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TACCUINO ANASTASIANO

29 aprile 2012

"Uno stupore quieto", il nuovo libro di Mario Fresa


La poesia va oltre la poesia, supera coraggiosamente barriere e istituzioni lessicali e formali per guadagnare la libertà completa degli spazi e dei tempi, in modo tale che rimane nell'immediato pur invadendo l'eternità, rimane in questa stanza di lettura, pur sfuggendo oltre i confini della casa e della città: è percebibile qui ed ora, ma è anche viva, sempre viva, ieri o domani, su questa scrivania come sul tavolo da studio del condòmino del terzo piano. E' questa la sensazione intima e rassicurante che si prova, che ho provato, leggendo "Uno stupore quieto", ultima prova letteraria di Mario Fresa, con una approfondita prefazione di Maurizio Cucchi.
Il titolo del libro sembra già indicare uno strappo alla regola, essendo quasi un ossimoro: Uno stupore quieto, dove lo stupore, in genere, si accompagna alla meraviglia e viene, non dico urlato al mondo, ma perlomeno manifestato con dovizia di sentimentalismo e di compartecipazione. Invece qui lo stupore è "quieto", come dire: contenuto, composto, controllato, rimuginato e lavorato intimamente, per cercarvi un senso, una ragione, una traccia psicologica e forse anche umana, in un universo che si dispiega sotto i nostri occhi in tutta la sua apparente superficialità e ovvietà: nei comportamenti umani come nelle situazioni stesse che le determinano.
Il discorso poetico di Fresa, in quest'ambito, potrebbe sembrare minimalista, o per certi versi aderente persino alle correnti del crepuscolarismo gozzaniano per il tono alquanto silenzioso e dimesso, confidenziale, che si riverbera nella sua scrittura; ma questo è soltanto un accostamento fuggevole, secondo me, causato dal sapore della lettura dei suoi versi, che immancabilmente in un lettore attento suscitano anche improvvisi riferimenti a precedenti o attuali filoni e indirizzi poetici di una certa rilevanza. Naturalmente il progetto poetico di Mario Fresa in questo libro, come anche nei precedenti, è tutto suo e originalmente creato: vi è senza alcun dubbio l'impronta di una penna esperta, che tenta con successo nuovi cammini che ampliano certamente gli orizzonti poetici del nostro panorama attuale. Ed è un progetto ben saldo, che si fonda su contenuti e stili nuovi, di particolare valenza letteraria. Tutto ciò è anche bene evidenziato nella attenta prefazione di Maurizio Cucchi, il quale, tra l'altro, afferma che "in tempi in cui domina una certa indifferenza verso possibili nuove soluzioni formali, in tempi in cui prevale un certo quieto qualunquismo stilistico, la voce di Mario Fresa risulta decisamente in controtendenza attiva".
Il libro annuncia subito una novità, fin dai primi righi, perchè il lettore si trova di fronte ad uno spiazzamento improvviso, inaspettato, laddove si aspetta il susseguirsi di versi più o meno fluenti, di tipo più o meno canonici, al centro del foglio, si trova invece di fronte un corpo poetico compatto, che quasi chiede di esorbitare dalla pagina, di matrice quasi narrativa. E' così per tutto il percorso del libro, da "Storia di G.", a "Romanzi". Ma la prima impressione del lettore è ingannevole, perchè pur presentandosi in veste quasi narrativa, la scrittura di Mario Fresa è squisitamente poetica, come dicevo, nell'affrontare il contenuto, il significante, e nel tono e nella forma. Una poesia che dà "uno stupore quieto", i cui riferimenti interni costituiscono, appunto, un tutt'uno con lo stesso titolo del libro e quindi col progetto scritturale di Fresa.
Addentrandoci progressivamente nelle pagine e cominciando, subito dopo quel certo "spiazzamento iniziale, ad apprezzare piacevolmente il dettato poetico di Mario Fresa, fin dai primi versi, notiamo dunque il delinearsi di un discorso che segue filoni diversi, però in modo parallelo e contemporaneo, basati su storie, e storie dentro storie, che l'arguzia e a volte l'ironia sottile del nostro autore tendono piacevolmente a vivificare, ad esaltare, situazioni e stati d'animo covati, celati, imprigionati, non detti razionalmente.
Sebbene suddivisi in capitoli (Storia di G., Titania, Una violenta fedeltà, Romanzi), i singoli brani, liberi da intitolazioni che avrebbero potuto focalizzare e "inquadrare" eccessivamente il delicato discorso di Fresa, impegnato a realizzare un unico corpo poetico, appaiono comunque parte necessaria alla costruzione dell'intero percorso lirico. E' in effetti un libro che va letto, interpretato e assaporato fino in fondo, dal primo all'ultimo verso, per vederne il senso complessivo e compiuto, pur vivendo ciascun brano di luce e sottosenso proprio. Il filo logico, anzi poetico, emotivo e sensazionale che lega il tutto è da cercarsi negli episodi minimi, sfaccettati, lampi di umanità e stati d'animo, descritti con un linguaggio piano, ben cadenzato, con punteggiatura eloquente, e giusta misura del verso, anche quando l'andamento poetico si trasforma in andamento più strettamente narrativo, come nel capitolo "Convalescenza".
Per concludere, direi che non si può non essere d'accordo con Maurizio Cucchi quando afferma che, con questo libro, Mario Fresa ha dato il meglio del suo lavoro poetico prodotto fino ad oggi, dimostrando che la poesia è sempre una strada in salita, perchè le vette raggiunte non soddisfano mai e si cerca sempre un nuovo, più gratificante orizzonte, magari anche diverso, ma sempre più ricco di quelle esperienze umane e poetiche che fanno di un poeta un vero ricercatore di verità.
E mario Fresa è senza alcun dubbio su questa strada.

Mario Fresa, "Uno stupore quieto", La collana Stampa2009, Azzate (Va), 2012. Prefazione di Maurizio Cucchi.

Giuseppe Vetromile
29/4/12

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Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
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Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

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