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TACCUINO ANASTASIANO

8 ottobre 2008

Il "Viaggio" di Tita Paternostro

La metafora del viaggio è sovente usata in poesia, per esprimere in versi tutto un percorso, un excursus interiore, lungo le difficili ma anche, perché no?, gioiose tappe della propria vita. Si va così di volta in volta ripercorrendo, sulla scia dei ricordi e delle emozioni, dei sentimenti provati, una strada che conduce all’approfondimento di certi valori importanti, peculiari, al rinvenimento di immagini e situazioni, di memorie che costituiscono in fondo il prezioso patrimonio storico e culturale di una intera esistenza umana. Un memoriale? Un’opera omnia, che racchiuda in sé tutto il mondo, compreso i sogni e i desideri inespressi, a volte i dolori, i sacrifici, i momenti più ricchi e belli?… Anche. Ma si può cadere, specialmente in poesia, nella vaghezza e nel melenso, nel cronachismo bello e buono se non addirittura nell’ovvietà più evidente e banale. E’ un rischio, questo, in cui in effetti si può incorrere, parlando di sé, del proprio mondo e dei propri ricordi, esprimendosi in versi, ma anche in prosa. Perché, come sempre mi piace affermare, la poesia deve essere un qualcosa di immediato e sconvolgente, tale da “legare” subito il lettore, che ne diviene con–partecipe, sottilmente e quansi inconsapevolmente preso, attanagliato e folgorato, dall’immagine poetica resa dall’autore.
Ma la nostra Tita Paternostro non corre certamente alcuno dei pericoli suddetti. La nostra brava autrice sa molto bene distinguere il “fatterello”, la “cronaca”, la storia di una vita, dall’espressione in versi degli stessi, realizzando e scrivendo una storia poematica ben strutturata e di alto livello letterario.
Il suo “Viaggio” è singolare, unico, personale e nello stesso tempo patrimonio di tutti, perché è solidamente basato e costruito su valori fondamentali dell’uomo e del suo distaccarsi dalla sorte fisica e materiale: dall’amore alla nobiltà d’animo, dall’attaccamento allo spirito della terra e delle cose natie, alla genuinità dei sentimenti, al senso del dovere, alla sensibilità e a tanti altri sentimenti e modi di vita che contraddistinguono la persona sempre in cammino verso una meta superiore, verso il raggiungimento di una felicità piena che è, in fondo, fatta di quelle piccole grandi cose che riempiono il cuore e gli occhi della mente.
Avevamo già letto con grande interesse e commozione il libro “Fili di memorie sospese”, della nostra Tita Paternostro, un libro emozionante in cui la vicenda umana e spirituale della nostra Autrice scorre sotto i nostri occhi affascinati da un mondo e da una realtà intima e delicata, lontana e a noi prossima nello stesso tempo, ricca di immagini e di sapori. Ma questo “Viaggio” non è il ricalcare in versi di quel primo libro, anche se la storia, o le storie, le situazioni di cui si parla, sono le medesime. E’ un mondo parallelo a quello, il viaggio poetico di Tita Paternostro, un mondo che completa ed integra ora finalmente tutto quello che la nostra brava poetessa aveva ancora nel suo cuore–crogiuolo, e che soltanto in versi poteva ancora esprimere: “Tu eri e non sei più / te ne sei andato come desideravi / con due piccole sillabe tra le labbra”: sono, questi, versi di alta poesia, nati dall’amore profondo e inestinguibile della nostra Autrice, amore che era già sottinteso nel suo libro “Fili di memorie sospese” e che rappresentava, rappresenta, la traccia essenziale del suo cammino esistenziale, ma che proprio per la sua infinitezza doveva quasi necessariamente essere ancora manifestato ed espresso in modo più sublime e perfetto, cioè con la poesia. Così pure gli altri episodi e figurazioni della sua intensa vita. Insomma, come giustamente afferma anche Lucia Gaddo Zanovello nella ricca e dettagliata prefazione al volume, Tita Paternostro scrive il “Viaggio” rinnovando l’emozione che desta “Fili di memorie sospese”, ed estendendone i già ricchissimi contenuti, schiudendo varchi nuovi attraverso altre percezioni di acuta sensibilità.
La poesia non si esaurisce mai e mai esaurisce ciò che ci arrovella dentro, il nocciolo profondo della nostra umanità. Tita Paternostro ha voluto regalarci questo splendido “Viaggio”, che non termina certamente qui ed ora, anzi auguriamo alla nostra brava poetessa (nonché scrittrice, operatrice culturale e valente critico letterario) una creatività poetica sempre più prolifica e di elevata qualità come quella finora espressa.

Tita Paternostro, IL VIAGGIO”, Book Editore, marzo 2008

Giuseppe Vetromile
30/7/2008

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PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012