo che poi si concretizza in poesia dopo il lavorìo metodico, costante ed entusiasta di tanta materia a portata di penna e di... pianeta!
Un lavoro di interpretazione del mondo arduo, hanno dunque da compiere oggigiorno i poeti, per mettere ordine nel garbuglio intricatissimo di sentimenti nuovi e complessi, di politiche, di stati d'animo e conflitti interiori, di economie, di paesaggi e di rapporti umani (per citare solo alcuni degli innumerevoli aspetti che caratterizzano oggi la società cosiddetta, appunto, globalizzata); e per offrire poi ai lettori una chiave di lettura coerente e capace di generare autoriflessioni, capace anche di allargare e approfondire le aspettative sentimentali, intellettive ed emozionali, una volta appurato che la poesia è, anche, se vogliamo, strumento, mezzo efficace per "educare" all'ascolto profondo di sé, sull'onda e sul ritmo dei versi letti, che diventano propri, assorbiti dalla propria anima.
Parliamo naturalmente, qui, di buona poesia, di quella alta, che ha tutti i requisiti, e di stile, e di contenuti, e di liricità, tali da coinvolgere e sconvolgere il lettore, profondamente e incisivamente.
La poesia di Lucia Stefanelli Cervelli rispecchia certamente, a mio modesto parere, questa caratteristica importante, direi essenziale. Oggi si scrive tantissimo di poesia, lo sappiamo bene tutti, e sotto certi aspetti questo può anche essere un dato positivo: se si considera la poesia come mezzo salvifico, in una società dalle mille omologazioni, per combattere una certa strisciante alienazione generalizzata, allora può andare anche bene. Ma tra il versificare divertito o divertente giornaliero, e la Poesia con la p maiuscola, c'è davvero una differenza grandissima e importante, perché l'arte poetica, come già affermava il buon Orazio due secoli fa, non è cosa da prendere con superficialità: si è poeti completamente e senza alcuno sconto, oppure non lo si è affatto, non esistono mezze misure, al contrario di un mestierante qualsiasi che potrà eseguire il suo lavoro con un certo grado di bravura e di precisione.
E se la Poesia deve essere tale senza nessuna ulteriore aggettivazione che possa in qualche modo qualificare il suo grado di bontà e di verità, possiamo ben dire, tornando alla nostra autrice, che Lucia Stefanelli si colloca a buon diritto nella non numerosa schiera di Poeti italiani attuali di valore e di riferimento. Leggendo più da vicino questo suo recente lavoro poetico, dal titolo emblematico "Fuori di persona", risulta infatti evidente la sua grande frequentazione di un mondo poetico impegnato e cólto. La sua è una poesia riflessiva, una sorta di diario in cui annotare anche la più piccola emozione, il minimo dettaglio, l'attimo transeunte, generati da improvvise osservazioni e considerazioni che le nascono interiormente grazie al "viaggio" poetico "fuori di persona". E' un dialogo con se stessa, che si snoda lungo tutto il libro, in un itinerario in cui le soste sono rappresentate soltanto dalle date apposte alla fine di ogni brano poetico, in una progressione temporale che è soltanto casuale, in quanto l'intero corpo poetico della raccolta è da considerarsi unico e non frammentabile in stadi di diversa contestualizzazione poetica: ciò è un pregio, perché sta ad indicare la compattezza e l'organicità del lavoro, di fronte a tanti volumi realizzati semplicemente "raccogliendo" poesie sparse e senza alcun legame tra di loro, collegate magari soltanto da una mera progessione temporale.
Il coraggio di porsi "fuori di persona" per osservare attentamente e senza infingimenti se stessa dall'altra parte, immersa in un mondo in continuo movimento, soffermandosi sulle idee essenziali che sono al centro della persona, in un continuo onesto interrogarsi, è indice di grande sensibilità artistica ma anche di valentia letteraria. E' facile in questi casi cadere nella mera narrazione descrittiva del fatto osservato, sia interiore che esteriore, privando il verso di quella forza, di quel mistero e di quell'allusività che gli è indispensabile perchè tutta la scrittura sia in effetti "poetica".
In Lucia Stefanelli la tensione poetica, invece, non cade mai, è costante e intensa fino al termine del libro, coinvolgendo piacevolmente il lettore nello scorrere fluido del discorso e delle riflessioni, che dal nucleo centrale dei testi rimandano sempre ad altre considerazioni, in una circolazione aperta che allarga il contesto poetico all'universale. Ed è una poesia contro la generale superficialità e banalità quotidiana, tesa a stimolare nel lettore la riscossa dall'intorpidimento intellettuale ed emozionale che l'avvolge, in un tempo "sconfitto come l'esile trama di un tessuto liso", in cui anche l'autrice si ritrova immersa, ma dal quale cerca di uscirne "dilatandosi" fino a creare una voce poetica alta, stentorea, capace di affrancarla da una vita vissuta solo di attese, "come passano nubi all'orizzonte senza risposte".
"Fuori di persona" è un libro di poesie non usuale, dunque, in cui gli schemi ed il linguaggio, come viene affermato anche nella puntuale prefazione di Marcello Fasolino, si discostano alquanto dalla maggior parte della poetica tradizionale, il che rende il libro davvero originale e interessante, da leggere con attenzione ma anche con la piacevole sensazione di condividere con l'autrice un mondo intimo inaspettato e ricco di infiniti spunti riflessivi.

Lucia Stefanelli Cervelli, "Fuori di persona", Iuppiter Edizioni, Napoli, 2012

Giuseppe Vetromile
28/12/12

24 dicembre 2012

Poeti e Pittori di 2° Tempo


E' da poco stata pubblicata la voluminosa e interessante antologia che comprende le opere degli Autori della Rivista letteraria napoletana "Secondo Tempo", Marcus Edizioni, curata da Alessandro Carandente. Si intitola "Poeti e Pittori di 2° Tempo" e consta di ben 310 pagine. Si tratta di un lavoro editoriale molto importante, perchè offre la mappa completa di pittori e poeti che hanno dato il loro contributo artistico e culturale attraverso le pagine della rivista, il cui primo libro risale al settembre del 1997. Leggiamo infatti sulla quarta di copertina: "Un'Antologia di una pluralità di voci messe a confronto per delineare e documentare il lavoro sperimentale di un quindicennio travagliato da conflitti e contraddizioni. Accanto ai Testi inventivi dei poeti figurano le Opere degli artisti che di volta in volta ne hanno illustrato i fascicoli. Non si tratta di percorsi paralleli ma di interazione sinestetica tra arti figurative e poesia: ripresa di un dialogo e un incontro felice tra aree contigue."
I saggi introduttivi sono stati scritti da Marcello Carlino, per la parte dedicata ai poeti, e da Gerardo Pedicini per i pittori. Sono riportati i testi poetici di: Agostino Sinadinò (1876 - 1956), Annunzio Cervi (1892 - 1918), Elpidio Jenco (1892 - 1959), Gianni Scognamiglio (1922 - 1976), Franco Cavallo (1929 - 2005), Franco Capasso (1934 - 2006), Gian Battista Nazzaro, Alessandro Carandente, Gerardo Pedicini, Alfonso Malinconico, Raffaele Urraro, Salvatore Violante, Pasquale Della Ragione, Carlo Di Legge, Giuseppe Vetromile, Alfonso Cepparulo, Enzo Rega, Prisco De Vivo. Vi sono poi incluse le tavole dei Pittori: Gian Battista Nazzaro, Andrea Sparaco (1936 - 2011), Mario Persico, Renato Barisani (1918 - 2011), Carmine Di Ruggiero, Giuseppe Antonello Leone, Auguste Rodin (1840 - 1917), Natalino Zullo, Ugo Poli, Pasquale Della Ragione, Ernesto Tatafiore, Alexander Calder (1898 - 1976), Marino Marini (1901 - 1980), Eduardo Chillida (1924 - 2002), Vincenzo De Simone, Salvatore Vitagliano, Claudio Lezoche, Armando De Stefano, Luciano Vadalà, William Xerra, Riccardo Dalisi, Antonio Baglivo, Elio Waschimps, Aulo Pedicini, Luigi Franzese, Claudio Vino, Olga Danelone, Mario Apuzzo, Ettore Consolazione, Ferdinando Vassallo, Alfonso Malinconico, Antonio Fomez, Gianluca Murasecchi, Lea Contestabile, Pino Latronico, Antonio Davide, Loredana Gigliotti, Vittorio Piscopo (1913 - 2004), Kelly Driscoll, Libero Galdo, Normanno Soscia, Enzo Aulitto, Angelo Noce, Cosimo Budetta, Francesco Cangiullo (1884 - 1977), Prisco De Vivo, Salvatore Emblema (1929 - 2006), Roberto Fabiani (1950 - 2006), Claudio Granaroli, Clara Rezzuti, Antonio Testa (1928 - 2010), Stelio Maria Martini.
Completa il volume una esauriente cronologia della Rivista "Secondo Tempo", a partire dal Libro Primo, del 1997; ben dettagliate anche le note biobibliografiche di tutti gli Autori inclusi.

Poeti e Pittori di 2° Tempo, Marcus Edizioni, Napoli, 2013. A cura di Alessandro Carandente. Saggi introduttivi di Marcello Carlino e Gerardo Pedicini.

18 dicembre 2012

Il "Piccolo teatro filosofico" di Aldo Masullo


E' stato presentato domenica scorsa 16 dicembre, presso il Centro Studi Xeniart di Mario Apuzzo a Terzigno, il nuovo libro del noto filosofo Aldo Masullo, dal titolo "Piccolo teatro filosofico. Dialoghi su anima, verità, giustizia, tempo", Edizioni Mursia.
Si tratta di un libro molto interessante, imperniato sul dialogo (il dialogo è l'essenza del pensiero, la sua vita. Platone chiarisce: "Il pensiero è un ragionamento che l'anima fa con se stessa intorno a ciò che viene esaminando"), e vi possiamo quindi leggere: il dialogo dell'anima e di un automa; il dialogo di Benedetto papa e del principe Amleto; il dialogo di Giordano Bruno e di un procuratore di Stato; ed infine il dialogo di Eraclito e di uno sveglio orologiaio.
A relazionare sul libro, dopo i saluti della presidente Colomba Iovino e le presentazioni di Mario Apuzzo, sono stati i professori Matteo Palumbo e Dario Giugliano, mentre gli attori Renato Carpentieri, Enzo Salomone e Aldo Spina hanno interpretato magistralmente alcuni brani dei dialoghi. Hanno allietato la serata il pianista Rosario Ruggiero e la cantautrice Daniela Picciau.
L'evento è stato patrocinato dal Comune di Terzigno, dalla Regione Campania, dal Parco Nazionale del Vesuvio e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Il Centro Studi Xeniart ha così ripreso le sue attività artistiche e culturali, esponendo nella "Casa d'Artista" di Mario Apuzzo le sue grafiche, i famosi "Nodi d'artista", e la rassegna antologica delle sue opere. Con il gradevolissimo vino rosso "'mbriacafemmene 2011", Mario Apuzzo ha brindato con i presenti all'Amicizia e al Natale, dando a tutti appuntamento ai nuovi incontri previsti per i prossimi mesi.

Le fotografie dell'incontro: https://skydrive.live.com/redir?resid=907E040D90ABF0E5!2940

7 dicembre 2012

"Gli imperfetti" di Rita Pacilio


Chi sono gli "imperfetti"? Persone cui manca qualcosa, a livello fisico o psicologico, o anche dal punto di vista sociale, dell'adattamento? O per imperfetti si vuol intendere qualcosa di non completo nella natura, qualcosa che incute timore, per la sua rozzezza o per la sua brutalità? Ci sono tante cose imperfette che si agitano dinanzi ai nostri occhi e che ci impressionano, come può esserlo ad esempio una tempesta improvvisa, una folata di vento impetuoso, una mareggiata, od anche magari una vecchia casa sbrecciata, o ancora una foresta cupa, tenebrosa, o un lago dalle acque ferme e gelide... ma queste cose, in fondo, non sono "imperfette" nel vero senso della parola, direi piuttosto che sono aspetti e situazioni estreme in cui possiamo imbatterci tutti i giorni. La natura, si sa, a volte fa scherzi strani, e noi, impreparati, sonnacchiosi, disattenti perchè impegnati per lo più a coltivare il nostro orticello, noi dediti ad ingrassare ed ingrossare il nostro ego, al di sopra degli altri e soprattutto al di sopra del creato, trasformiamo in "imperfezione" una visione delle cose non consona con il nostro metro di "perfetta normalità": la calma è perfetta, la gioia è perfetta, la noia è perfetta, il nostro quotidiano trantran è perfetto.
Per Rita Pacilio, invece, gli "imperfetti" sono gente bizzarra. Come le sia venuto questo titolo, che è tutto un programma, alla nostra illustre autrice beneventana, è un miracolo di poesia che non facilmente riscontriamo in tanti altri, e pur bravi, poeti. Il titolo è sempre di fondamentale importanza, perchè, come sappiamo, deve dare subito l'idea del contenuto, deve in qualche modo incuriosire e sollecitare il lettore ad aprire il libro ed iniziare la lettura con un certo spirito indagatore. In poesia, poi, il titolo è ancora più significativo e intrigante, quando non si limita a riprendere, semplicemente, lo stesso della prima poesia della raccolta. E il particolare titolo ideato da Rita Pacilio, risponde senz'altro a questo intelligente criterio di indurre nel lettore il piacere e il desiderio di approfondire.
Ma ora possiamo richiederci: chi sono questi "imperfetti" di Rita Pacilio? "Gli imperfetti sono gente bizzarra / lasciati nell'arena, non so dire esattamente, / come un silenzio, un ghigno. / Ho pensato che Dio ama l'insicurezza / e le sfumature dei dirupi. / Io mi trovo qui dove non si torna indietro", così recita la stessa autrice, e penso che si debba partire da qui, da questi primi versi della raccolta, per cercare di comporre in qualche modo un mosaico poetico davvero denso e intenso, difficile da isolare pezzo per pezzo. La bravura dell'autrice sta infatti, tra le altre cose, ad essere riuscita ad elaborare un corpo poetico continuo (le varie poesie-tasselli sono senza titolo, proprio per dare continuità a tutto il discorso), pur offrendo al lettore la possibilità di gustare e meditare i singoli "pezzi". L'argomentazione non è diretta, ma sottintesa, anzi quasi sfumata, allusiva, simbolica: questo è un altro segno dell'ottima qualità poetica della nostra autrice, e cioè quella di non dire dicendo, o dire non dicendo: la poesia deve avere questa caratteristica di mistero, di rimando ad altro e oltre, altrimenti potrebbe cadere nell'andamento della prosa. Diceva infatti Ungaretti che la poesia è tale se contiene in sé un segreto.
Il libro, dunque, si sviluppa per quadri singoli, ma ha un suo sotterraneo filo logico che lega tutte le composizioni poetiche l'una all'altra, e in modo sequenziale, quasi come in un lungo racconto, ma qui la poesia assume la giusta connotazione sfumata, ambigua, polivalente, per cogliere e proporre contemporaneamente l'aspetto minimo, essenziale, e l'aspetto "macro", totalizzante e universalizzante. C'è un minimo di storia, in questo libro, che si snoda via via lungo tutto il percorso poetico, ed è la storia degli "imperfetti - bizzarri", la storia di uno, o di tanti, che è relegato in un luogo di sofferenza non ben definito, la storia di Alfonso, che diventa la storia di tutti quelli che "sono lì, nel posto più lontano della solitudine". La "bizzarria" delle situazioni, dei personaggi, dei luoghi, è nella descrizione poetica "altra" che la Pacilio utilizza per colorare e animare tutto quello che esula dai quadri di una vita normale e di una normale quotidianità: "Li ho visti avanzare a testa china / venire avanti a voli bassi di uccelli / in mano il sangue castano, le unghie / e / tra ginocchia l'acqua clandestina. / Li ho visti senza Dio, senza parole / con lacrime sciutte di rabbia luttuosa / singhiozzare l'amen di seni spogliati / al figlio trapassato. / Li ho visti assorti, smarriti, soli. / Portavano negli occhi i rovi del mondo / con decenza e con il pungolo nel cuore." E il libro è proprio dedicato ad Alfonso: come scrive anche Davide Rondoni nella sua ben dettagliata prefazione, fin dall'esergo, suona il nome dolce e quasi di suono stanco e struggente: Alfonso...
Si tratta dunque di un viaggio dolente, consapevolmente dolente, che la poetessa compie nel mondo, avvertendone da protagonista tutti i risvolti e gli aspetti fisici, naturali e psichici. Il punto di partenza è il lago di Nemi: "Si increspa il lago di Nemi, / in un gesto di doloroso silenzio / a vederlo mordere nuvole / l'affanno arriverebbe in cima ...", e non è un caso che gli ultimi versi del libro si riferiscano ancora al lago di Nemi: "Quando le sagome diventano fosse / alcuni autunni tornano prima / dal lago di Nemi intreccio le dita / con i piedi porto avanti le dighe...", come a voler chiudere simbolicamente un ciclo, circoscrivere una storia penosa donandole un senso compiuto.
E' tutta simboli la scrittura poetica di Rita Pacilio, in questo interessante libro, dove la parola acquista spessore e connotati che vanno oltre lo stretto, essenziale significato, grazie anche al buon uso di allegorie e metafore (il lago di Nemi ne è uno degli esempi più notevoli...), e ad una costruzione originale dei versi che contribuisce così all'ampliamento di tutto il respiro o anima poetica.
E' indubbio che quest'opera si colloca tra le più significative dell'attuale panorama letterario nazionale, sia per i contenuti e sia per la singolare architettura poetica utilizzata dall'autrice, il che è stato evidenziato anche dall'illustre prefatore Davide Rondoni.

Rita Pacilio, "Gli imperfetti sono gente bizzarra", Edizioni La Vita Felice, Milano, 2012. Prefazione di Davide Rondoni

G. Vetromile
7/12/12

20 novembre 2012

"Bella Italia, Brutta gente", un nuovo libro di Antonio Filippetti sul generale stato di degrado italiano


E' stato presentato con successo il nuovo libro di Antonio Filippetti "Bella Italia, brutta gente" (sottotitolo: "Un Paese in anestesia tra sciacalli, cialtroni e leccapiedi"), presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, dagli illustri relatori Gilberto Antonio Marselli ed Ernesto Paolozzi, coordinati da Piero Antonio Toma.
Dopo "Italieni, il paese delle mezze calzette", con questo libro Antonio Filippetti torna ad indagare sulle ragioni del declino nazionale che coinvolge ormai tutti gli aspetti della vita civile, politica e culturale. Lo fa con questo "pamphlet" tagliente e corrosivo che non lascia margini di dubbio o incertezza. Il tanto decantato Belpaese ha subìto un processo di devastante imbarbarimento che lo ha reso una zona franca, una terra di nessuno dove pullulano mestatori della peggior specie: avvoltoi e sciacalli sempre pronti alla razzia, ciarlatani vanitosi, cortigiani ossequiosi per solo spirito di parte. In una situazione di così diffuso degrado, dove tutto resta inchiodato all'inerzia e all'immobilità e il finto nuovo appare come un destino immarcescibile, si restringono inevitabilmente tutti i margini di manovra per richiedere e più ancora attuare un inderogabile rinnovamento anche perché lo smantellamento dello spirito critico ha anestetizzato le coscienze determinando un pericoloso stato di omologazione intellettuale e standardizzazione dei comportamenti. Per uscire da questo vicolo cieco e alimentare un lume di speranza, occorrerà che i giovani non rassegnati - né "perduti" - si facciano portatori di un autentico, contagioso risveglio culturale in grado di innestare cioè un'inversione di rotta non effimera, dando altresì forza e sostanza ai propri ideali e valorizzando senza timori le proprie aspirazioni ad un futuro diverso.

Antonio Filippetti, giornalista e scrittore, è presidente dell'Istituto Culturale del Mezzogiorno e fa parte del Consiglio Direttivo dell'Unione Nazionale Scrittori ed Artisti. Ha pubblicato una ventina di libri ed è il fondatore e direttore di "Arte&Carte", la rivista della creatività artistica: è inoltre il curatore del progetto interdisciplinare "Liberi in poesia". Ha collaborato a riviste specializzate italiane e straniere e a diversi quotidiani nazionali.

17 novembre 2012

"La Colonna e il Mare", una recensione di Mariolina La Monica

Pubblichiamo qui di seguito una interessante nota critica della scrittrice e poetessa Mariolina La Monica sul libro di Tommaso Romano "La Colonna e il Mare", Editrice ISSPE, Palermo, 2009.

“Ciò che è dettato dentro è difficile da esprimere” pare che abbia affermato Tommaso Romano, leggendo il testo.

Pur condividendo tale opinione che molto dice sul limite che, tuttavia, ci fa uomini, aggiungerei che ciò non è però impossibile se l’essere è proteso, come in questo caso, a manifestare l’autenticità di quel dettato avvertito.
Difatti, mai titolo di un volume è parso così appropriato come “La Colonna  e Il Mare”, in quanto è qui riportata tutta la simbologia mitica e leggendaria della colonna, figura emblematica di sostegno, forza, solidità e stabilità, e del mare che sempre ha affascinato l’uomo con la sua spaziosità, il moto perenne, i suoi mutamenti. Un mare che si fa metafora d’incanto e di pericoli, principio delle cose, eterno flusso del divenire, inarrestabilità e ineluttabilità degli eventi che caratterizzano la vita di ogni essere vivente.
Quindi, colonna e mare che ben rispecchiano il dettato di Romano e che ben legano con l’idea del Mosaicosmo, in questo suo ottavo volume della collezione su esso imperniata. Volume suddiviso in quattro parti, articolate in modo tale da consentire al lettore d’entrare a far parte dell’idea e capire il grande disegno simbolicamente celato nella tessera di un grande mosaico cosmico che tutti e tutto riflette.
Dice l’autore, nel passo dedicato alla  Mito-Teologia: “….l’uomo costruisce e vive, inventa e reinventa i simboli e i miti perché con essi ricostruisce in sé il cammino che rispecchiando-eterna” (pag. 12).
Ed ecco che, senza tornare al titolo anch’esso riflesso in questa frase, allora è il pensiero dell’individuo a racchiudere l’essenza stessa del divino allorché l’idea di far parte compiutamente di un grande circolo vitale diviene meta e ricerca del bello, dono qualificante di buona vita.
Il Mosaicosmo altro non è che lo svilupparsi di un tale pensiero in noi. Evento sconvolgente che, inevitabilmente, si ripercuote sulle azioni e sulla coscienza che più non si adagia, ma insegue una renovatio, la quale, in considerazione della perennità dell’anima nel circolo vita-morte, non ammette deroghe o falsità, ma insegue e si eleva alla più limpida spiritualità possibile.
Un circolo che mai si spezza ed in cui ogni vita altro non è che una particella di un enorme mosaico; una scaglia che può risultare più o meno evidente e più o meno preziosa a seconda che insegua il dubbio o aderisca al progetto primigenio di riscatto, ma che sicuramente ha la sua importanza nel contribuire a creare l’opera finale del cosmo.
In ogni caso, svariati sarebbero i temi da affrontare in questa sede, in quanto realmente multiformi sono gli aspetti su sui si sviluppa il testo, a cominciare dalla prima parte che comprende “Nel Mosaicosmo”, a “Essere nel Mosaicosmo” (una lunga conversazione tra l’autore, Maria Patrizia Allotta e Luca Tumminello, che molto rivela del pensiero dello stesso sull’argomento),  a “Dallo gnosticismo all’individualismo”, e così via di seguito, per finire, nella quarta e ultima sezione, a “L’umanesimo integrale di Antonino Giuseppe Marchese”.
Nondimeno, vorrei soffermarmi sulla seconda parte, ossia su quella parte che racchiude “Saggi, profili, interventi storici e letterari”, perché essa è rappresentazione tangibile dello stare nel Mosaicosmo di Tommaso Romano e specialmente lo è l’intervento fatto al Liceo Linguistico - Psico Pedagogico “Danilo Dolci” e riguardante Alda Merini (pag. 162), perché, a mio avviso, esso svela pienamente il fare della bellezza presso l’uomo.
Bellezza che, in questo caso, è poesia, amore per la parola più volte sofferta e faticosamente riaffermata, canto vivo che, sublimando, accosta al cielo, è, usando le parole di una lirica della Merini, “…entrare / nel fuoco della passione / e avere questo cigno bianco di desideri…”.
Bellezza e verità, dunque, di cui “La Colonna e Il Mare” si nutre ed “il Mosaicosmo” ha bisogno per sussistere e andare oltre il quotidiano. Andare, lungo sponde d’un mare in eterno movimento e, dunque, scarsamente tranquillo, ma andare attentamente sulla scia lucente dell’alga speranza che segna in modo magnifico questa idea.

Mariolina La Monica


10 novembre 2012

"Il bianco delle vele", poesie di Franco Casadei


Progettare e organizzare una raccolta di poesie che abbia un filo conduttore più o meno evidente, ma che abbia soprattutto un mondo omogeneo da proporre, senza eccessivi sfilacciature o dettati esondanti dal contesto poetico che ribolle e preme dall'intimo, è lavoro alquanto complesso e certosino, se non si vuol realizzare una mera raccolta di versi sparpagliati e basta. Ed è importante il titolo, già segnale indicatore di quello che il poeta autore vuole dire, ed è importante l'esergo, altro faro illuminante lungo la pista, a volte impervia, che penetra nei meandri più segreti ed autentici dell'autore. Insomma, leggere un libro di poesia, di quelli che veramente hanno spessore e che scompigliano in un certo qual modo la nostra inerzia o sonnolenza di lettori poco attenti, è un'impresa che si deve affrontare col dovuto rispetto, impegno e piacere.
Mi sembra che il recente lavoro poetico di Franco Casadei, "Il bianco delle vele", rispecchi in pieno quanto appena detto. L'esergo è chiaro: si parte da una citazione della Szymborska che, a parte l'assunzione di un impegno non indifferente da parte del Casadei, impegno che dimostra di mantenere e di sostenere davvero con forza e capacità letteraria, lascia perlomeno smarriti: "Ho passato tutto il giorno senza far domande, senza stupirmi di niente..." Ed è dunque da qui che partono "le vele" di Franco Casadei. Si tratta di un viaggio nella natura e nell'uomo, come afferma nel titolo la prefatrice Antonia Arslan, in cui il poeta affronta a tu per tu il mistero della morte, la sua ineluttabilità, ma anche la dolcezza, l'umanità che accompagna il mistero stesso, come per lenirlo in qualche modo, come per accettarlo: "senza far domande, e senza stupirsi eccessivamente", appunto: "Dovrà morire l'uomo, la pianta / e l'ape indaffarata, / patire sfregi, chiodi sulla carne e l'odio...", scrive Casadei nella poesia di apertura, come a voler prendere le distanze da tutta una congerie di cavilli e di tentativi vani per vivere una vita che sia soltanto rose e fiori. Ma qui non è rassegnazione, attestazione di una verità che, purtroppo, ci sta sotto agli occhi tutti i giorni: il dolore esiste, esiste la sofferenza, esiste la morte; ma l'intento del poeta è quello di andare oltre, scavalcare i confini dell'ineluttabilità umana e naturale, per cercare più in là: "... lo spazio aperto degli uccelli / sfidare il peso della terra che mi attira / osare il volo senza alcun riparo...". Del resto, Casadei sa bene cosa sia il soffrire e il patire: la sua professione di medico alimenta la sua poesia di quell'umanità, di quella consapevole vicinanza, rendendola più lucida e più vera, ma senza inutili pietismi, senza esondare eccessivamente nell'amarezza e nel pianto.
L'apice di questa sua costruzione poetica, misurata ma pregna, come dicevo, di grande umanità e spiritualità, possiamo trovarlo forse in una poesia davvero toccante, "Bruno e Rosalba", dedicata ai suoi fratelli di 11 e 12 anni annegati in un torrente sulle colline romagnole, come leggiamo nella nota a pie' di pagina 18: "Quella sera, dopo la fiumana, la riva / sfaldata al gioco delle vostre corse / ingenue, non siete tornati", recita con profonda nostalgia il Casadei, e poi conclude: "... quel ventuno settembre piangevo / per venire al fiume, avreste custodito / i miei tre anni, vi avrei salvato, forse, / forse avete salvato me". Traspare quasi evidente in questa chiusa il dolore contenuto, il rimpianto per non aver potuto fare nulla per salvare i due fratelli, ma nello stesso tempo emerge dai questi versi finali una sorta di catarsi, una palingenesi privata, interiore, che nonostante tutto, rende forze nuove e salvifiche: "forse avete salvato me"!
In questo senso il titolo, "Il bianco delle vele", può essere inteso come una sorta di purificazione, di distacco dal male e dalla morte, dalla sofferenza e dalle perdite: un crogiuolo di memorie fondamentali, necessarie per guardare avanti, nella consapevolezza che l'uomo è carne non duratura, ma è anche spirito che si eleva, che va oltre, nell'eterno viaggio del cosmo verso la sua piena realizzazione. Non a caso, subito dopo "Bruno e Rosalba", Casadei inserisce nel suo libro "Diventerò ancora te, mia terra": "... diventerò ancora te, mia terra, / ascolta, ascolta che matura il grano." E qui, il senso della speranza, della continua evoluzione dell'uomo attraverso gli eterni cicli di vita/morte/rinascita, è evidente.
Si potrebbe continuare il lungo viaggio nel mondo poetico di Franco Casadei, con il "bianco delle vele" che spiccano di umanità sulla sua nave terrena. Ma penso che questa mia breve riflessione sulla sua poesia possa dare un suggerimento, anche minimo, ai lettori attenti, affinchè possano approfondire ulteriormente questo libro, scritto con mano sapiente e sicura di un poeta che merita certamente grande considerazione nell'attuale panorama letterario e poetico nazionale.

Franco Casadei, "Il bianco delle vele", Raffaelli Editore, Rimini, 2012. Prefazione di Antonia Arslan. Postfazione di Stefano Maldini.

Giuseppe Vetromile
10/11/12

7 ottobre 2012

Uscito il nuovo romanzo di Rossella Luongo: "Latte acido"


Dopo anni di attenzione ai "fatti quotidiani" della vita, Rossella Luongo trova la giusta chiave per definire il suo primo romanzo: "Latte acido", pubblicato per Edizioni della Sera di Roma. Cronache intense e drammatiche del Sud si stemperano in toni composti e appassionati, a tratti lirici, attraverso valori e sentimenti comuni: l'amicizia, l'amore, la ricerca e la speranza di una stabilità emotiva, l'obbligatorietà di "diventare grandi". Una sorta di reportage narrativo sulle storie giovanili degli anni novanta: dalle prime scoperte tra infanzie difficili e adolescenze inquiete, ai primi dolori tra delusioni, compromessi e lutti importanti. Rossella Luongo propone lo spaccato di una gioventù disagiata, destabilizzata e priva di progetti, sullo sfondo di una "Irpinia rigogliosa", in un viaggio attraverso la memoria delle tradizioni campane e attraverso i "sogni bucati" di un gruppo di liceali che si affaccia ai doveri della maturità. Una storia raccontata xon sincerità e consapevolezza.


27 settembre 2012

"I testimoni del tempo", di Aniello Montano


Ha avuto grande successo la presentazione del recente libro di Aniello Montano, intitolato "I testimoni del tempo", filosofia e vita civile a Napoli tra Settecento e Novecento. L'interessantissimo volume, edito per i tipi di Bibliopolis, Napoli, ha avuto come relatore il prof. Enrico De Lorenzo, che ne ha ampiamente trattato i contenuti, dopo i saluti di Alessandro Masulli, direttore dell'Archivio Storico "G. Cocuzza" di Somma Vesuviana, e della giornalista Gabriella Bellini, moderatrice dell'incontro, che si è tenuto martedì scorso 25 settembre nell'Aula Consiliare del Comune di Somma Vesuviana. Sono intervenuti anche il dott. Carmine di Sarno, Presidente del Consiglio Comunale di Somma Vesuviana, e il Sindaco dott. Raffaele Allocca.
Come poi ha ulteriormente spiegato lo stesso autore Aniello Montano, attualmente professore ordinario di Storia della Filosofia nell'Università di Salerno, il libro offre uno spaccato della cultura napoletana d'intonazione filosofica e civile tra Settecento e Novecento, da Vico a Giuseppe Capograssi e a Michele Federico Sciacca, attraverso Genovesi, Filangieri, De Sanctis, Croce, con incursioni su specifici momenti storico-culturali (le Accademie napoletane, la fortuna dello spinozismo a Napoli, a partire dalla fine del Settecento). Il fine implicito e complessivo del volume - leggiamo ancora nella seconda di copertina che riassume molto brevemente l'intenso lavoro portato a termine dal Montano - consiste nel recuperare l'immagine storica di Napoli come città viva, colta e raffinata, città filosofica per eccellenza. Consiste, altresì, nel rappresentare la filosofia napoletana quale riflessione direttamente collegata al concreto, all'esperienza storica reale, strettamente connessa all'impegno e alla responsabilità dell'uomo e, perciò, lontana dalle "astrazioni" puramente concettuali.

L'incontro è stato videoregistrato dal giornalista Vincenzo Caputo:

19 settembre 2012

Una poesia fuori dal Comune: nuovo appuntamento del CLA


Improvvisazioni, creazioni, eccezioni, esperimenti, anteprime poetiche: questi gli intenti, naturalmente un po' scherzosi (ma fino a un certo punto!) del Circolo Letterario Anastasiano, per un incontro di letture poetiche organizzato con la collaborazione del Bar Caffetteria "Fuori dal Comune", in piazza Siano, Sant'Anastasia, domenica prossima 23 settembre alle ore 10. Si tratta di un primo esperimento di "Caffè Letterario" qui a Sant'Anastasia che, se, come si spera, avrà successo, potrà ripetersi anche nel futuro, e magari mensilmente. Il titolo dell'evento, che prende spunto dal nome della Caffetteria, si adatta perfettamente allo spirito dell'iniziativa, in quanto i poeti convenuti, dopo aver assaporato un gustoso aperitivo, leggeranno i loro testi più recenti e interessanti, "fuori dal comune", appunto!
Sarà così possibile contribuire, con questa sua nuova iniziativa letteraria, alla diffusione della cultura poetica contemporanea, e in particolare quella del nostro territorio vesuviano, creando un momento di interesse e di attenzione tra il pubblico per questo argomento che sovente è riservato solo agli "addetti ai lavori".
I poeti partecipanti provengono da Napoli e dai comuni vesuviani limitrofi, ma non mancano quelli di Sant'Anastasia. Eccoli: Adolfo Silveto da Boscotrecase, Salvatore Violante da Terzigno, Raffaele Urraro da San Giuseppe Vesuviano; Costanzo Ioni, Stelvio Di Spigno, Ferdinando Tricarico, Ketti Martino, Ciro Tremolaterra e Bernardo Franzese da Napoli; Natale Porritiello, Raffaele Liguoro, Cristofaro Letico e Giuseppe Piscopo da Sant'Anastasia; Lello Agretti da Caserta; Anna Bruno da Somma Vesuviana, Alfonso Severino da Ottaviano e Giuliana Caporaso da Pomigliano d'Arco.
Si spera in una grande affluenza di pubblico, che potrà ascoltare la voce dei poeti seduti ai tavolini del bar.

18 settembre 2012

Donatella Bisutti vince il XXIV “Premio Letterario Camaiore”

Con un vero e proprio verdetto al fotofinish, è Donatella Bisutti ad aggiudicarsi l’edizione 2012 del Premio Letterario Camaiore. La sua opera, “Rosa Alchemica” (Crocetti) ha prevalso per soli due voti (14) sui libri sia di Antonella Anedda “Salva con nome” (Mondadori), sia di Marco Guzzi “Il cuore a nudo” (Paoline).
Grande successo della serata all’Hotel Dune di Lido, con la sala congressi gremita di pubblico e scroscianti applausi anche ai premi speciali a Claudio Angelini, Renzo Ricchi e Marcia Theophilo. Menzione d’onore a Roberto Malini con “Il silenzio dei violini”, dedicato alla difesa dei diritti umani, in particolare della popolazione rom.
Emozionante la presenza del poeta americano Billy Collins, che ha ricevuto il Premio Internazionale, salutato anche dal Console Generale degli Stati Uniti Sarah Morrison, in rappresentanza dell’Ambasciata USA.
Soddisfazione grande da parte della Giuria Tecnica, del Presidente Francesco Belluomini e del sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto, che si sono dati appuntamento all’edizione numero venticinque del Premio nel 2013.

(Comunicato stampa)

12 settembre 2012

Chiude la Casa Editrice "Edizioni del Calatino"

Riportiamo qui di seguito un comunicato delle "Edizioni del Calatino" di Giuseppe Samperi, con il quale l'Editore annuncia la cessazione definitiva dell'attività editoriale.
Prendiamo atto con grande rammarico di tale decisione, che ci porta tra l'altro a riflettere sullo stato di crisi che coinvolge soprattutto la piccola editoria in Italia, tagliata fuori da ogni contributo e sostegno se non quello degli stessi autori, alimentando in tal modo un circolo vizioso che non aiuta certo né gli scrittori né gli stessi "piccoli" editori. La qualità non è sempre sinonimo di grandezza e importanza, di distribuzione e di pubblicità. Samperi con le Edizioni del Calatino ha fatto cose ottime, nonostante la sua "piccolezza" ed è un vero peccato che non possa continuare! Lo ricorderemo con rispetto, stima e soprattutto amicizia.

Giuseppe Vetromile


Centro Studi Editoriali
Edizioni del Calatino

La casa editrice “Edizioni del Calatino” (già Samperi Editore) ha deciso che, per vari motivi, chiuderà definitivamente la propria attività allo scadere del 31/12/2012. Oltre questa data la piccola casa editrice, che ha pubblicato però alcuni Autori apprezzati e/o affermati nel panorama letterario nazionale, sarà solo un ricordo per pochi.
La “Edizioni del Calatino” ha però in questi giorni deliberato che fino al 15/11/2012, a sua insindacabile discrezione, prenderà in considerazione le proposte editoriali di quanti vorranno farne, al fine di pubblicare, se esisteranno i presupposti, gli ultimi libri in catalogo. Chi fosse interessato può contattarci al 340.2764858 / samperieditore@libero.it
La suddetta editrice si impegna a portare a termine entro aprile/maggio 2013 gli impegni editoriali eventualmente presi.
Si coglie l’occasione per ringraziare quanti hanno creduto in noi e ci hanno aiutato a crescere con il contributo del loro lavoro, della loro creatività.

L’Editrice

10 settembre 2012

La Rivista Gradiva, nr. 41/42

E' uscito il numero doppio 41/42 di Gradiva, Rivista Internazionale di Poesia Italiana, di Luigi Fontanella.
In questo fascicolo figurano: Accerboni, Balducci, Basile, Benson, Bergin, Bonaffini, Borra, Brancale, Cannillo, Carandente, Carle, Carson, Casalino, Casoni, Cipparrone, Conte, D'Amaro, De Angelis, De Luca, Doraldi, Ermini, Fiori, Fontanella, Furia, Gaita, Galassi, Gerace, Gnerre, Grasso, Iacuzzi, Iandolo, Lagazzi, Macchia, Malanga, Maramotti, Martiniello, Mesa, Mobili, Moscato, Mugnaini, Pecora, Perilli, Piscopo, Pontiggia, Pozzi, Ruotolo, Roscigno, Saveriano, Scafuri, Sica, Sovente, Terrone, Trevi, Trombetti, Tusiani, Vettori.

5 settembre 2012

La prima edizione del Premio di Poesia "Gradiva"


STATE UNIVERSITY OF NEW YORK
PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA
GRADIVA-NEW YORK
______________


La rivista internazionale GRADIVA, congiuntamente con la IPA (Italian Poetry in America), bandisce la prima edizione del Premio di Poesia Gradiva – New York.

Al Premio si concorre con un’opera di poesia di autori italiani pubblicata in Italia nel periodo compreso tra il primo gennaio 2011 e il primo dicembre 2012.

Al vincitore, designato dalla Giuria, sarà assegnato un premio di $1000 (mille dollari), il rimborso delle spese di viaggio e un soggiorno di due giorni a New York. Una selezione del libro premiato verrà tradotta in inglese e pubblicata, per uso scolastico,  in un’edizione bilingue presso l’editrice Gradiva Publications.

Le Case Editrici o gli autori interessati devono far pervenire una copia del loro libro ENTRO IL 10 GENNAIO 2013 ai seguenti componenti della Giuria, con l’indicazione su ogni copia del proprio indirizzo, comprensivo di telefono e di posta elettronica:

Luigi Bonaffini, Dept. of Modern Languages, Brooklyn College, Brooklyn, New York 11210-2889, USA. 
Alfredo de Palchi, Presidente Onorario, Chelsea Editions, PO Box 125, Cooper Station, New York, N.Y. 10276-0125, USA.
Luigi Fontanella, Presidente della IPA, PO Box 831, Stony Brook, New York 11790, USA.
Irene Marchegiani, 303 Mountain Ridge Drive, Mt. Sinai, New York 11766, USA.
Sylvia Morandina, Managing Editor di Gradiva, Dept. of European Studies, SUNY, Stony Brook, New York 11794-5359, USA.
Anthony J. Tamburri, J. D. Calandra Institute, 17th floor, 25 W.  43rd Street, New York, New York 10036, USA.

La Giuria selezionerà i cinque libri finalisti nel corso della sua prima consultazione collegiale, prevista durante l’ultima decade di aprile. Una seconda riunione, prevista entro il 15 maggio, determinerà il vincitore del Premio Gradiva – New York.

La cerimonia conclusiva avrà luogo nell’autunno 2013 presso l’Auditorium della State University of New York, Stony Brook, sede di Manhattan (401 Park Ave South) e sarà preventivamente comunicata al vincitore, che è tenuto a presenziare  alla cerimonia. In caso di mancata partecipazione si perde qualsiasi diritto. Non si ammettono deleghe. 

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PER INFORMAZIONI: Segreteria Premio Gradiva – New York, Ms. Sylvia Morandina
Dept. of European Studies, SUNY, Stony Brook, N.Y. 11794-5359, USA.
Tel. 001-631-6327448.  Email: gradivasunysb@gmail.com


1 settembre 2012

Il "Vento di fronda" di Giuseppe Iuliano


Non si può essere veri poeti se non si cerca di concretizzare le proprie idee creative modellandole come docile creta su un qualsiasi filone importante e fondamentale della nostra esistenza, che abbia sfumatura sociale, filosofica, persino politica. E cioè: cantare tanto per cantare, per il solo gusto di ascoltarsi e di compiacersi, può servire fino a un certo punto, può rispondere solo limitatamente allo scopo che la poesia alta si propone: quello di mostrare, di raccontare, di dire le cose, la realtà, la storia e la geografia dell'uomo calato nel suo tempo. Giuseppe Iuliano è uno di questi grandi poeti attuali, che, possiamo dire, anche se il termine non è proprio elegante, "utilizza" la poesia per dire le cose veramente come stanno. E' vero che la poesia è coraggio e schiettezza, autenticità cristallina, riferimento luminoso in un mondo che a volte si trascina nell'inettitudine e nel qualunquismo. Ed è anche vero, come il buon Montale ebbe ad osservare, che la poesia non fa male a nessuno, eppure quasi inavvertitamente la poesia ha rivoluzionato mode e pensieri, comportamenti e politiche. Forse il suo sottile scorrere come fiume sotterraneo nella società e nella storia, ha davvero influito sulle scelte dell'uomo, ma comunque non "facendo male", anzi, raddrizzando e re-indirizzando le strade!
Giuseppe Iuliano, amico in poesia da tantissimo tempo, è un autore di grande talento letterario, che ha un suo dettato poetico ben delineato e strutturato, che porta avanti con assiduità ed impegno. La sua voce è la voce della terra, delle istanze contadine e non solo contadine, è la voce dei denigrati e dei dimenticati, ma è anche la voce dell'amore, del fuoco, dei valori, della memoria. E' la voce dell'Irpinia, dove per Irpinia può essere inteso non solo un territorio italiano di serie B, ma metaforicamente tutte le terre e tutti gli stati sociali che soffrono sfruttamenti, deprivazioni, fuga di braccia e di menti, e quant'altro possa contribuire in negativo allo svilimento di una situazione annosa e abbandonata a se stessa. Io ci vedo, nel canto veemente di Giuseppe Iuliano, una sonora e splendida continuità con Rocco Scotellaro, con Vittorio Bodini, per esempio. Poeti che hanno amato con disperazione la propria terra e le proprie origini. Bene si inquadra, allora, in questo contesto, la lunga e puntuale prefazione di Antonio La Penna, quando afferma di ritrovare in Giuseppe Iuliano l'"indignazione" del poeta e retore latino Giovenale, indignazione che sovente assume carattere di protesta, con staffilate ammorbidite soltanto dalla schiettezza e dalla sonorità del verso, come nella lirica "Come il vento", che in un certo qual modo può sintetizzare il pensiero poetico di Iuliano a questo riguardo: "Al vento chiedo frusta di giustizia / su questa terra spremuta e offesa / vuota d'umanità, serva / di profezia di nessun verbo, / erba voglio di legge su misura." Parole aspre, che la poesia rende ancora più incisive, nella giusta generalizzazione di un concetto di giustizia sociale e di libertà valido per tutto e per tutti, non solo per l'Irpinia. Vento di fronda è dunque titolo appropriato per un'opera che vuole non solo denunciare, ma "spazzare" via, per quanto possibile, con l'aiuto del vento, appunto, le negatività che affliggono lo stato sociale dell'uomo incasellato in una terra amata ma "odiata per il suo silenzio muto". Ed è lui stesso, Iuliano, vento di fronda, che "spezza spazza trascina / insemina le zolle e cielo e mare rasserena...", perchè "partigiano del mio tempo respiro resisto / e vivo. Sono vento di fronda".
Si tratta dunque di un'opera matura, quest'ultima raccolta poetica di Giuseppe Iuliano, che va a collocarsi nella continuità di uno studio creativo, letterario e lirico, che l'autore irpino persegue fin dall'inizio della sua lunga carriera di poeta: i suoi libri costituiscono infatti delle importanti pietre miliari lungo il difficile percorso di un'attività poetica che vuole indicare, mostrare, far vedere, più che narrare, le caratteristiche umane, sociali e territoriali, nude e crude, cioè così come realmente sono, spogliate d'ogni falsa retorica, d'ogni melensaggine o abbellimento o trucco per la regia. Così "è" il contadino, il lavoratore sbalestrato de "La guerra di Pietro", così sono le donne del paese, che "hanno fianchi colmi / larghi di parto / e braccia operaie / di fabbrica o di terra / palestre di muscoli / di nessun passatempo...". E naturalmente il discorso poetico di Giuseppe Iuliano, che, lo si avverte, è profondamente radicato alla sua terra, per i valori primari che essa rappresenta e continua a rappresentare nonostante tutto, va a completarsi in un quadro molto dettagliato, che comprende anche altri interessanti aspetti, in particolare la giustizia sociale, la storia, la pace, l'amore, i ricordi. Questi aspetti si incuneano nel libro, tra una poesia di denuncia, diciamo così, e l'altra, come ha ben rilevato Antonio La Penna, che scrive tra l'altro: "...in questi brani la tensione dell'indignatio si scioglie. La rabbia può anche strozzare la poesia; ma in parte questa raccolta è ispirata alla 'sorda malinconia' o da una tristezza severa o  anche da una tristezza più dimessa...".
Non resta che leggere e rileggere il libro, come si fa con la buona poesia, tenerlo a disposizione sulla scrivania per assaporarne quando si vuole il gusto profondo di verità, i lacerti di amarezza e di giusta "indignazione" che scaturiscono da questi versi fluidi e cristallini, l'amore profondo per la terra irpina, ma direi per tutta la terra, quella che è madre e che nel crederci e nel coltivarla ci rende davvero uomini.

Giuseppe Iuliano, "Vento di fronda", Delta 3 Edizioni, Grottaminarda (Av), 2012. Collana "Pugillaria", diretta da Paolo Saggese. Prefazione di Antonio La Penna.

Giuseppe Vetromile
1/9/2012

28 agosto 2012

I prossimi appuntamenti

Il Circolo Letterario Anastasiano riprende le sue attività dopo la lunga e calda pausa estiva. Sarà nostra cura informarvi di volta in volta circa gli eventi e gli incontri che sono in programma.
Anticipiamo intanto qui brevemente gli appuntamenti previsti:
l'11 ottobre ci sarà la presentazione del libro "Sulla soglia di piccole porte", di Enza Silvestrini.
Il 27 ottobre è previsto il secondo incontro de "La Rocciapoesia", a Pratella.
Il 9 novembre è la volta di Rossella Luongo, che presenterà il suo nuovo romanzo "Latte acido".
Concluderà l'anno la cerimonia di premiazione della X Edizione del Concorso Nazionale di Poesia "Città di Sant'Anastasia", che avrà luogo probabilmente una settimana prima di Natale.
Altri incontri potranno essere previsti all'ultimo momento, se ci sarà la possibilità di metterli in programma.
Siamo grati a tutti gli amici che ci seguono e che vorranno partecipare ai nostri incontri letterari, e a diffonderne la notizia.

Giuseppe Vetromile

Maiori: la Rassegna Letteraria "Un libro sotto le stelle"


ENTRA NEL VIVO A MAIORI LA RASSEGNA LETTERARIA "UN LIBRO SOTTO LE STELLE"

MAIORI (SA) -Grande attesa a Maiori per l'arrivo alla quinta edizione di "Un libro sotto le stelle" della criminologa Roberta Bruzzone che presenterà il suo libro "Chi è l'assassino" (edizioni Mondadori) mercoledì 29 agosto sul lungomare Amendola della città di Maiori.
L'autrice psicologa forense e criminologa parlerà degli episodi di cronaca nera più eclatanti dei quali si è occupata: dalla strege di Erba all'omicidio di Sarah Scazzi e della surreale vicenda di Chico Forti. Insieme alla Bruzzone si confronteranno sulle  tecniche investigative e gli strumenti tecnologici per combattere il crimine, il Procuratore della Repubblica di Salerno Franco Roberti, il Magistrato Giovanni Tartaglia Polcini, il Direttore del Pascale Nicola Mozzillo e il giornalista Rai Gianfranco Coppola moderatore del dibattito.
Quello che vede protagonista Roberta Bruzzone è il penultimo appuntamento della rassegna letteraria che tanto interesse sta suscitando in Costiera anche questa estate.
La rassegna si concluderà giovedì all'insegna del romanzo. Romolo Panico, Questore di Potenza presenterà il suo libro "Un giorno maledetto". Un romanzo tra il noir e la denuncia sociale. Con l'autore ne discuteranno i giornalisti Giuseppe Scanni e Gianluca Mazzini, il Direttore Rai della Basilicata  Fausto Taverniti e lo scrittore Peppe Iannicelli. L'attrice Rosaria De Cicco leggerà alcuni brani del libro.

(Comunicato Stampa dell'Associazione "i Meridiani"
Sede Legale: Corso Garibaldi, 23 - 84123 Salerno
Sede Operativa: Via F.S. Mascia, 4 - 80053 C/mare di Stabia (Na)
Tel.0828.1897922 - Fax 081.19230002 - cell. 333.4809674
www.associazioneimeridiani.it
www.premiosalerno.it)

La criminologa Roberta Bruzzone

2 agosto 2012

"La luna di sopra" finalista al Premio Torre Petrosa


L’incanto del Golfo di Policastro per il Premio Nazionale Letterario “Torre Petrosa” di Villammare di Vibonati, (SA).
”La luna di sopra” di Francesco D’Angelo (Graus 2011) nella terna dei libri finalisti del prestigioso Premio, giunto alla sesta edizione.

Tanti, fino ad oggi, gli incontri che le hanno dedicato: l’ultima volta in maggio, a Sant’Anastasia, periferia nord di Napoli, per un intenso dibattito promosso dal Circolo Letterario Anastasiano di Giuseppe Vetromile; l’estate dell’anno scorso era stata festosamente accolta ad Ischia per la rassegna “Approdi d’Autore”, e nell’isola verde è tornata quest’inverno, alla Biblioteca Comunale Antoniana in preziosa compagnia di libri rari e antichi, in una giornata di mare grosso e pioggia torrenziale che però, al suo passaggio, si è placata.
Parliamo de “La luna di sopra”, romanzo d’esordio del noto giornalista e scrittore Francesco D’Angelo, editato da Graus nell’autunno del 2011: un libro… lieve – poco meno di cento pagine – eppure capace di suscitare sin dalla pubblicazione l’interesse della critica e del pubblico, interesse che via via è cresciuto e ha coinvolto librerie, Fondazioni prestigiose come il Real Monte Manso di Scala, biblioteche, appunto.
A Napoli La luna di sopra si fa vedere spesso, specialmente nella zona del Nilo, prediletta, si dice, visto che gli antenati del suo narratore vi giunsero migliaia d’anni or sono dalle sponde di quel magico fiume; e così a Monteoliveto, sulla bella piazzetta con la Chiesa di Sant’Anna, affrescata dal Vasari, e a pochi passi la fontana barocca in onore di Carlo II di Spagna che Francesco D’Angelo (il destino di certi nomi!) realizzò su disegno di Cosimo Fanzago.
La luna di sopra non ha mancato di rallegrare con tutta la sua luce napoletana il cielo di Milano, dove la centralissima libreria “Il Trittico” ha invitato Francesco D’Angelo per la rassegna “Autore commesso per un giorno”.
E oggi, fino al 19 agosto, in meravigliosa parabola La luna di sopra sosterà nello spicchio di cielo di uno dei luoghi più belli della Terra, il Golfo di Policastro, su  Villammare dai mille colori: il romanzo di D’Angelo è infatti nella terna finalista del prestigioso Premio Letterario Nazionale “Torre Petrosa”, giunto alla sesta edizione.
Francesco D’Angelo, “La luna di sopra”, Graus editore, Napoli 2011, pagg. 79, euro 10,00: “Tra ricordi e rimpianti si trascina la vita di un vecchio barbone per di più zingaro. La narrazione è anche un pretesto per descrivere la Napoli di oggi, caotica e parossistica, in cui il protagonista si fa spazio insieme agli altri emarginati. L’epilogo finale è la ricerca serena del passato e il definitivo addormentarsi per sentire ancora ‘la luna di sopra’”.  Ecco la motivazione con cui, al termine di un percorso di incontri e approfondimenti critici avviato sin dal mese di giugno, la Commissione tecnico – scientifica, come sempre designata dall’Amministrazione Comunale di Vibonati, Sindaco Massimo Marcheggiani ha scelto il romanzo del noto giornalista e scrittore.
“La Napoli di oggi”: dunque il giudizio della Commissione del Premio “Torre Petrosa” appare  in piena sintonia con le parole del critico letterario Silvio Perrella, che definendo poemetto in prosa “La luna di sopra” sottolinea la capacità di Francesco D’Angelo di rappresentare in unicum poetico l’immaginario, il sogno e la realtà quotidiana di una metropoli-megalopoli qual è Napoli.
E così l’insigne architetto Italo Ferraro, per il quale Francesco D’Angelo è  “scrittore molto coraggioso”, che nella Luna di sopra “prende Napoli così com’è, degradata, la Napoli che tutti vorrebbero cambiare e scava, esplora, e trova l’incanto, la meraviglia. Una città ‘nuova’ – sostiene  Ferraro - dove poi le persone vivono e lavorano e fanno le stesse cose che fanno le persone di tutte le altre città del mondo. Ma è in quell’incanto, oltre il degrado, sotto strati e strati intatti nei secoli l’unicità di Napoli, il suo splendore”.

Dal blog dell’Autore di “La luna di sopra”:

Nato sotto il segno dell'Ariete in Egitto, nel 1950.
Lavoro, diritti degli anziani, degli ultimi, dignità della persona e di tutti gli esseri viventi, ambiente e territorio, sviluppo di progresso i temi che continuano a impegnarlo.
Ama leggere e considera Alda Merini, Matilde Serao, Cesare Pavese i suoi riferimenti. Cultore della musica jazz e della canzone d'autore apprezza suggestioni e commistioni etniche. L'Africa e Napoli le sue radici.
Ama cimentarsi con la scrittura creativa, colleziona miniature di tartarughe di varia manifattura.
E' giornalista e scrittore.
“La luna di sopra” (Graus, Napoli, 2011) è il suo romanzo d’esordio.

http://frankodangelo.blogspot.it/
frankodangelo@gmail.com

29 luglio 2012

Il primo Meeting dei Poeti Viandanti a Formia


E' in programmazione per sabato prossimo 4 agosto, presso il Teatro Remigio Paone di Formia, il primo Meeting dei Poeti Viandanti:

De – Comporre e i Poeti Viandanti al Teatro Remigio Paone per una serata di arte, musica e versi.

Ipab SS. Annunziata
Teatro Remigio Paone
Movimento Poeti Viandanti
Ass.Cult. deComporre

presentano:

I Meeting dei Poeti Viandanti
4 agosto 2012 Teatro Remigio Paone, Formia

ore 20.30

Letture poetiche, interventi musicali, stand di libri, esposizioni artistiche

con la partecipazione straordinaria di: Floriana Coppola, Hamid Barole Abdu e Giuseppe Vetromile (poesia); Marion Nugnes (gesto narrante) ; Ivan Franzini (interventi musicali).

Ingresso libero

Tanto bistrattato e poco commerciale ma con sempre più appassionati, il genere della democrazia per eccellenza che affascina e vanta “fans” e scrittori di ogni classe sociale e professione: parliamo della mamma poesia, fonte e archetipo di ogni letteratura. Sabato 4 Agosto alle 20:30 presso il Teatro Remigio Paone di Formia una serata alla riscoperta dell’archetipo delle lettere con un connubio vincente tra la pubblicazione letteraria, associazione culturale e neo casa editrice De- Comporre e il Movimento dei Poeti Viandanti per la prima edizione del “Festival dei Poeti Viandanti”. “I Poeti Viandanti” è un movimento di creazione e/o diffusione della cultura Poetica nato a Gaeta nella notte del 7 agosto 2011 per volontà di Lory Nugnes, Sandrea Cervone, Sara Di Mare, Serena Reggio, Sibylle Gisin, Placida Euphorbia e Alba Marengo.
Ne fanno parte poeti (ed artisti di altre discipline) che compongono sillogi e organizzano eventi e performances di insieme. Partecipano e creano happening itineranti, prediligendo piazze e strade al fine di diffondere l’amore per l’Arte e la Poesia. Il tutto senza scopo di lucro e solo per amore dell’Arte, del libero scambio e dell’arricchimento reciproco. Una serata di letture poetiche, musica, esposizioni artistiche e stand di libri per una contaminazione culturale davvero stimolante.

(Da Comunicato Stampa)

24 luglio 2012

Daniele Santoro: "Sulla strada per Leobschutz", le poesie dell'Olocausto


"Laggiù, ad Auschwitz, lontano dalla Vistola, amore, lungo la pianura nordica, in un campo di morte...": sono i versi notissimi e memorabili di una lirica di Salvatore Quasimodo, intitolata appunto "Auschwitz". Il riferimento mi è parso quanto più consono e opportuno, volendo scrivere qualche breve riflessione su questo nuovo volumetto di poesie di Daniele Santoro, "Sulla strada per Leobschutz". Conosciamo tutti le orrende nefandezze dei lager nazisti che hanno sconvolto l'umanità durante l'ultima guerra mondiale, un "buco nero" nella storia in cui sono implosi tutti i valori fondamentali e il rispetto e la dignità dell'essere umano, e mai vorremmo che si ripetesse un così oscuro e infamante periodo della nostra cosiddetta civiltà in perenne cammino, si spera verso mete finalmente rosee e degne di essere vissute da ogni persona del pianeta. Per questo è importante la memoria, il ricordo, affinchè non si banalizzi o addirittura si cancelli, come purtroppo è stato tentato di fare, ciò che ha diabolicamente mosso l'uomo a distruggere con la sofferenza inaudita, il supplizio e la morte, l'olocausto, l'altro, il prossimo, il fratello.
Come sempre, la poesia, e la poesia di impegno, è anche qui vettore significativo di fatti storici, di avvenimenti, di pensiero e di comportamenti sociali. Nella fattispecie, il libro di Daniele Santoro costituisce un utilissimo e importante documento di continuità storica, e il mezzo adoperato, cioè la poesia, è quanto mai illuminato e opportuno, perchè è capace di incidere profondamente nella coscienza e nell'anima, oltre che nella mente (la memoria, il ricordo) del lettore. Forse più che con altri "strumenti" artistici, come il teatro, la musica, la pittura, la poesia si instaura nell'intimo, superando direttamente ogni barriera corporale e razionale.
Il lavoro di Daniele Santoro è da apprezzare per questo ennesimo sacrificio in memoria dell'orrendo olocausto. Ma non solo per questo. E' un grandioso esempio di come anche con la poesia sia possibile trattare efferatezze e negatività umane, mostruosità e scelleratezze.
Afferma infatti Giuseppe Conte nella sua accurata prefazione: "Sulla strada per Leobschutz è un libro che ha un centro tematico di dura, cupa potenza: il campo di sterminio e l'olocausto, che in questi versi appaiono nella loro brutalità fisica, nella loro violenza materiale, assoluta." Siamo pienamente d'accordo, anche perchè il testo di Santoro dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che la poesia è soprattutto "costruzione", che viene subito dopo l'impulso creativo: esercizio della mente, come affermava il buon Valery! Daniele Santoro ha infatti "voluto" creare un lavoro in versi, molto profondo, acuto, peculiare, e con una struttura organica, monotematica. Difficile realizzare una tal cosa, generalmente con la poesia si divaga, anche volendo affrontare un tema unico, ci si spazia a largo raggio, fin dove il verso riesce a suscitare emozioni e vibrazioni, fino al possibile (o impossibile) confine tra il detto e il non detto. "Sulla strada per Leobschutz" supera invece tutto questo, pur seguendo i canoni della molteplicità caleidoscopica offerta dai versi, imprimendo sulla pagina le varie angolazioni, gli accenni, i rimandi, le varie sfaccettature di un mondo obbrobrioso, odioso, dedito al vituperio.
Qualche esempio: "Cristo, l'ho visto io come tremava nudo / minacciato dal fucile che si era inceppato, / mica si scomponeva l'ufficiale / scambiava con il sottoposto una battuta / frattanto che ripristinava il percussore / e lo finiva - carponi nella pozza, / la nuca spappolata ..." ("Nel cortile della morte", pag. 12). E ancora: "appena dietro il filo, la catasta / nuda dei corpi (un tempo femminili, caldi) / il velo disonesto che copriva i visi / in noi lo strazio che allentava il passo; non sapere / se madri mogli erano, se figlie sono" ("Fiancheggiando il lager delle donne", pag. 26). E a pag. 49 ("Sull'orlo della cava"): "penzoloni sull'orlo della cava / fumava la sua sigaretta / calmamente    quelli / dall'altra parte si svestivano in silenzio / religioso si abbracciavano restavano / sull'orlo della cava dove penzoloni / finiva la sua sigaretta / calmamente". Sono dei flashes di incredibile efficacia espositiva, dove il detto e il non detto, l'allusione, regna al confine di ogni verso, che ha una cadenza controllata, quasi frenata, ma sempre pare che voglia esplodere di rabbia e di disappunto, nella costernata meraviglia che l'uomo possa cadere così tanto in basso. Il verso è dunque in linea con l'atmosfera greve e fumosa, sottintesa, acre, e nella quasi imparzialità del dettato poetico (controllo e freddezza connotano tutti i componimenti), emerge tutta la cruda, assurda verità, anche nelle pietose allusioni.
Un libro-documento pregevole e prezioso, non solo per i contenuti, ma anche per l'idea creativa originale dell'autore, che ha reso possibile la realizzazione dell'opera, coerente e aderente alla storia ed ai canoni alti di una poesia veramente incisiva, colta e in grado di suscitare forti emozioni.

Daniele Santoro, "Sulla strada per Leobschutz", Edizioni La Vita Felice, Milano, 2012. Prefazione di Giuseppe Conte.

Giuseppe Vetromile
24/7/12

21 luglio 2012

La culla dell'estro, di Ottavia Piccolo


"Le poesie sono impressioni folli / che chiedono di fermarsi su carta. / Ti bussano al vetro, / alla fermata di un semaforo / e tra i volti degli sconosciuti / ti sussurrano "fermami" / ti domandano "imprimimi", / blocca il tempo con il segno odoroso / della tua mano sulla carta, / rendimi eterna!".
Sono versi bellissimi di Ottavia Piccolo, poetessa sarnese che sta riscuotendo un notevole e meritato successo, nonostante la forte deriva e piattezza di contenuti e di stile di molti tentativi di scrittura poetica che affollano le segreterie delle case editrici e i circuiti letterari italiani contemporanei. Si sa, scrivere di poesia non è un peccato mortale e in fin dei conti, come diceva anche il buon Montale, non si fa del male a nessuno, almeno in apparenza. E così basta scrivere a volte dei semplici versi, andare a capo a capriccio, tanto la metrica non viene più utilizzata, per definirsi poeti. Diverso è il discorso quando si affronta con seria consapevolezza questo mondo nel quale si vuole, si cerca, di essere protagonisti: con umiltà ma anche con una discreta competenza, con la lettura approfondita degli altri poeti per trarne un conforto e un confronto, un motivo di riferimento.
Ottavia Piccolo fa sicuramente parte di questa seconda schiera di poeti. Si vede subito, anzi si "sente" subito, che la sua poesia è lavorata, ispirata sì, ma soprattutto ben messa sulla pagina, in un progetto poetico di ampio respiro, che abbraccia tutte le sfere dell'esistenza.
Ho voluto di proposito aprire queste mie brevi riflessioni sulla poesia di Ottavia Piccolo, con i versi già citati all'inizio e che chiudono il suo recente libro "La culla dell'estro", perchè davvero sono significativi, a mio modesto avviso, in quanto costituiscono una sorta di autodichiarazione della nostra poetessa, dichiarazione certamente condivisibile e del tutto autentica. "La poesia bussa sempre al vetro" (leggi: alla persona, racchiusa nel suo involucro materiale e spirituale insieme, che viaggia nel mondo...). Si tratta di una "conclusione" alquanto indovinata, che ricuce, riannoda, compendia, tutta la visione poetica di Ottavia Piccolo, che molto felicemente ha costruito la sua raccolta poetica fondandola su quattro aspetti notevoli della vita, della propria intimità, e del mondo: una sorta di quattro punti cardinali, per il cui tramite è possibile orientarsi e procedere sicuri. Quattro capitoli che riassumono quindi il progetto poetico della nostra poetessa: "Gli affetti perduti", "La natura", "Impressioni", e infine "Gli amori", che coronano in un certo senso la lunga e approfondita serie di riflessioni in versi. E' un tracciato significativo, perchè la Piccolo prende il via da un patrimonio sentimentale di fondamentale importanza, costituito appunto dagli affetti e dai legami familiari, senza i quali non è possibile avere una giusta apertura verso gli altri e verso il mondo: "C'è un'ombra celata / da pianti segreti / che a notte inoltrata / fa passi concreti ... " ("L'uomo di spalle", dedicata al padre, pag. 19), afferma la poetessa, nel suo ricordo che è divenuto riferimento sostanziale di vita e di amore nei riguardi dei genitori. L'occhio della sua anima spazia poi sulla natura, dove "Le lacrime degli innamorati / fanno sbocciare gerbere / nei solchi del cotto / di Villa Cimbrone ..." ("Ravello prodigiosa", pag. 32): il prodigio dell'amore, dice la poetessa, è capace di far sbocciare i fiori anche tra le pietre del mondo. Poi medita e riflette, Ottavia, scrivendo i versi che costituiscono il capitolo delle "Impressioni": "Temo il distacco, / rinnovo di antico dolore. / temo l'amore, / presagio di nuovo supplizio ..." ("Il tarlo", pag. 46): dubbi, remore, ansie, speranze, costruzioni di fede... naturalità di un'anima sensibile e schietta, quale è quella della nostra poetessa.
Chiude il libro, ma non lo esaurisce certamente, anzi, lo lascia aperto a illimitati panorami di felicità e di realizzazione, l'amore, inteso come deve essere inteso, e cioè pieno, coinvolgente, totalizzante: "Riempimi di te, / nutri la mia bocca coi tuoi baci più caldi ..." ("Riempimi di te", pag. 60).
L'avventura poetica di questo bellissimo libro di Ottavia Piccolo termina qui, ma come dicevo prima, in sostanza apre e riapre nuovi orizzonti, che la poesia, con la sua forza e il suo fascino, fa sempre intravedere. E la poesia di Ottavia Piccolo, che è artista completa, in quanto si dedica professionalmente anche all'attività musicale, sia come docente sia come esecutrice di brani al pianoforte e altri strumenti, non poteva non integrarsi magicamente con la musica, e lo notiamo nei suoi testi, sempre fluidi e armonici, altamente ritmici, con l'uso sapiente, spessissimo, della rima.
Una voce nuova della poesia, che ci offre emozioni complete e indimenticabili.

Ottavia Piccolo, "La culla dell'estro", Morgan Miller Edizioni, Lucera (Fg), 2011.

Giuseppe Vetromile
21/7/12

20 luglio 2012

Billy Collins premiato al Camaiore


Invitato recentemete alla Casa Bianca dal Presidente Barak Obama, incoronato poeta più volte dal Congresso degli Stati Uniti d'America, il grande poeta americano Billy Collins, autore di innumerevoli raccolte di poesia (le sue poesie animate pubblicate in rete ricevono più di 200.000 visite al giorno), voce nota agli ascoltatori della radio pubblica, autore che é capace di riempire i teatri con i suoi reading e di fare dei suoi libri degli autentici bestseller (il "The New York Times" lo definisce Il poeta più popolare d'America, ha confermato la sua presenza  il 15  Settembre p.v.  per ritirare personalmente il prestigioso  Premio Internazionale Camaiore a lui conferito dalla giuria tecnica del  XXIV  Premio letterario Camaiore formata da: Francesco Belluomini (presidente), Alberto Bevilacqua, Corrado Calabrò, Emilio Coco, Vincenzo Guarracino, Paola Lucarini, Mario Santagostini. 
Nell'occasione l'Ambasciatore degli Stati Uniti d'America  David Thorne  ha designato a rappresentare l'Ambasciata, alla cerimonia conclusiva di premiazione  del XXIV Premio Letterario Camaiore 2012 e a festeggiare il proprio illustre connazionale all'Hotel Dune il 15 settembre p.v.alle ore 21,30,  il Console Generale Sarah Morrison.  
Comunicazione ufficiale pervenuta il 18 luglio c.m. al Sindaco di Camaiore  Alessandro Del Dotto e al Presidente del Premio Francesco Belluomini.                                          
Camaiore, 20 luglio 2012.

18 luglio 2012

Estate sì, ma già stiamo pensando ai nostri prossimi appuntamenti!

Siamo in piena estate ormai e molti amici sono già in vacanza, al mare o in montagna, o magari si limitano a salutari "mordi e fuggi" di fine settimana, data la fatidica "crisi" che è diventata un'ombra angosciante per tutti!
Anche noi ci dedichiamo con la giusta parsimonia alla cura del corpo e dell'anima distendendoci sugli arenili di Vietri Marina, solo per qualche ora e facendo ritorno a casa per pranzo.
E in questi andirivieni pensiamo anche al da farsi, ai prossimi appuntamenti letterari!
Tralasciando il mese di agosto, che per la verità pure si presterebbe a qualche interessante evento, magari sulla spiaggia, stiamo pensando di organizzare una serata di letture poetiche nel giardino dell'Associazione IncontrArci, probabilmente tra il 10 e il 15 settembre. Inaugureremo così un nuovo ciclo di convegni sulla poesia, da tenersi all'aperto, organizzati appunto insieme al Circolo IncontrArci.
Seguirà poi l'11 ottobre, e questa è una data sicura, la presentazione in Biblioteca di un interessante libro di Enza Silvestrini, "Sulla soglia di piccole porte".
Torna a fine ottobre, o inizi novembre, il secondo appuntamento di "Rocciapoesia", a Pratella, visto il grande successo del primo incontro che si è tenuto lo scorso 23 giugno.
Naturalmente il Circolo Letterario Anastasiano terrà informati tutti, con annunci diretti, e-mail e diffusione su Facebook.
Tenetevi in contatto, cari amici, per non mancare a questi appuntamenti.
Intanto, buone vacanze a tutti e, soprattutto, buona Poesia!

Giuseppe Vetromile

16 luglio 2012

L'essenza della vita nella poesia di Pasquale Montalto

Il progredire dell'umanità verso orizzonti scientifici e tecnologici sempre più certi e chiari, che ci permettono di aggiungere ulteriori tasselli al grande mosaico del cosmo, svelandone e spiegandocene i segreti e i profondi meccanismi che lo regolano fin dall'origine e lo muovono verso confini ancora imperscrutabili, non ha esaurito la fondamentale domada dell'uomo sul senso e sul perchè dell'esistenza, il fine escatologico, laico o religioso che sia, quell'inquietante sensazione di pochezza, se non di nullità, che ci sconvolge guardando il cielo stellato e pensando al nostro futuro, considerando anche l'attuale disgregazione dei valori fondanti della vita, la superficialità dei rapporti umani, in una società tesa a salvaguardare soprattutto i propri beni materiali.


In questi ambiti i poeti sono stati sempre, in qualche modo, dei precursori, andando al di là dello schema e dei confini del mondo in cui sono immersi, e rivelando l'autenticità delle proprie vedute, sia interiori che esteriori: il mondo dell'anima e il mondo-pianeta-universo.
Pasquale Montalto non si sottrae a questa visione accentuata sul mondo "altro", che non è disgiunto, separato, dalla quotidiana avventura della nostra esistenza, ma ne è certamente parte integrante, se non proprio "completante", nel senso che il poeta dà molta importanza, ed è giusto, alla sfera dei sentimenti e dell'anima, che in fondo, poi, tutto influenza e condiziona, anche la cosiddetta parte razionale e logica dell'uomo.
Dallo studio e dall'indagine pertinace di questa sfera del sentimento, Pasquale Montalto trae lo spunto per realizzare una interessante Trilogia Poetica sull'Amore: "I colori dell'amore", "Io e la vita", e "La magia di esistere". Si tratta di tre volumetti, editi da Progetto Cultura nella collana "La scatola delle parole". E' un lavoro complessivo molto ben articolato ed organicamente confezionato, nei tre volumetti separati, che si integrano e si completano a vicenda, come in ogni "trilogia" degna di questo nome.
Abbiamo avuto l'opportunità di leggere e gustare solo gli ultimi due libri della trilogia, ma in questi, immaginiamo, c'è materiale poetico abbastanza rilevante da poterne ricavare qualche interessante, anche se limitata, riflessione.
Ebbene, sfogliando attentamente i due volumi, alla ricerca di un punto nodale che possa essere origine di tutto il pensiero poetante di Montalto, colpisce in modo particolare il testo a pagina 37 di "La magia di esistere", intitolato "Sintesi creativa": "Sono una persona, / in cerca di saggezza, / semplice e non banale, / che ha scelto / - e non da ora - / la poesia, come potenziale / per espandere la vita." Direi dunque che sia questo il nocciolo essenziale da cui prende forma e vigore tutta la sostanza e il credo poetico del nostro autore: una sorta di dichiarazione, autentica e trasparente, per affermare e ribadire la grande capacità della poesia a creare e ri-creare tempo e materia nel corso della vita umana. D'altra parte, come afferma anche Francesca Innocenzi nella sua accurata prefazione a "Io e la vita", l'arte di Pasquale Montalto è al servizio della vita, volta alla felice realizzazione del sé collettivo, risultato del connubio tra ragione e creatività.
Siamo dunque di fronte ad un progetto, ad una architettura poetica decisamente positiva e propositiva, che si fonda sui pilastri ineccepibili della buona progressione dell'uomo verso la felicità e la piena realizzazione di sé, e cioè l'amore, innanzitutto: "L'amore... / riconoscilo, / anche quando ti disarma / e, con le spalle al muro, / non sai più cosa rispondere, / per distinguerlo dall'odio." ... (da "Io e la vita", pag. 30); e poi l'innocenza, la genuinità, la spiritualità, insomma tutte le virtù "alte", che completano l'uomo e lo rendono "persona", non un semplice "individuo": "Le piccole cose, / non dimenticare mai le piccole cose, / un abbraccio, una carezza, un sorriso, / calde e piccole cose, / sono loro a fare la differenza / nel tema dell'amore" ... (da "La magia di esistere", pag. 54).
E' notevole quindi il lavoro poetico espresso dal Montalto, che tra l'altro prende spunti evidenti dal Movimento della Poesia Esistenziale (MPE), da lui stesso fondato e che, come abbiamo visto, si ispira alla semplicità (intesa come essenzialità!) della vita-poesia, o poesia-vita, in quanto l'una non è disgiunta dall'altra.
Una poesia che si snoda piana e melodica, senza spigoli o improvvise variazioni e deviazioni, che possano in qualche modo strattonare il lettore, il quale è invece condotto per mano, dolcemente e soavemente, verso orizzonti di luce e aperture lungimiranti, con parole misurate e, spesso, addirittura cantate. Un poeta che sa leggere in profondità l'animo umano e che riesce a "decantarlo", a epurarlo e a liberarlo dalle scorie negative che lo appesantiscono e lo deprimono: con un dettato poetico, come dicevamo prima, morbido e nello stesso tempo persuasivo.

Pasquale Montalto, "Io e la vita"; "La magia di esistere". Edizioni progetto Cultura. Collana "La scatola delle parole" diretta da Francesca Innocenzi. Disegni di Alice Pinto.

Giuseppe Vetromile
16/7/12

13 luglio 2012

Le Strade della Cultura a Guardia Lombardi


LE STRADE DELLA CULTURA 2012 – POESIA DEL FUOCO
Guardia Lombardi, 12-16 settembre 2012


Ritorna anche per il 2012 la manifestazione che vede il paese di Guardia Lombardi avvolto di poesia, con i testi esposti lungo le strade del caratteristico centro, a cui si affiancano interventi critici sul tema scelto per l’edizione e vari momenti performativi. Un’idea del poeta Domenico Cipriano che lo scorso anno ha visto l’esposizione di oltre 180 poesie, tra cui molte di importanti poeti italiani contemporanei, ed una folta presenza di pubblico che ha visitato la mostra ed ha partecipato agli eventi organizzati durante le giornate.
Il tema scelto per l’edizione del 2012 è IL FUOCO anche inteso come ENGERGIA. La mostra itinerante delle poesie sarà inserita, da quest’anno, in un più ampio programma della manifestazione “LE STRADE DELLA CULTURA”, che si terrà in settembre, e che coinvolgerà Istituzioni e studiosi di varie discipline, nonché vedrà affiancata la poesia da altri linguaggi dell’arte, per più giorni, con mostre legate al tema scelto per quest’anno.
Chi intende partecipare deve inviare massimo 2 poesie (ogni poesia non deve superare i 25 versi, per esigenze di esposizione) sul tema IL FUOCO, nel suo più ampio significato, intendendo anche più in generale l’Energia, per scegliere quelle da accogliere lungo le strade di Guardia Lombardi. Sono gradite poesie inedite, ma se si vogliono inviare degli editi, si prega di citare la pubblicazione da cui è tratta la poesia per riportarla sulla stampa, nonché l’eventuale autorizzazione dell’Editore che ne detiene i diritti. Infine, sono richiesti i recapiti degli autori e l’autorizzazione ad utilizzarli perché possano essere informati sugli sviluppi dell’iniziativa e di altri eventi collaterali.
Inviando i propri testi si cedono i diritti al loro utilizzo ai fini della manifestazione, senza nulla a pretendere, anche per un’eventuale pubblicazione, nonché si attesta che le poesie sono di propria produzione e si è titolari dei diritti sull’opera. L’invito è pubblico e vi esortiamo alla diffusione presso poeti che ritenete opportuno coinvolgere, nello spirito di una vera festa della poesia e della cultura.
Le poesie possono essere inviate all’indirizzo e-mail: stradepoesia@yahoo.it con oggetto “STRADE POESIA”; oppure per posta, al seguente indirizzo:
Segreteria STRADE POESIA, c/o Biblioteca Comunale, via San Rocco, 8 – 83040 Guardia Lombardi (AV).
Le composizioni devono giungere entro il 25 luglio per garantire un’efficiente ed adeguata organizzazione.
Il Presidente dell’Associazione NovaPolis: Giandonato Giordano
Il Sindaco di Guardia Lombardi: Michele Di Biasi
Per informazioni: Biblioteca Comunale di Guardia Lombardi, tel. 0827.41297 - e-mail: stradepoesia@yahoo.it

Le Foto de "La Rocciapoesia 3"

Le foto dell'incontro de "La Rocciapoesia 2", a Pratella, il 27 ottobre 2012

Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

Una poesia fuori dal comune, Sant0Anastasia, 23 settembre 2012

PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012