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TACCUINO ANASTASIANO

19 luglio 2010

Ho ritrovato il quadernetto di poesie di Franco Santovito

Un anno e mezzo fa moriva un carissimo amico, fulminato dal cancro in poche settimane. E’ doloroso e angosciante vedere una persona che sta bene, sana, vigorosa e felice di vivere, spegnersi a poco a poco fino a diventare un’ombra, quasi, di se stessa, consumata dentro e fuori, trasformata da quel maligno che rode fin nelle più intime cellule. E poi finire con un ultimo ansito, qualche momento prima di un’alba fredda di metà febbraio.
Chi muore lascia delle tracce, grandi o piccole che siano, certamente. E in queste tracce, in queste impronte, in questi angoli di spazi o anche di materia: sedie, tavoli, letto, carte sulla scrivania, ritratti, oggetti vari sistemati nelle credenze o sopra i comò, in questi particolari, dunque, chi gli è stato vicino per una vita intera, non tanto in quantità di anni ma piuttosto per qualità di vita d’unione, s’accorge, spesso “vede”, la sua continuità in questa dimensione, in un certo senso la sua “presenza”.
A volte, un oggetto emerso all’improvviso da chissà dove, improvvisamente riporta a lui.
Così è capitato a me. Riassettando la libreria, qualcosa di inaspettato è “saltato” fuori. Qualcosa di Franco. Una sua propaggine su questa terra; lui che ormai gode della leggerezza del cielo. Un suo quaderno di poesie, che io avevo quasi dimenticato.
La leggerezza che spesso noi commettiamo è quella di sottovalutare certe opere, quando queste opere sono scritte da persone in vita. Ma chissà perché, quando la persona cara non c’è più, queste stesse opere acquistano una magica valenza, un significato più profondo. Come se ora fossero più illuminate, più coerenti, più giuste, più “aureolate”; intrise di una più profonda verità.
Si tratta del quadernetto di poesie del mio caro amico Franco Santovito, intitolato semplicemente “Orizzonti”. Franco Santovito non era un poeta. O forse lo era. Sì, a modo suo era un poeta. Certamente non frequentava il mondo colto della poesia, il mondo letterario, non frequentava cenacoli accademici, non partecipava a concorsi, non era un attivo frequentatore dei salotti letterari e degli incontri di poesia nelle librerie. Insomma, era uno come i tanti, e come tanti aveva certamente altre egregie virtù e qualità, ma certamente non si poetva dire che fosse un poeta laureato. E allora, perché questa nota, questa riflessione sulla sua poesia?
Ma proprio perché lui ora non c’è più. E come dicevo prima, la sua opera si è manifestata ora e tutta pregna e densa della sua anima, come se ci fosse proprio lui, qui davanti a me. Il suo quadernetto “Orizzonti”, pur essendo riempito con versi molto semplici, lineari, ha acquisito un valore maggiore. E’ la sua anima che parla, in questi versi, e in un certo qual modo sembrerebbe anticipare la sua dipartita. Quegli “orizzonti indefiniti che si perdono lontani, e che lo sguardo non raggiunge mai… Spazi immensi, aridi deserti, assolate pianure. Miliardi di esseri umani che cercano l’orizzonte della vita”, costituiscono, ora lo so, la consapevolezza quasi inconscia di Franco che il limite è vicino, è prossimo… Versi semplici, i suoi, sì, ma limpidissimi, pregni di una sincerità e di un amore grandissimi. E se, come diceva Pascoli, ognuno deve trovare il proprio “fanciullino” dentro di sé, Franco Santovito aveva aperto il suo cuore al mondo, non con l’ingenuità ma con l’innocenza e il candore di un fanciullo.
Franco Santovito non era un poeta “ufficiale”, come i tanti che conosciamo. Bravi, famosi, originali, studiosi, letterati. Ma aveva certamente l’anima e il cuore, la sensibilità di un vero poeta.

Nel cielo terso faceva capolino un raggio di sole. / Dalla grondaia scivolavano le ultime gocce di pioggia, / che andavano ad infrangersi / ora sul lastrico, ora sul selciato, e aprendosi / formavano una miriade di goccioline. / Affacciato al davanzale della finestra, / assorto nei miei pensieri, quasi assente, le osservavo. / D’un tratto, svegliandomi da questo torpore, / mi accorsi che non erano gocce di pioggia, / ma erano Lacrime!”

Giuseppe Vetromile

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PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012