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IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

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TACCUINO ANASTASIANO

20 aprile 2013

Nessuno ha mai visto decadere l'atomo di idrogeno: il nuovo libro di Dario Pontuale


A cosa servono i libri? Domanda difficile quanto retorica, forse inutile. Certamente si potrebbe rispondere in molti modi, tutti differenti l'uno dall'altro, e poi bisognerebbe prima stabilire: che genere di libri? Un libro scolastico serve per l'apprendimento, un saggio per approfondire le proprie conoscenze, un romanzo per trascorrere momenti di serenità e di pace immersi in un mondo "altro", possibile o probabile... Queste, alcune risposte che si potrebbero dare. Banali, ma piuttosto coerenti.
Ma ci sono libri che hanno un grande pregio. Il pregio cioé di allargare gli orizzonti, di indicare al lettore che, oltre alla storia in sé, esistono altre argomentazioni, altri panorami, altre storie insomma, di cui il lettore non era a conoscenza e che neanche immaginava potessero esistere. Ecco che allora, il libro diventa davvero una chiave per aprire mondi insospettati, che stanno al di là del narrato, al di là della storia in sé, anche se questa storia può essere senza dubbio interessante.
Si diventa più colti, più informati, si aumenta il bagaglio delle proprie conoscenze, al di là del puro divertimento che se ne ricava leggendo il libro.
Direi che questa funzione del libro è davvero importante, quasi primaria. Si tratta di informazioni aggiuntive, disseminate lungo tutto il percorso narrativo, che il lettore assorbe compiaciuto e alla fine si ritrova con importanti e interessanti nozioni in più.
E proprio leggendo quest'ultimo romanzo di Pontuale, ho avuto l'opportunità di conoscere e approfondire, tra le altre cose, un argomento che, diciamolo pure francamente, non è molto noto ai più. Parlo della Patafisica. La Patafisica è una corrente artistica-filosofica ideata dallo scrittore francese Alfred Jarry e definita come "la scienza delle soluzioni immaginarie". Ebbene, il primo elogio che desidero attribuire all'autore, è proprio questo: aver dato la possibilità al lettore, attraverso la lettura del suo romanzo, dalla prima all'ultima pagina, di apprendere via via questa filosofia. Che è una filosofia di vita, una possibile costruzione e frequentazione di un mondo che non c'è, ma potrebbe benissimo esserci. Quello che la patafisica, e il senso direi primario di quello che vuole suggerirci l'autore, tra le righe del romanzo, non è tanto la possibilità o la probabilità che possa esistere davvero una realtà sconosciuta, una realtà parallela a quella in cui siamo immersi, bensì credere, o immaginare, che ci sia, indipendentemente dal fatto che possa esistere davvero. E' importante l'immaginazione. E' importante il sogno. E' importante la disponibilità e l'apertura mentale a credere possibili altri mondi, o perlomeno altre situazioni di vita e di realizzazioni della propria felicità.
E così, il nostro autore costruisce una storia bellissima e intrigante, che prende il lettore e lo coinvolge fin dalle prime pagine, lo conduce quasi per mano attraverso una narrazione fluida, piacevole, nella quale egli intelligentemente attualizza e concretizza la filosofia patafisica. Il lettore se ne rende conto a poco a poco, ma viene preso anche lui negli ingranaggi, per così dire, della narrazione che ha, sempre, il riferimento all'apertura verso altre possibilità, al presumibile, alla soddisfazione dell'immaginazione costruttiva, al sogno, e, insieme, alla realizzazione di un'umanità più sincera e più aperta, più disponibile e quindi migliore.

Non staremo qui naturalmente a riassumere la trama né a svelare la conclusione del romanzo, per non togliere al lettore il gusto e il piacere di seguire le vicende del protagonista, Zeno Bizanti, e dei suoi amici con i quali viene a contatto grazie alla comune predisposizione al possibile, al nuovo, all'apertura mentale e alla ricerca appassionata. Ma è opportuno fornire qualche minimo dettaglio. Tutta la storia si sviluppa intorno al ritrovamento di alcune "moleskine", cioé dei quadernetti, che vengono diligentemente riportati all'indirizzo di casa del proprietario. Ma la casa dell'autore delle moleskine è ora abitata da un nuovo proprietario, giusto Zeno Bizanti, che si vede recapitare questi documenti. Da qui inizia una ricerca spasmodica sul perché il vecchio prorpietario abbia scritto questi appunti, e, cosa ancora più misteriosa ed intrigante, sulla veridicità di quanto riportato nei quadernetti.
Si forma così il "Circolo Servabo", composto dal protagonista, presidente, e dagli amici che hanno ritrovato i quadernetti.
La bravura di Dario Pontuale sta anche tra l'altro nella descrizione psicologica dei personaggi, e nel come questi affrontano le situazioni; ognuno di loro ha una sua fisionomia ben marcata, e l'autore riesce a dare personalità e pensiero persino alla tartaruga di casa, Blanqui, che diventerà la mascotte e l'emblema del Circolo. C'è poi la vecchia signora Noris Spina, la prima a riconsegnare uno dei quaderni ritrovati; è una arguta signora che trascorre il suo tempo a raccontare favole ai bimbi nel parco; poi c'è Ansano Ricci, altro personaggio stravagante, esperto fotografo a caccia dei fulmini; il terzo personaggio è Elia Busacca, netturbino, ma con la segreta passione dello scrivere.
Sarà grazie alla specificità di ciascuno dei personaggi, compreso il protagonista e il suo fidatissimo amico ingegnere, Adriano, (con il quale s'intrattiene in accanitissime partite a subbùteo), che si creerà questo Circolo Servabo, un circolo particolarissimo, che darà vita ad un mercatino suggestivo, dove la gente potrà "acquistare" gratuitamente quello che non è più in grado di attuare: il sogno, il fascino procurato da un oggetto e dalla sua storia, per quanto immaginaria o inventata. Ed è, questa, l'attuazione del piano patafisico dell'autore delle moleskine.
La vita di ciascuno dei personaggi del libro, dal protagonista Zeno Bizanti che racconta in prima persona, all'amico ingegnere che sembra avere un ruolo da catalizzatore, per le sue qualità positive e riflessive, ai tre soci del circolo così diversi tra di loro, alla figura misteriosa di Giorgio, l'autista e maggiordomo della signora Matilde, nipote del defunto signor Bisigato, autore delle moleskine, si snoda lungo tutto il romanzo giungendo a definire esaurientemente il carattere e i punti essenziali della storia di ciascuno. Così apprendiamo che il protagonista proviene da una situazione sociale e lavorativa non proprio rosea, in quanto ideatore e curatore di trasmissioni televisive di pessima qualità che, pur avendolo compensato largamente dal punto di vista economico, gli hanno lasciato nell'animo il senso amaro della insulsaggine e dell'inadeguatezza. Riacquistata la propria dignità con proposte di trasmissioni più qualificate, ma con scarsissimo indice di gradimento, Zeno viene licenziato. Comincia così il racconto, e comincia così l'avventura del protagonista, la ricerca di altre possibilità, di qualcosa che possa arricchire l'animo e la vita.
Direi che il nocciolo, l'essenza o se vogliamo, la morale della storia raccontata da Pontuale in questo libro, sia proprio questa: il riemergere da situazioni di vita piatte, banali, ripetitive e scialbe, insomma il riscatto da una quotidianità cittadina che costringe all'omologazione, che incanala il flusso del vivere in solchi prestabiliti e a volte indesiderati, ma obbligati per il raggiungimento di mete nebbiose e del tutto prive di quella luce di realizzazione interiore che tutti cercano, più o meno palesemente; suggerendo e indicando che è ancora possibile il sogno, l'immaginazione costruttiva, lo stare insieme per uno scopo comune, fare del bene a se stessi per fare del bene agli altri, perché gli altri sono là, fuori casa nostra, che aspettano che qualcuno dia loro materia valida per sognare, per immaginare, per rinvigorire la loro capacità di costruire qualcosa di diverso, che non sia il solito scialbo trantran quotidiano. Ecco dunque l'attuazione "patafisica" del Circolo Servabo, ecco attualizzarsi il progetto di vita del vecchio Bisigato, con un finale a sorpresa che coinvolgerà emotivamente il lettore.
Ecco: nessuno ha mai visto decadere l'atomo di idrogeno. E' vero, perché l'atomo di idrogeno, composto da un solo protone e da un elettrone orbitale, statisticamente, come leggiamo nella fisica atomica, ha un periodo di decadimento di 19 minuti: un'eternità, rispetto al tempo di decadimento delle altre particelle subatomiche, che in media hanno tempi di frazioni di nanosecondi. In pratica, il protone non decade mai. Però, immaginare un mondo dove sia possibile assistere al suo decadimento, è possibile. E' un discorso portato all'estremo, ma questo indica la potenza dell'immaginazione e del sogno, in una realtà a volte troppo scontata e banale, ovvia.
Dario Pontuale, con questo suo bellissimo libro, riprende a mio modesto parere il tema dell'improbabile ma verosimile, già iniziato con successo in un suo precedente romanzo, "L'irreversibilità dell'uovo sodo". Mi sembra giustamente che il nostro bravo autore romano voglia indicarci che non tutto nella vita è dato per scontato, che dietro la realtà di tutti i giorni spesso si cela qualche desiderio più o meno inconscio di cambiamento, di ricerca d'altro, che sia anche una sciocchezza, un'infatuazione, un sogno, ma che questa stessa ricerca metta in moto, in noi stessi, il motore dell'andare avanti, che è poi il modo giusto di vivere la nostra vita.

Il libro è stato presentato dal Circolo Letterario Anastasiano nella Biblioteca Comunale "G. Siani" di Sant'Anastasia, venerdì 19 aprile, alla presenza di un folto e attento pubblico. Relatore è stato lo stesso Giuseppe Vetromile.

DARIO PONTUALE (Roma 1978) è laureato in Storia della critica letteraria e in Scienze Archivistiche e Bibliotecarie. Collabora con le riviste di critica letteraria Esperienze Letterarie, Nuovi Annali, Italinemo ed è studioso di letteratura dell’Otto-Novecento, nonché autore di saggi su Serra, Montale, Buzzati, Svevo, Pessoa, Salgari e Stevenson. Ha pubblicato già due romanzi: La biblioteca delle idee morte (2007, secondo al premio Soldati) e L’irreversibilità dell’uovo sodo (2009, vincitore del premio della critica Le Muse). È coautore del documentario indipendente su Pier Paolo Pasolini P.P.P. Profezia di un intellettuale.

Dario Pontuale, "Nessuno ha mai visto decadere l'atomo di idrogeno", romanzo, Edizioni Bordeaux, Roma, 2012

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ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

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