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IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

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TACCUINO ANASTASIANO

19 marzo 2012

"La lettera smarrita" (Dai ricordi di Aldo De Gioia), di Anna Aita

Esempi di storie e romanzi progettati e scritti sulla base di ipotetici manoscritti ritrovati dall'autore in fondo ad un cassetto della casa paterna o in una cassapanca abbandonata nel soffitto della casa dei nonni, o in qualche altro modo ancora più originale, se ne possono forse menzionare in grande quantità. Questa modalità è particolarmente intrigante ed affascinante, perchè racchiude in sé la novità, il mistero, la curiosità di sapere e di conoscere fatti accaduti ma che non sono mai stati resi noti, non sono mai entrati nella storia ufficiale, indipendentemente dal fatto che possa trattarsi di storie vere o inventate. Ma lo schema, la modalità, come dicevo, è particolarmente accattivante, e apre orizzonti vasti e articolati, in base ai "documenti" ritrovati.
"La lettera smarrita" rispecchia in pieno questo schema, facendo pregustare già fin dalle prime righe una storia che è in grado di suscitare forti emozioni, inducendo il  lettore a proseguire ininterrottamente per scendere sempre più in fondo e rovistare nel cuore della storia per assaporarne la curiosità, il mistero.
Il libro inizia con un antefatto che sa di coincidenza troppo fortunata, per essere solo una semplice coincidenza, il che già comincia a velare il racconto, almeno l'inizio, di una saporita suspence di carattere quasi magico. E cioé: l'Autrice del libro racconta e spiega come, in una mattina che si annuncia piena di sole (e già questo particolare potrebbe indicare metaforicamente un percorso di luce che finalmente sveli le cose sepolte nella memoria...), rimettendo in ordine la libreria, ritrovi un plico contenente scritti e appunti di un suo vecchio amico, Norberto Mauri.
Il lungo racconto ricostruito dall'autrice, Anna Aita, sulla base di quegli appunti ritrovati, fotografie, articoli di giornali ed altre annotazioni sparse, riguardanti il doloroso periodo dell'ultima guerra mondiale a Napoli, e completati poi in presenza dell'amico Norberto, finalmente rintracciato, si origina dunque da qui. Ora il materiale, per così dire, è pronto per essere sviluppato in un racconto affascinante, doloroso ma anche commovente, grazie soprattutto alla bravura e alla grande esperienza di scrittrice di Anna Aita, che ha saputo irrorare i fatti e gli episodi narrati, di una lucidità descrittiva e figurativa eccezionali, plasmandovi una forte emozionalità che traspare evidente in ogni pagina, si può dire in ogni capitolo. La narrazione condotta in prima persona rende più viva ed immediata la storia, l'attualizza e ce la rende più che visiva, compartecipata. Ed anche qui sta il grande pregio dell'autrice, sapersi immedesimare pienamente nel tessuto narrativo, come se la storia fosse stata da lei stessa vissuta.
La trama può essere riassunta brevemente in questo contesto ma solo per avere poi a disposizione alcuni elementi importanti per vedere, provare e sentire quello che c'è, quello che si può intuire oltre la storia, e cioè tutta la complessa sfera sociale ed emotiva, psicologica e umana che preme e palpita appena dietro la marrazione, dietro le parole.
Dunque, riassumendo, il protagonista Norberto Mauri compie un viaggio in Egitto insieme ad altri anziani reduci di guerra, per visitare i luoghi che furono crudelissimi teatri di guerra e per commemorare il tristissimo periodo trascorso laggiù, ad El Alamein, in combattimento contro le forze inglesi, di gran lunga superiori in mezzi ed uomini. Durante il viaggio in aereo ci si conosce e si instaurano rapporti di amicizia tra i vari reduci, ognuno dei quali ha una storia, un aneddoto particolare da raccontare, e la storia davvero orrenda di quei giorni, intrisa di atti di coraggio ma anche di momenti di relativa bonaria serenità (commovente la descrizione di una improvvisata rappresentazione teatrale organizzata dagli stessi soldati italiani), risalta in tutta la sua lucida realtà come se fosse accaduta solo qualche giorno prima. Il gruppo di ex combattenti viene ospitato dall'ambasciata italiana. Segue, il giorno dopo, la visita al Sacrario. E qui avviene l'episodio che fa immergere tutto il racconto in un'aura di imponderabilità, di mistero, di magia: l'incontro con una donna misteriosa, vestita in nero, che indica al protagonista una lapide segnata col numero 8. Capirà poi al suo ritorno a casa, Norberto, che quella lapide custodiva i resti di suo padre morto ad El Alamein, padre che era partito da Napoli insieme a tanti altri giovani soldati e che non aveva più fatto ritorno. E, per rendere il mistero ancora più magico, c'è da considerare che il numero 8, scritto in orizzontale, simboleggia l'infinito...
C'è dunque una donna, figura misteriosa, che almeno in tre punti del racconto acquista una valenza emozionale e misterica di grande rilievo, direi peculiare: e cioè, nella prima fase descrittiva che rimanda ai ricordi del protagonista Norberto di quando era ragazzo, nel pieno di una guerra che devastava Napoli, incessantemente bombardata, in cui si legge di Livia, una bambina che venne presa in adozione dalla mamma di Norberto e della quale il giovane protagonista s'era segretamente innamorato. C'è poi l'incontro misterioso con la donna in nero al Sacrario di El Alamein, ed infine c'è la donna incontrata tra sogno e realtà mentre Norberto ritorna a Napoli con il treno. Quest'ultimo incontro è particolarmente misterioso, direi metafisico, e un po' rappresenta l'acme di tutto il racconto, in quanto finalmente svela al protagonista ciò che lui stesso forse intuiva da tempo e cioé come e dove fosse veramente morto suo padre, e, cosa ancora più eclatante, chi fosse veramente il padre di Livia.
Ma la storia che abbiamo appena riassunto, continua, come dicevo prima, oltre l'accaduto in sé, lasciando quel "retrogusto" raffinato e ricco di un mondo fatto soprattutto di cuore, di fede, di coraggio, di eroismo, di abnegazione, di rispetto verso l'uomo e verso la società, di amor patrio, di fratellanza, di radicati e fondamentali valori familiari, che balza evidente agli occhi del lettore attento.
Il tutto, come dicevo, intriso di una certa aura di mistero: infatti, come afferma la stessa Anna Aita nella sua eloquente introduzione, Aldo De Gioia, alias il Norberto Mauri protagonista de "La lettera smarrita", ha tre passioni in particolare: Napoli, la Storia e l'Arcano. E mi sembra che proprio in questo bel racconto queste tre peculiarità di Aldo De Gioia abbiano trovato la giusta integrazione.
Abbiamo dunque Napoli: una città che Aldo De Gioia conosce molto bene, nelle sue antiche vicissitudini storiche e sociali, nei suoi aneddoti, nella sua intricata topografia, nella sua umanità e nella sua disperazione, nella sua canzone e nella sua poesia, nel suo amore per la vita.
La Storia: una storia che è viva e dolorante, quella della guerra e dell'oppressione tedesca, quella dei bombardamenti improvvisi e della miseria, quella dei giovani militari, tra i quali anche il padre di Norberto / Aldo, che si radunavano al porto per imbarcarsi e per raggiungere mete lontane, mete africane, dove molti di loro troveranno la morte, ma una morte eroica, valorosa, tanto che di loro fu scritto su una stele: "mancò la fortuna, non il valore"!
Ed infine, terzo elemento, l'arcano: è un'aura di mistero, ma non cupa o spaventevole, semmai triste e malinconica, commovente e intrigante, quella che avvolge tutta la storia, fin dall'inizio e fino alla lettura della fatidica lettera smarrita, che il protagonista trova misteriosamente, è il caso di dirlo, all'interno del libro che ha portato con sé durante il viaggio in Africa, con l'intenzione di leggerlo ma che, stranamente, dimentica nella valigia, e che ora, quasi fosse dotato di volontà propria, gli si apre dinanzi con una dolce prepotenza, come per dirgli: ecco, son qua, aprimi e troverai la soluzione di tutto...
Ma c'è ancora un'ulteriore caratteristica, un risvolto ancora più prezioso e importante che traspare nel racconto, una specie di morale della favola, chiamamola così, a mio avviso, che si può dedurre leggendo queste pagine, ed è l'eroismo, l'attaccamento al dovere, l'amor patrio dei nostri combattenti in terra d'africa, e che costituiscono valori fondamentali dell'uomo nel suo consesso civile. Sono pagine di storia intramontabili, fatte appunto di dolori e di abnegazione, di sofferenze, di martirii ma anche di atti di eroismo.
Questo libro, al di là delle forti emozioni che suscita nel lettore nel pur breve e interessante intreccio narrativo, al di là di una pagina di storia che fa riemergere in noi, nella nostra mente e nel nostro cuore, episodi indelebili e intramontabili, momenti cruciali di vita e di vite vissute sotto il terrore di una guerra terribile e devastatrice, è anche, e soprattutto, una lunga accorata nostalgica e nello stesso tempo luminosa poesia. E' una poesia per il modo gentile, caldo, armonico e melodioso con cui viene offerto al lettore un contenuto che, essendo in molti punti crudele e terrificante (si parla di guerra e di disagi), poteva in qualche modo sconvolgere o quanto meno inasprire il lessico; invece, grazie alla grande esperienza di scrittrice di Anna Aita, al suo saper individuare il vero cuore poetico della trama narrativa per poi aderirvi perfettamente, ciò non è accaduto.
E' una poesia, infine, perché il protagonista Norberto Mauri, alias Aldo De Gioia, è un poeta. Se ci facciamo caso, al di là della storia e del mistero che in alcuni punti l'avvolge, come abbiamo visto, questa vicenda sembra tendere man mano che si sviluppa, ad una grande poesia: ed è quella grande poesia, direi sintesi sublime di tutto il racconto, che è El Alamein, scritta da Aldo De Gioia ed esposta su una lapide di bronzo ad El Alamein, nel museo di Porta Pia, e nella caserma Ferrari Orsi di Caserta.
"La lettera smarrita" è dunque un libro che, per il suo contenuto, sicuramente andrà ad arricchire la millenaria storia dei valorosi figli di Napoli, sempre pronti a seguire con passione e sacrificio gli intramontabili valori di libertà e di amor patrio.

Giuseppe Vetromile

Il libro "La lettera smarrita" (dai ricordi di Aldo De Gioia), di Anna Aita, è stato presentato presso l'Associazione Megaris, Napoli, il 18 marzo 2012. Relatori Immacolata Serpe e Giuseppe Vetromile. Lettrice Diana Colella.

Le foto della serata di presentazione sono visionabili su:
https://skydrive.live.com/redir.aspx?cid=907e040d90abf0e5&resid=907E040D90ABF0E5!1936&parid=root.

Sono visionabili anche dei video, ai seguenti collegamenti:
http://www.youtube.com/watch?v=JFGpLnmtlrI
http://www.youtube.com/watch?v=AYY5czW5ApU
http://www.youtube.com/watch?v=pfXbkXCDJvs
http://www.youtube.com/watch?v=Xyotvcr8MTY
http://www.youtube.com/watch?v=4CFVAD4WDGE
http://www.youtube.com/watch?v=LPyFe9m3-A4

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PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

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