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IL CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO CONTINUA SU:

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TACCUINO ANASTASIANO

8 ottobre 2008

Spazio Poesia nr. 14 - Ma quale poesia?

L’eternità e l’indiscutibilità di certi valori, etici, morali, storici, civili, sembrano oggi essersi affievoliti se non addirittura annichiliti dallo sconvolgente – nel vero senso della parola! – modus vivendi contemporaneo, dalla quotidianità pratica tendente al mordi e fuggi, per la precarietà della vita attuale, per la mancanza di punti di riferimento e per l’illusorio benessere raggiunto, che in molti casi è soltanto inteso dal punto di vista economico, trascurando del tutto, quasi sempre, il vero “bene–essere”, che è tutt’altra cosa, fondamentalmente di ordine psichico–spirituale.
Non è naturalmente mia intenzione condannare l’invadente materialità e animalità che domina a tutto campo, o biblicamente dividere i buoni dai cattivi: ogni epoca è un mondo a sé, con i propri guai e le proprie illuminazioni, con i propri santi e i propri diavoli. Ma davvero oggi si è raggiunto il culmine, e la cosiddetta globalizzazione che ha tutto, ma proprio tutto, appiattito e omologato, ci vede insensibili e gelidi, rassegnati e utenti immediati di “beni” e di prodotti (a volte futili) “usa–e–getta”.
In tutto questo bailamme, c’è ancora spazio per la creatività, per l’arte, e in particolare per la poesia? Sembrerebbe a prima vista di no, che’ l’urgenza della quotidianità (che in molti casi e in molte famiglie ancora si traduce nella necessità di sopravvivere con un magro stipendio o pensione, oppure nella disperata ricerca da parte di giovani armati di tanta santa pazienza, del fatidico posto fisso o se non altro di un barlume o straccio di lavoro che dia loro la possibilità di avere un minimo di “respiro” vitale…), o gli input troppo tecnologici di un mondo massificato (che ci induce ad acquisire ed usare solo materia e prodotti pseudo–utili!) rende la cosiddetta creatività individuale una manifestazione dell’intelletto e della propria sensibilità, secondaria rispetto alla “ricerca del pane quotidiano” per vivere! E se è vero che “non di solo pane vive l’uomo”, è pur vero che solo le sue “briciole” costituiscono ciò che noi tutti diciamo “arte” (intesa come pura creazione dello spirito).
Ma siccome lo spirito dell’uomo comunque ha una tensione verso l’infinito, verso l’esteticamente bello e gratificante, verso la quasi perfezione, rimane questa impellenza in noi, più o meno manifesta: non per niente l’Ulisse di Dante dice ai suoi compagni di viaggio: “Fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtude e canoscenza” (Inferno canto XXVI, 116-120), il che è emblematico: si cerca sempre la realizzazione dei propri sogni d’avventura, più o meno inconsciamente, e nel lavoro (se si ha la fortuna di trovarne uno che coniughi fatica e piacere!), e nel tempo libero (ah, fortunati artisti della domenica!).
Ma il tempo libero si è ridotto ad un’unghia, ed anche quello viene per lo più programmato dai mass–media e dalle mode (parlo sempre di chi – per fortuna! – un certo lavoro ce l’ha e non ha tanti problemi di “sbarchi di lunari”…), così che sono veramente pochi – eletti! – quelli che hanno fatto della propria creatività una vera professione. Per tutti gli altri è hobby, passatempo della domenica, divertissement innocente e inoffensivo. Ma quanti professori giornalisti docenti dottori ingegneri persino politici e chi più ne ha più ne metta giurano di essere letterati poeti pittori scrittori musicisti “a tempo pieno”? E, parlando più specificatamente di poesia, quanti illustri personaggi possono autorevolmente affermare di fare il poeta di professione, cioè come attività principale della loro vita? Si sa, “carmina non dant panem”, per cui quella del poeta, dello scrittore, del letterato, rimarrà sempre un’attività “a latere”, checché se ne dica. E’ finita l’epoca dei Leopardi, dei Foscolo, dei Carducci e persino dei Montale: tempi in cui non esistevano le comunicazioni in tempo reale, si usava la penna e la carta e pochi, anzi pochissimi, sapevano scrivere, per non parlare poi degli endecasillabi! Perciò i geni poetici eccellevano. Si distinguevano dalla massa! Erano pochi, erano grandi ed erano dei Capiscuola! Oggi per fortuna tutti sanno scrivere (in teoria!…), l’analfabetismo si è quasi azzerato, le comunicazioni sono velocissime, tutti usano i mezzi tecnologici, il computer, e tutti sanno archiviare, comporre, inviare messaggi, bloggare, linkare, organizzare, architettare… (ma leggere, no, quello è ancora difficile!…). Di conseguenza tutti sono poeti e scrittori, a tempo perso sempre, cioè per hobby, cioè per diletto.
Ma quale poesia? Oggi c’è un mare enorme di carta stampata, e parlando di poesia, un numero sempre in crescita di pubblicazioni di libri da parte di autori sedicenti poeti e/o scrittori. Libri che nessuno, o davvero pochissimi “estimatori” leggeranno (perché in Italia, ormai è noto, tanto si scrive ma pochissimo si legge!). Per carità, lungi da me dal condannare o criticare chi scrive e pubblica. Con i “moderni mezzi” oggi a disposizione, pubblicare, o sarebbe meglio dire stampare, un libro, è alquanto semplice, specialmente in poesia: basta spendere all’incirca duemila euro e tutto si risolve. Si entra subito nelle “benevolenze” della piccola Casa Editrice “Ics” (sorgono ormai come funghi!), un contrattino e il gioco è fatto: tanto, il rischio è solo a carico dell’autore, dal momento che è lui ad anticipare l’intero importo relativo alla stampa. Poi la distribuzione nelle librerie è minima o del tutto inesistente, e il povero autore, se vuole recuperare almeno una parte di quello che ha speso, dovrà “bussare” alle porte di amici e parenti per piazzare qualche copia. Ah, “come sa di sale lo pane altrui e com’è duro calle lo scendere e il salir per l’altrui scale…”, diceva il buon Dante! Ma il problema dell’”inflazione” della poesia, se così vogliamo definirla, non è tanto la buona disponibilità dei mezzi tecnici ormai largamente diffusi, che ci permette di realizzare un libro magari anche a casa nostra con il computer o anche di pubblicarlo in rete internet. Grazie a Dio, questo è solo un comodo ed utile strumento per agevolare la nostra creatività (la stessa cosa avviene, ad esempio, nell’arte pittorica: la fotografia e l’uso sapiente di questa tecnologia, ha reso praticamente inutile il vecchio “ritratto” con il pennello che si usava fare tanto tempo fa…). Il fatto è, piuttosto, che non ci sono riscontri. Il libro pubblicato praticamente “si perde”, fatte le dovute eccezioni (pochissime). Molti pensano di aver realizzato un capolavoro, ma questo capolavoro non avrà mai un buon riscontro da parte della cosiddetta critica ufficiale (fatte sempre le dovute eccezioni!), ed esaurite le poche copie (con la vendita “forzata” o addirittura regalandole, oppure “perdendole” in qualche concorso o ancora sulla scrivania di qualche buon critico), la storia del libro finisce lì. Sarà molto difficile che “Qualcuno” (leggi: critico letterario affermato) dica al nostro povero Poeta: “Guardi, il tentativo è buono, ma manca ancora qualcosa… insista, legga e sperimenta ancora, poi si vedrà…”; oppure: “Le sue poesie sono veramente ottime, sotto tutti i punti di vista; il libro merita di essere diffuso e conosciuto…”. Il punto è questo: la critica letteraria è vaga, non ci sono ad oggi riferimenti precisi, e così tutto va avanti senza i dovuti “filtri” o “selezioni”. Chi può a questo punto negare al nostro poeta di esser davvero tale? Oppure, quale critico, editore, o altro competente in materia potrà convincere il nostro autore, magari con buoni modi, che è meglio per lui “darsi all’ippica”, o perlomeno di aspettare un poco, di studiare ancora, di maturare?…
La poesia, come del resto la buona arte, non si insegna, e d’altro canto nessuno nasce veramente poeta. C’è una inclinazione iniziale, senza dubbio, ma questa va saggiata e sperimentata lungo il percorso di una vita. Ogni buon poeta lo sa. Ogni vero poeta lo sa. E’ un affanno continuo, uno studio pertinace, un confrontarsi con gli altri, una ricerca infinita, per acquisire alla fine (ma non si è mai soddisfatti!) una propria originale forma espressiva, una propria personale “impronta poetica”. E ci sono, certo!, dei requisiti minimi da osservare. Non parlo dell’osservanza della metrica, ormai desueta. Ma contenuto, tonalità, musicalità, uso delle figure retoriche più importanti, queste cose almeno in parte devono riscontrarsi in un buon testo poetico. Naturalmente il discorso è assai lungo, e non è mia intenzione qui, né sarei in grado, di far lezione di poesia. Desidero soltanto esporre il mio punto di vista sull’argomento, e concludo, affermando che – attenzione! – non sempre è oro ciò che luccica, e non sempre possono considerarsi poesia i “versi” che si scrivono!…

Giuseppe Vetromile
4/6/08

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Le Foto de "La Rocciapoesia 3"

Le foto dell'incontro de "La Rocciapoesia 2", a Pratella, il 27 ottobre 2012

Le foto dell'evento "Una poesia fuori dal comune". Sant'Anastasia, 23 settembre 2012

Una poesia fuori dal comune, Sant0Anastasia, 23 settembre 2012

PUNTO, Almanacco della Poesia italiana

PUNTO SCHEDA

ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'

Si è svolto il 30 novembre scorso, alle ore 17, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano in Via Monte di Dio 14, Napoli, il Convegno di studi e reading di poesia "ARCARTE - IL VIAGGIO DELLA CREATIVITA'".
All'interessante incontro, promosso e organizzato dall'Istituto Culturale del Mezzogiorno e dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno preso parte:
- Natale Antonio Rossi, Presidente Unione Nazionale Scrittori Artisti;
- Ernesto Paolozzi, Università di Napoli Suor Orsola Bnincasa;
-Antonio Scamardella, Università di Napoli Parthenope;
- Antonio Filippetti, Presidente Istituto Culturale del Mezzogiorno.
Nell'ambito del convegno si è svolta la rassegna "Liberi in Poesia", con la partecipazione di autori di diverse generazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad "ARCARTE" quale suo premio una medaglia di rappresentanza.

Le foto del convegno

Presentazione "Sulla soglia di piccole porte"

Enza Silvestrini, 11 ottobre 2012